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Presunti abusi, scena muta davanti al giudice

CIVITAVECCHIA – Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere due dei quattro docenti dell’istituto superiore cittadino finiti al centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica e gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di violenza sessuale su minore (art. 609 quater c.p.) e di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater c.p.). Ieri mattina, infatti, si sono svolti gli interrogatori di garanzia di fronte al gip Viviana Petrocelli all’interno del Palazzo di Giustizia di via Terme di Traiano con i docenti che hanno scelto, in questa fase delle indagini, di non rispondere alle domande del giudice. Massimo riserbo da parte degli difensori; gli avvocati Paolo Pirani e Carlo Coltellacci, per i loro assistiti, che insieme ad un terzo sono sottoposti ad obbligo di dimora, hanno avanzato una richiesta di revoca della misura o, in subordine, un provvedimento alternativo meno gravoso, che in questo caso coincide con l’obbligo di firma. Ai tre – due donne ed un uomo – vengono di fatto, attribuite delle condotte omissive, non essendo intervenuti, secondo l’accusa, mentre un quarto professore, loro collega, compiva atti sessualmente espliciti nei confronti di una studentessa nel corso di una gita scolastica. Docente per il quale sono scattati gli arresti domiciliari sabato mattina, a seguito di una delicata indagine svolta dai carabinieri dopo le denunce formalizzate da due studentesse per alcuni episodi che si sarebbero verificati in casa sua e in un camping nella Maremma, nel corso di quelli che venivano definiti dei progetti scolastici formativi per le alunne che ne prendevano parte. In questo caso però nessuna dichiarazione è arrivata dal legale difensore, l’avvocato Simona Rinaldi Gallicani del foro di Roma, che assiste anche l’altro professore. Non si sa quindi se i due si siano presentati o meno davanti al giudice e, nel caso, se abbiano fornito la propria versione dei fatti o si siano avvalsi come gli altri della facoltà di non rispondere. Per il docente ai domiciliari le accuse sono più gravi, con diversi episodi contestati nei confronti di alcune studentesse minorenni; le hanno avuto luogo tra gennaio e aprile 2025 e avrebbero permesso di acquisire una mole significativa di elementi probatori. Le indagini sono ancora in corso. E intanto emerge un nuovo dettaglio importante. Sarebbe stata una delle professoresse indagate, a gennaio scorso, a rivolgersi direttamente al dirigente scolastico dell’istituto per segnalare il comportamento del collega. E questo dopo una sorta di “caccia al tesoro” con le alunne che avrebbero dovuto trovare dei bigliettini che l’uomo si sarebbe nascosto addosso. Un episodio che non è piaciuto affatto alla professoressa la quale, prima a voce e poi con una relazione scritta, avrebbe segnalato tutto al dirigente. Da qui la decisione di allontanare il docente oggi ai domiciliari. Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che “nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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