BOLOGNA – Garlasco, perchè è stata uccisa Chiara Poggi, Alberto Stasi (innocente o no), l’impronta di Andrea Sempio lungo la scala e Stefania Cappa (che non è indagata) avvistata in bici, forse sì forse no, non lontano da casa Poggi proprio la mattina del delitto. Sono i temi che da giorni rimbalzano da un sito all’altro e ovviamente sui social. Dove il caso di Garlasco ha catturato l’attenzione come non succedeva da tempo e sta regnando incontrastato anche nelle trasmissioni contenitore del pomeriggio tra curiosità, interviste e attesa per le eventuali novità. E c’è una questione, che potremmo dire si piazza a metà tra indagini e pettegolezzi di moda, che sta da diversi giorni catalizzando l’attenzione del nuovo esercito di ‘esperti’ di Garlasco. Ed è questa: che scarpe erano quelle che, secondo la testimonianza dell’operaio che poi ritrattò tutto, aveva ai piedi Stefania Cappa quando sarebbe stata vista in bici?
Marco Muschitta, questo operaio che il 13 agosto era al lavoro nella zona della villetta dove viveva la vittima, fece un’accurata descrizione della ragazza (caschetto biondo, occhiali da sole) e parlò di scarpe bianche con una stella blu. Ebbene, c’è una sneaker molto famosa, la prime ad aprire il filone delle sneaker ‘fighette’, che è tuttora in vendita ed è sempre stata considerata molto ‘trendy’ (anche perchè è davvero costosa): sono le Golden Goose, la cui scalata al successo partì proprio con la versione ‘Super-Star’, quella rimasta la più classica. Fabrizio Corona, che sta imperversando con dichiarazioni su Garlasco più o meno strampalate, ha parlato più volte di questa faccenda delle Golden Goose. Ma c’è un ma. Le Golden Goose non sono le sole sneaker che andavano di moda in quell’estate del 2007. Anzi, secondo qualcuno nel 2007 le Golden Goose non erano forse ancora molto diffuse. Il 2007, si legge sul sito del brand italiano, fu proprio l’anno in cui vennero create per la prima volta queste scarpe (poi destinate a diventare famose in tutto il mondo), ma il primo negozio aprì a Milano nel 2013. C’erano però anche altre scarpe, sempre ginniche, che erano parecchio in voga in quel periodo. E avevano proprio una stellina ricamata sul lato: le Converse Blaze Pro. E, guarda un po’ – questa la coincidenza forse più clamorosa – si tratta di scarpe (tuttora in vendita) che avevano (e hanno) la suola a pallini. Che? Perchè mai dovrebbe interessarci ora di come è fatta la suola di una scarpa? C’è un perchè molto importante: come molti ricorderanno, l’unica impronta di scarpa rilevata in casa Poggi fu proprio quella di una scarpa con la suola a pallini. Se ne parlò moltissimo, insieme alla questione delle scarpe Lacoste di Stasi che non avrebbero dovuto rimanere ‘pulite’ calpestando il sangue. Quell’impronta a pallini, secondo gli inquirenti, apparteneva all’assassino di Chiara e i periti, nel corso del processo, stabilirono che si trattava necessariamente di una scarpa di marca Frau numero 42. Ma se fosse stata invece una Converse Blaze Pro? Tra l’altro, sempre a proposito di ‘pallini’, nel servizio pubblicato dal settimanale ‘Giallo’ la settimana scorsa, era emersa questa strana circostanza per cui Paola Cappa nel 2013 avrebbe pubblicato sui social una foto in cui, oltre a dei piedi coi calzini, si vede un’impronta con dei pallini. Tutte stranezze sui, come detto, il web si sta letteralmente ‘avvitando’ da giorni.
Di questa storia della scarpe, sul web, si parla da giorni. Con tanti curiosi che hanno cercato di ingrandire le immagini del video di Chi l’ha visto per distinguere se quelle ai piedi di Stefania Cappa al momento dell’abbraccio con Alberto Stasi in caserma fossero sì o no Golden Goose. Ma forse bisognava pensare a un’altra marca. A sollevare lo spunto, sui social, tirando in causa appunto le Converse Blaze Pro e la loro suola a pallini, è stata la giornalista Laura Fontana (profilo Instagram beatandlove_), che oggi ha pubblicato una serie di storie in cui, appunto, parla di scarpe e di suole. Eccole:
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it
