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24 maggio 1915: Civitavecchia e l’entrata in guerra

CIVITAVECCHIA – La bufera della guerra si avvicina a grande velocità per l’Italia che il 26 aprile ha firmato con le potenze alleate il Patto di Londra che fissa gli eventuali compensi territoriali se interrompe la sua neutralità e si schiera a loro fianco contro gli imperi centrali. I civitavecchiesi comprendono che l’entrata in guerra è vicina quando leggono sulle prime pagine dei giornali del 4 maggio che i Reali hanno deciso di non partecipare alla cerimonia di Quarto in “considerazione della situazione politica”. Il re e la regina dovevano recarsi a Quarto per l’anniversario della partenza dei Mille: “il Ministro della Marina, ammiraglio Viale, doveva imbarcarsi domani sera a Civitavecchia col Re sulla Duilio, poiché il Re non si sarebbe imbarcato più sul yacht reale Trinacria”. La situazione è sempre più grave, gli avvenimenti si succedono. Sullo scoglio dove ebbe inizio la spedizione di Garibaldi, parla Gabriele D’Annunzio, ritornato in Italia dopo cinque anni di volontario esilio (o per qualcuno precipitosa fuga dai creditori). Il poeta magnifica la guerra e sollecita l’intervento dell’Italia nel conflitto mondiale iniziato il 28 luglio 1914 con l’aggressione dell’Austria-Ungheria alla Serbia. Una settimana dopo, il 12 maggio, D’Annunzio compie una veloce tappa a Civitavecchia del suo trionfale viaggio verso la Capitale. Non abbiamo trovato articoli di giornale che ne parlino ma nell’archivio storico del Vittoriale è conservata una lettera di Tommaso De Fazi (schedato fra i sovversivi come anarchico poi interventista) che scrive al Vate con cui nutrì un’amicizia durata lunghi anni: “Con il Taddei ricordiamo il giorno radioso in cui Ella passò per Civitavecchia per recarsi a Roma a scuotere gli italiani e mentre molti chiedevano a Lei il suo autografo, io gridai – Parli il Poeta – E Lei parlò da par suo”. Il clima interno nel Paese è profondamente cambiato: gli interventisti prevalgono sui neutralisti. A Civitavecchia l’aria diventa pesante per austriaci e tedeschi: il 18 maggio sono arrestati nove tedeschi giunti in porto a bordo di una barca a vela provenienti dall’isola di Minorca. Si sospetta che siano ufficiali in viaggio per spionaggio, sono inviati a Roma per l’espulsione. Il 21 maggio il console turco, l’avvocato Renato Montanucci, comunica alla sua ambasciata a Roma le proprie dimissioni. Dopo trent’anni, lascia Civitavecchia Bregger, il rappresentante consolare della Germania. Il 24 maggio ha inizio la belligeranza con gli austriaci, la guerra sarebbe durata oltre tre anni con immani perdite umane e materiali. Non tutti a Civitavecchia si dimostrano patriottici e sostenitori dello sforzo bellico. Sui giornali del 27 maggio leggiamo l’articolo “Il brutto quarto d’ora d’un sacerdote anti-italiano” in cui si narra “che alcune donne essendosi presentate a quel canonico Antonio Vernace, cappellano nella chiesa della Morte, perché celebrasse un triduo in pro della pace, si sarebbero sentite rispondere che i tedeschi e gli austriaci riusciranno a lavarsi le mani nel sangue italiano. Le donne indignate riferirono ciò ai loro mariti ed allora il popolo accorse alla casa del Vernace circondandola minacciosamente, cosicché dovette accorrere l’autorità con un picchetto armato. Il Vernace venne poi arrestato e trasportato in carcere fra le imprecazioni del popolo”. Il sacerdote è il canonico teologale della Cattedrale, fine cultore delle lettere classiche greche e romane. I primi soldati civitavecchiesi partono il 3 giugno accompagnati alla stazione da un’imponente dimostrazione popolare di affetto: “lo spirito pubblico si mantiene patriotticamente elevato”. Ricordiamo così, 24 maggio 2025, il 110° anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia che permise la liberazione di Trento e Trieste e degli altri territori dalla secolare occupazione degli austriaci e completò l’Unità d’Italia.

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