ROMA – Esce Musetti, entra la leggenda. Il proprietario del campo. L’imbattibile uomo della terra. Rafa Nadal allo Philippe Chatrier, per non giocare. Per essere celebrato. Va in scena il tributo sul centrale del Roland Garros. Le coreografie, gli spalti colorati d’argilla, la gente con la maglietta “merci Rafa”. Anche Alcaraz. Un evento da brividi.
Nadal parla, col discorso sfogliato dal vento. In tre lingue: prima in francese, poi in inglese, infine in spagnolo. Perde la pagina dedicata alla compagna, va a braccio commosso. Saluta le due nonne novantenni, in tribuna. Poi il colpo al cuore per tutti i tennisti dell’ultimo ventennio: scendono in campo Federer, Djokovic e Murray. I “fab4”. Spazzano via la terra che ricopre una targa inedita nella storia del tennis: l’impronta di Nadal sul “suo” campo, quello dove ha vinto 14 volte lo Slam di Parigi. L’aggettivo iconico ha finalmente una definizione visiva.
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