ROMA – In Argentina il governo del presidente Javier Milei ha tagliato tutti i fondi all’Associazione delle madri e nonne di plaza de Mayo e questo “sta rendendo impossibile proseguire il lavoro di ricerca di figli e nipoti dei desaparecidos: facciamo appello al Parlamento europeo, veniamo dal futuro per avvisarvi del pericolo e della necessità di unirci per la democrazia e diritti civili”. A parlare con l’agenzia Dire è Claudia Poblete Hlaczik, esponente delle Abuelas de Plaza de Mayo, le nonne che dal 1977 – un anno dopo l’avvento della dittatura militare – denunciano gli arresti di figlie e figli perché di dissidenti politici, a cui è seguita la scomparsa di eventuali nipoti. Bambini piccoli portati via dai militari o neonati che sono stati dati alla luce nelle carceri e poi sistematicamente dati in affidamento a esponenti delle Forze armate o a famiglie lontane dall’attivismo politico.
30MILA “DESAPARECIDOS” SOTTO LA DITTATURA DEL GENERALE RAFAEL VIDELA
Una ferita che in Argentina non si è ancora rimarginata: circa 1400 i responsabili di quei crimini contro l’umanità che scontano pene detentive, mentre altri processi vanno avanti. Le stime indicano almeno 30mila “desaparecidos” sotto la dittatura del generale Rafael Videla, tra il 1976 e il 1983, e centinaia di bambini che sono cresciuti senza sapere di avere una famiglia biologica diversa, che magari li sta ancora cercando. Poblete Hlaczik è una di loro. “Ho ritrovato la mia identità 25 anni fa”, ricorda. Ma non ha memoria di quel 28 novembre 1978 quando, a otto mesi, venne rinchiusa nel carcere clandestino di El Olimpio con la mamma Marta Gertrudis Hlaczik. Anche il padre, José Liborio Poblete Roa, fu catturato quel giorno. Claudia e Marta rimasero insieme tre giorni prima che la bambina venisse affidata ai nuovi genitori: Ceferino Landa, membro dei servizi segreti, e Mercedes Beatriz Moreira. Entrambe le famiglie biologiche sporsero subito denuncia finché nel 1999, un giudice convocò Claudia per sottoporla al test del Dna, che svelò la verità. I suoi veri genitori risultano ancora desaparecidos, ma aver riabbracciato la nonna Buscarita Roa, vicepresidente delle Abuelas, ha spinto la donna a impegnarsi per trovare altri figli e nipoti scomparsi come lei.
TAGLIATO IL BUDGET ALL’ASSOCIAZIONE DELLE MADRI E DELLE NONNE
Un lavoro, continua Poblete Hlaczik, “messo in campo in oltre 40 anni con strumenti specifici”, costituiti da due organismi: la Banca nazionale dei dati genetici e la Commissione nazionale per il diritto all’identità. La prima ha subito tagli ai fondi, la seconda è stata smantellata ad agosto dal governo. Organismi senza i quali non sarebbe stato possibile ritrovare 138 nipoti. L’ultimo, a gennaio. “Tante persone hanno perso il lavoro” avverte Poblete Hlaczik. Tagliato anche il budget che il governo assegnava all’Associazione delle madri e delle nonne, che “svolgono un lavoro di supporto alle famiglie che cercano o sono state riunite, anche con psicologi e operatori sociali”. Ma, avverte la responsabile, “ci sono altre 300 persone, almeno stando a quanto sappiamo, che vivono costrette in una falsa vita e magari hanno già i figli. Questa è una tragedia che si trasmette nelle generazioni. Ma conoscere la propria identità è un diritto”.
PARLA HORACIO PIETRAGALLA CORTI, ANCHE LUI NIPOTE RITROVATO
Un diritto che dall’avvento nel 2023 del presidente Milei, “è sotto attacco, come molti altri, come quelli dei pensionati, persino dei disabili” dichiara ancora alla Dire Horacio Pietragalla Corti, anche lui nipote ritrovato, che nel 2003 ha scoperto di essere sopravvissuto ai genitori uccisi sotto la dittatura. Due volte deputato, già ministro per i Diritti umani, oggi è direttore della Red Federal de Derechos Humanos e con Poblete Hlaczik si è recato a Bruxelles per sollecitare l’impegno del Parlamento europeo per la “difesa di memoria, verità e giustizia” in Argentina. Nel suo Paese, avverte, “dall’avvento Milei si sono registrati tanti passi indietro a partire dal ministero dei Diritti umani, che ha subito il taglio del 50% del personale e non ha ancora una politica in materia: i funzionari rimasti non hanno incarichi”. A ciò si aggiunge “un clima di repressione”, continua Pietragalla Corti: “Ogni mercoledì alle proteste dei pensionati la polizia disperde i manifestanti con la forza”.
L’ESECUTIVO È ACCUSATO DI TAGLI ALLE PENSIONI
L’esecutivo è accusato di tagli alle pensioni, con oltre la metà dei pensionati che non arrivano a percepire 500 dollari. L’ultimo incidente, il 14 maggio a Buenos Aires: “Noi della Red Federal ci siamo frapposti tra anziani e sacerdoti da un lato, e agenti dall’altro. Abbiamo cercato di mediare, ma alla fine hanno sparato i lacrimogeni”. Con l’esecutivo, secondo Pietragalla Corti, “non si riesce a dialogare”. Il governo neoliberista argentino vanta forti rapporti economici con gli Stati Uniti di Donald Trump, a cui Javier Milei guarda con interesse. A gennaio, quest’ultimo ha dichiarato che sarebbe disposto a lasciare il Mercosur – l’accordo per la creazione di un’area di libero scambio tra vari Paesi dell’America Latina e l’Unione europea – se ciò servisse a garantirgli un accordo commerciale con Washington.
“IL NUOVO PRESTITO DA 20 MILIARDI DI DOLLARI” PREOCCUPA PIETRAGALLA CORTI
Ciò che più preoccupa Pietragalla Corti però, “è il nuovo prestito da 20 miliardi di dollari erogato ad aprile scorso dal Fondo monetario internazionale”. L’intesa con l’istituto finanziario americano è stato salutato da Milei come necessario ad alleviare la crisi economica, ma secondo Pietragalla Corti il prestito “dovrà essere restituito e a pagare saranno i cittadini”. L’accordo, sottoscritto con l’impegno del governo argentino di rimuovere i vincoli sul tasso di cambio tra pesos e dollari, segue un altro ingente prestito contratto dal governo del presidente Mauricio Macri, che il Paese sta ancora pagando. “Chi ha votato Milei lo ha fatto perché voleva un cambio ai vertici del Paese” continua Pietragalla Corti, “ma non si aspettava la svolta sui diritti”.
PIETRAGALLA CORTI: OGGI “È CHIARO A TUTTI CHE SIAMO STATI NOI LE VITTIME”
Tornando al tema dei nipoti ritrovati, “la politica del governo non potrà cancellare i progressi culturali fatti in quasi 50 anni. Quando denunciai i miei genitori adottivi, i vicini di casa mi insultarono e dettero dell’ingrato. Oggi, grazie al riconoscimento pubblico del reato di sottrazione dei bambini e della loro identità, è chiaro a tutti che siamo stati noi le vittime”. Si guarda allora all’Europa: “Ci sono tanti gruppi di destra al parlamento- riconosce l’ex ministro – ma anche di sinistra come i Verdi o i Socialisti e democratici: possiamo lavorare insieme. Puntiamo a convocare una sessione della sottocommissione diritti umani dedicata alle politiche del presidente Milei contro la società civile ma anche i media, la magistratura, i ceti popolari”.
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