BOLOGNA – La Procura generale di Milano ha presentato ricorso per chiedere la revoca della semilibertà accordata un mese fa dal Tribunale di sorveglianza ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. È il cosiddetto omicidio di Garlasco, da un paio di mesi tornato alla ribalta catalizzando in modo dirompente l’attenzione di media e spettatori per la riapertura di nuove indagini in cerca di altri colpevoli o di quello vero, se mai la condanna di Stasi dovesse rivelarsi un errore giudiziario.
La concessione della semilibertà a Stasi è di aprile scorso, quando i giudici della Sorveglianza di Milano hanno deciso di accogliere il ricorso della difesa di Stasi, che oggi ha 41 anni e che è rimasto in carcere da quando, nel 2015, è stato condannato in via definitiva per il delitto (fatto per cui in precedenza era stato assolto due volte). La Procura generale, che durante l’udienza del 9 aprile scorso al Tribunale di sorveglianza aveva fatto opposizione alla concessione della semilibertà, ora ha presentato ricorso. Il motivo è sempre lo stesso: la mancata richiesta di autorizzazione, da parte di Stasi, per l’intervista rilasciata alle ‘Iene’ alla fine di marzo 2025 durante un permesso ottenuto per un ricongiungimento familiare. In questa intervista Stasi disse, tra le altre cose: “Gli innocenti non scappano. Sto vivendo tutto questo con fiduciosa attesa, anche per Chiara Poggi”. Una dichiarazione che fa riflettere tanto più oggi, alla luce della riaperture delle indagini avvenuta nel marzo scorso (indagando per l’ennesima volta Andrea Sempio, all’epoca amico del fratello della vittima, Marco Poggi) e di tutto io ‘polverone’ che si sta scatenando alla ricerca di scenari alternativi per l’uccisione della 26enne con cui Stasi era fidanzato.
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