ROMA – Nuovi cantieri e più sicurezza nelle strade, ma anche nodi da sciogliere legati sempre al petrolio, fonte di ricchezza e allo stesso tempo di conflitti. Tendenze nel nord dell’Iraq, nella regione del Kurdistan, confermate in settimana da un nuovo confronto tra Erbil e Baghdad sulla gestione e i proventi degli idrocarburi.
IL GOVERNO ACCUSA IL KURDISTAN: “MENO TRASFERIMENTI DELLE ENTRATE RICEVUTE”
La notizia, diffusa dalla testata locale Rudaw, riguarda la decisione del governo federale di sospendere i trasferimenti di fondi necessari per pagare gli stipendi dei funzionari. Una scelta che il ministro delle Finanze, Taif Sami, ha motivato con il fatto che il Kurdistan avrebbe ottenuto da Baghdad più di quanto poi restituito.“Le entrate petrolifere e non petrolifere della regione dal 2023 fino all’aprile scorso hanno raggiunto i 19,9 trilioni di dinari”, si riferisce nella comunicazione dell’esecutivo, “ma solo 598,5 miliardi di dinari sono stati effettivamente trasferiti”.
BORSOTTO (FOCSIV): “BLOCCO STIPENDI FINO A DICEMBRE”
Sulla portata della decisione riflette Ivana Borsotto, presidente della Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana (Focsiv), in questi giorni in missione nel nord dell’Iraq. “Le risorse per i dipendenti pubblici potrebbero restare bloccate almeno fino a dicembre”, la sua lettura. “Sicuramente la gestione dei proventi del petrolio resta un punto delicato, se si pensa a come gli idrocarburi valgano da soli il 95 per cento del valore di tutto l’export nazionale”.Secondo un’analisi pubblicata oggi dal settimanale londinese Arab Weekly, le tensioni erano evidenti già nel 2007, quando il parlamento non era riuscito ad approvare una legge federale sulla gestione dei proventi del petrolio e del gas che avrebbe dovuto regolare anche i rapporti tra Baghdad ed Erbil. “Da allora”, sottolinea l’autrice del servizio, Dunia El-Zobaidi, “il petrolio è passato dall’essere una risorsa condivisa a diventare un importante punto di attrito, con politica e diritto strettamente intrecciati e questioni talmente complesse da sembrare irrisolvibili”.
“TRA BAGHDAD ED ERBIL CASERME E BASI DELL’ESERCITO OGNI 20-30 CHILOMETRI”
Secondo Borsotto, in viaggio anche a Karakosh, Mosul e nella piana di Ninive per monitorare i progetti di cooperazione avviati da Focsiv, rispetto al tempo della visita di papa Francesco nel 2021, la situazione economica e della sicurezza pare migliorata. “Allo stesso tempo, colpisce la presenza lungo le strade di milizie e check-point”, sottolinea la presidente. “Tra Baghdad ed Erbil, la capitale regionale del Kurdistan, è un continuo avvicendarsi di caserme e basi dell’esercito e di altre formazioni armate, una ogni 20 o 30 chilometri”.
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