BOLOGNA – Martina Carbonaro sarebbe morta solo dopo lunghi minuti di agonia e non subito dopo aver ricevuto i primi colpi sferrati dal suo ex fidanzato Alessio Tucci con una pietra. E verosimilmente sarebbe stata ancora viva quando il 18enne l’ha nascosta in una vecchio armadio e coperta di detriti, calcinacci e altri rifiuti per nasconderne il corpo alla vista. È quanto ha stabilito il medico che ha fatto una prima ispezione del cadavere della ragazza di 14 anni uccisa lunedì 26 maggio ad Afragola, in provincia di Napoli, dal 18enne con cui aveva deciso di troncare la relazione durata un anno e mezzo. Il giudizio del gip Stefania Amodeo, che dopo l’udienza di convalida del fermo di venerdì ha deciso di lasciarlo in carcere in custodia cautelare (l’accusa è omicidio pluriaggravato), è durissimo: si parla, infatti, di “una allarmante personalità” e del fatto che Tucci sia “incapace di controllare i propri impulsi”.
Si parla di ‘crudeltà’ e di ‘efferatezza’, ma si sottolinea anche la ‘tranquillità’, ‘disinvoltura’ e ‘lucidità’ con cui Tucci ha gestito un evento “di tale dirompenza e gravità”. Perchè la custodia in carcere? Perchè il giudice ipotizza “un pericolo concreto di reiterazione di reati della stessa specie”. Tanto più che il giovane si è finto estraneo, dopo il delitto, e ha finto di collaborare alle ricerche (salvo prima essersi sbarazzato dei vestiti sporchi di sangue). L’autopsia sul corpo di Martina, che verrà eseguita martedì 3 giugno, darà conferme dei sospetti degli inquirenti. Tucci, anche tramite il suo legale, sostiene che la ragazza non respirasse più quando lui l’ha nascosta nel casolare dove i erano recati insieme e se n’è poi andato.
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