ROMA – Trenta secondi. Tanto dura il video trasmesso dal TGR Veneto. Un frammento disturbante, quasi surreale, ripreso nei momenti successivi a un omicidio che ha sconvolto Villafranca Padovana.
A tenere il cellulare in mano, a premere “registra”, è Giacomo Friso — l’uomo che oggi è in carcere con l’accusa di aver ucciso Michael Boschetto, 32 anni, con un coltello da cucina lungo quasi 40 centimetri.
Quelle immagini non erano mai state viste. Si trovavano nella memoria del telefono di Michael, sequestrato durante le prime fasi dell’indagine e rimasto a lungo inaccessibile. A riesumarle, quasi per caso, sono stati il padre della vittima, Federico Boschetto, e la compagna del giovane. Stavano sfogliando la galleria del dispositivo, cercando ricordi, foto, qualcosa da conservare. Invece, hanno trovato una testimonianza muta ma potentissima.
Il filmato — destinato a diventare una prova chiave nel processo che comincerà l’11 settembre — mostra un frammento della realtà subito dopo l’omicidio. Nessun urlo, nessuna corsa. Solo una lentezza che inquieta e un’inquadratura che non può che essere quella di chi era lì, non da spettatore, ma da protagonista.
Giacomo Friso aveva parlato, all’inizio, di una reazione istintiva, di una presunta aggressione subita. Ma le sue parole non avevano convinto. Il padre di Michael confessa che non avrebbe “mai voluto vedere quelle immagini. Ma ora che ci sono, che parlano, che esistono, nessuno potrà più ignorarle”.
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