BOLOGNA – Ancora stranezze e cose che non tornano. Nel nuovo polverone che si è scatenato sul ‘vecchio’ omicidio di Garlasco, quello del 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi venne uccisa nella sua villetta di via Pascoli, continuano a emergere circostanze sospette, elementi mai chiariti e spunti investigativi che, al tempo, non vennero approfonditi. Con le nuove indagini che vedono indagato per l’omicidio Andrea Sempio (per la terza volta in 18 anni), si è tornato a scatenare l’immaginario collettivo su questo delitto (mai compreso del tutto, a partire dall’assenza, da sempre, del movente per la morte di Chiara Poggi) e l’esito del processo – che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015 – sembra passato totalmente in secondo piano, sfuocato. È come se non ci credesse più nessuno.
Se l’avvocato di Sempio Massimo Lovati ha rilanciato con forza la vecchia ipotesi del delitto collegato al santuario della Bozzola (Chiara Poggi potrebbe essere stata uccisa perchè aveva scoperto cose che non dovevano essere rivelate), nei giorni scorsi il quotidiano Repubblica ha ripreso in mano un mucchio di vecchi verbali dei Carabinieri del 2007 (pieni zeppi di dettagli curiosi, in particolare sulla famiglia Cappa e sulle ‘famose’ gemelle Stefania e Paola, contraddizioni e spunti mai investigati davvero, come il fatto che la vittima avesse due telefoni e “intrallazzi” amorosi che contemplavano qualcun altro oltre al fidanzato Stasi), ancora oggi si torna a parlare di vecchi episodi.
LA TELEFONATA ‘FANTASMA’ DI STEFANIA CAPPA
Come ad esempio una telefonata dichiarata ma mai riscontrata: nel 2007 Stefania Cappa, scrive oggi il Corriere, ha messo più volte a verbale, nei giorni successivi al delitto, la circostanza di aver chiamato Chiara Poggi domenica 12 agosto, il giorno prima del delitto. Ma di questa telefonata non c’è traccia nei tabulati. Eppure la ragazza lo ripete più volte, tre per l’esattezza. Prima dice mezzogiorno, poi dice che non è sicura dell’ora (ma sempre di tarda mattinata si tratta) e poi lo dice ancora una volta. Parla di una chiamata fatta dal telefono fisso di casa al fisso di casa Poggi, in cui le due ragazze si sarebbero accordate per vedersi il pomeriggio del 13 agosto alle 16. Ma a quell’ora Chiara Poggi era già morta. E ricordiamoci che una vicina di casa – questo lo raccontò la madre di Andrea Sempio – disse di aver visto le due ragazze litigare proprio la mattina del 12 agosto.
LA FAMIGLIA CAPPA AL CENTRO DELL’ATTENZIONE
Si torna dunque a parlare, oggi come non mai, della famiglia Cappa. Delle gemelle (che a quanto raccontarono diversi testimoni all’epoca avevano un pessimo rapporto con Chiara Poggi) ma anche della madre Maria Rosa (che in prima battuta aveva mentito sul fatto di essere rimasta in casa la mattina del 13 agosto, visto che il suo Suv nero venne visto verso le 8.30) e anche sul padre Ermanno, avvocato e uomo di potere in paese, verso cui pare di capire avevano tutti reverenza. Verso di lui Chiara Poggi, che ne era nipote, aveva invece un’ammirazione fuori dal comune. E nel suo telefono aveva memorizzato – ha raccontato Repubblica – addirittura cinque numeri per contattare lo zio (due cellulari e tre numeri fissi dell’ufficio). Nei giorni scorsi Cappa è stato visto a Milano durante un incontro con l’ex re dei paparazzi Fabrizio Corona. Un incontro avvenuto davanti a un sacco di persone, cosa molto strana vista la massima riservatezza sempre ricercata dall’avvocato. Ed emerge anche una vecchia intercettazione (i telefoni di tutta la famiglia vennero intercettati dopo una settimana dal delitto) in cui spiegava alla figlia Stefania, investita con la sorella dalla bufera mediatica scatenatasi a partire dal ‘famoso’ fotomontaggio attaccata fuori dai cancelli di via Pascoli, che aveva concordato un’intervista per mettere a tacere tutto. Insomma, tutto oggi torna alla luce e viene guardato sotto un’altra luce.
LA BICICLETTA NERA (ANCHE I CAPPA NE AVEVANO UNO)
E si torna a parlare anche della ‘famosa’ bicicletta nera (una Relaig da donna), che almeno due testimoni dissero di aver visto fuori dalla villetta dei Poggi la mattina del delitto. L’aveva usata l’assassino? Si pensò alla bici di Stasi – e l’ex comandante Marchetto finì nella bufera per la decisione di non sequestrare una bici nera di proprietà degli Stasi – ma non ad esempio alla bici nera in uso alla famiglia Cappa. “Solo mia cognata ha in uso una bici da donna di colore nero con applicate sul parafango posteriore due borse laterali”, disse all’epoca la madre di Chiara Poggi. E ancora: il (presunto) tentativo di suicidio di Paola Cappa che sarebbe avvenuto due giorni prima dell’omicidio (con tanto di litigio con il 118 per il fatto che l’ambulanza fosse intervenuta a sirene spiegate), o il cenno ad una violenza sessuale subita da bambina. I Cappa che hanno le chiavi di casa Poggi compreso il telecomando per disattivare l’allarme (Ermanno Cappa ha l’incarico di innaffiare le piante), gli attrezzi ritrovati nel canale di Tromello (accanto alla casa della nonna delle gemelle), una mazzetta sparita dalla Croce Rossa di Garlasco dove Stefania lavorava come volontaria. C’è di tutto e di più, insomma.
I NUOVI ACCERTAMENTI
Nella nuova inchiesta in mano ai pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, scrive oggi Repubblica, ci sono sette persone attenzionate . I cognati Ermanno Cappa e Maria Rosa Poggi, la nipote Stefania (che secondo la sorella Cappa “perde la testa” e va “nel panico” tutte le volte che si parla del delitto e di riaprire le indagini) e quattro amici di Marco Poggi, fratello di Chiara: oltre a Sempio, il frate Alessandro Biasibetti, Mattia Capra e Roberto Freddi. Ad esclusione dei genitori Cappa, di tutti gli altri la Procura ha ordinato l’acquisizione del Dna per effettuare esami comparativi sui vecchi campioni che, rianalizzati con nuove tecniche, hanno messo in luce il Dna che sarebbe di Sempio e anche un altro Dna rimasto per ora ignoto. L’incidente probatorio inizierà il 17 giugno.
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