ROMA – Celebrata in Namibia per la prima volta una giornata in ricordo delle vittime del genocidio compiuto all’inizio del Novecento ai danni delle comunità Herero e Nama. All’epoca, il Paese si chiamava Deutsch-Südwestafrika, in italiano Africa tedesca del sud-Ovest.
CAMPI DI CONCENTRAMENTO NELL’AFRICA TEDESCA
L’esecutivo della Namibia ha riferito che la giornata di commemorazione è stata istituita “a seguito di una mozione presentata al Parlamento nel 2016, che ha dato luogo a un processo di consultazione nazionale condotto tra il 2017 e il 2020″. La celebrazione prevede, tra l’altro, un minuto di silenzio e una veglia a lume di candela davanti al Parlamento. La data scelta è quella del 28 maggio, simbolo dell'”inizio di un percorso nazionale verso la guarigione”: corrisponde al giorno in cui, nel 1907, le autorità della Germania coloniale decisero di chiudere i campi di concentramento. Si calcola che, nell’arco di cinque anni, furono uccisi o morirono di stenti in prigionia circa l’80 per cento degli Herero e il 50 per cento dei Nama. Le loro comunità avevano tentato di difendere terre e capi di bestiame. Le violenze sono state riconosciute come genocidio anche dalla Germania, quattro anni fa. Il governo di Berlino si era inoltre offerto di stanziare circa un miliardo e cento milioni di euro in aiuti allo sviluppo alla Namibia nell’arco di 30 anni. Una disponibilità respinta da Windhoek, che aveva invece chiesto scuse ufficiali e “risarcimenti” per i crimini compiuti.
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