BOLOGNA – “Una corsa contro il tempo”. Così il dirigente della Squadra mobile della Polizia di Bologna, Guglielmo Battisti, definisce l’operazione che nella tarda mattinata di ieri si è conclusa con il fermo, all’aeroporto di Barcellona, del 48enne Gennaro Maffia, operaio edile disoccupato e incensurato che è sospettato di aver ucciso, sempre ieri mattina, il 54enne aretino Luca Monaldi e il 50enne bolognese Luca Gombi nell’appartamento in cui i tre abitavano in piazza dell’Unità a Bologna. Il contesto in cui è maturato il delitto è ancora da chiarire, ma sembra che il rapporto tra le vittime e Maffia- al quale i due avevano affittato una stanza lo scorso ottobre- si fosse incrinato perché Gombi e Monaldi avevano deciso di vendere l’abitazione, accordandogli una buonuscita (pare sui 20.000 euro) per risolvere il contratto di affitto.
“Verso le 5.30- spiega Battisti in conferenza stampa- un vicino ha sentito delle urla e poco dopo è stato chiamato il 113”. Le volanti sono arrivate alle 6.40, e dopo aver sfondato la porta con l’aiuto dei Vigili del fuoco, gli agenti hanno trovato i corpi delle due vittime, che erano vestite e indossavano anche le scarpe: Monaldi è stato trovato sgozzato in cucina, mentre Gombi era “nel disimpegno con una ferita all’addome, non si sa se provocata da uno o più colpi di arma da taglio”. Entrambi avevano un coltello in mano: quello trovato sul corpo di Monaldi era sporco di sangue, mentre quello impugnato da Gombi era pulito, e ora si dovrà capire, tramite l’analisi del Dna, se il coltello insanguinato sia l’arma del delitto e se le armi siano state messe in mano alle vittime dopo l’omicidio. Al momento, fa sapere Battisti, quello che si sa è che Maffia è rimasto nell’appartamento per 20 o 30 minuti dopo il fatto e che ha rovistato nei borselli delle vittime, dove sono state trovate tracce di sangue.
Analizzando le immagini delle telecamere presenti in zona, gli investigatori hanno visto “una persona con una maglietta tra il giallo e l’arancio uscire dal portone verso le 6 con uno zaino e due trolley e girare a destra, dove non ci sono telecamere, ma c’è un posto dove ci sono dei taxi”. Data la situazione, prosegue Battisti, si è ipotizzato che Maffia si fosse fatto portare in taxi in stazione o in aeroporto: in un primo momento non è stato possibile rintracciare il tassista, che a quell’ora (intorno alle 7.30) aveva finito il turno, ma si è scoperto, grazie alla Polaria, che il 48enne aveva acquistato due biglietti aerei al ‘Marconi’, pagando in contanti. Il primo era per il volo delle 12 diretto a Madrid, il secondo per l’aereo in partenza alle 8.30 per Barcellona.
Dai successivi accertamenti è emerso che Maffia si era effettivamente imbarcato sul volo per la città catalana, che al momento della scoperta fatta dagli investigatori stava sorvolando la Costa Azzurra e il cui atterraggio era previsto per le 10.35. Immediatamente “sono stati contattati il Servizio centrale operativo, che ha un esperto a Madrid, e il Servizio di cooperazione internazionale di Polizia, che a sua volta ha un esperto nella capitale spagnola e che ha attivato il Fast (Fugitive active search team) in Italia”. Contestualmente, è stata mandata una foto di Maffia alla Polizia spagnola, che è riuscita a bloccarlo appena è sceso dall’aereo, trovando anche i due trolley e pure due zaini (il secondo, si è poi scoperto visionando le immagini delle telecamere del ‘Marconi’, era stato tirato fuori da una delle due valigie).
Dalla foto inviata successivamente dai poliziotti spagnoli è inoltre emerso che il 48enne era vestito diversamente rispetto a quando era uscito dal palazzo di piazza dell’Unità, e “guardando le immagini delle telecamere si è scoperto che si era cambiato all’interno del ‘Marconi’, indossando un’altra maglietta”.
“ME LA PAGHERANNO”, AVEVA DETTO IN BANCA
Contemporaneamente alle ricerche del 48enne, gli investigatori hanno “trasmesso un’informativa alla Procura (le indagini sono coordinate dal pm Tommaso Pierini, ndr), che ha scritto una richiesta di misura cautelare al gip Claudio Paris”, il quale ha poi emesso in tempi brevissimi un’ordinanza di custodia in carcere e, contestualmente, il mandato di arresto europeo. Parallelamente sono proseguite le indagini per ricostruire il contesto in cui è maturato il duplice omicidio, ed è emerso che la decisione delle due vittime di vendere l’appartamento e quindi di risolvere il contratto d’affitto con Maffia aveva “fatto sì che covasse del risentimento” da parte di quest’ultimo. Questo è stato appurato anche parlando “con il direttore di una filiale di banca”, a cui giovedì scorso il 48enne “aveva manifestato la propria rabbia perché sosteneva che uno dei due padroni di casa gli aveva sottratto del denaro dal conto corrente” (non è ancora stato possibile riscontrare se l’ammanco fosse reale). In quell’occasione, l’uomo “aveva lanciato una minaccia, pronunciando la frase ‘comunque la pagheranno'”. Nel pomeriggio è poi stato rintracciato il tassista, che ha confermato di aver accompagnato Maffia in aeroporto, e ora “si faranno gli accertamenti tecnici sul materiale repertato dalla Scientifica per comprendere meglio la dinamica esatta del fatto, poi avremo il responso della Polizia spagnola, che trasmetterà quanto eventualmente trovato nei trolley”.
Per ora, spiega Battisti, “quello che abbiamo capito è che il presunto autore presentava ferite da abrasioni, che dalle foto sembrano prodotte da graffi e spinte e non da un coltello, il che è compatibile con la scena che ci si è presentata nell’abitazione, da cui appare evidente che c’è stata una colluttazione”. Non è invece compatibile con questa prima ricostruzione il fatto che “entrambe le vittime avessero in mano un coltello”. Il sospetto, rafforzato anche dal fatto che Maffia è rimasto nell’appartamento per 20 o 30 minuti dopo il duplice omicidio, è che il presunto omicida possa aver cercato di alterare la scena del crimine. Questo andrà comunque verificato, così come bisognerà capire se il 48enne abbia portato via qualcosa.
Tra gli elementi già acquisiti dagli investigatori, prosegue il dirigente della Mobile, c’è il fatto che Maffia “in passato aveva denunciato Gombi e Monaldi, lamentando la sostituzione di una serratura e altri ‘dispetti’ che i due gli avrebbero fatto”, e anche il fatto che “ieri mattina il suo telefono era spento e che ha chiamato il tassista con una scheda intestata a un terzo soggetto straniero, probabilmente inesistente. Ma anche su questo dobbiamo fare degli accertamenti”. Un altro punto da chiarire è perché le due vittime a quell’ora fossero completamente vestite. Ora, precisa Battisti, “attendiamo l’estradizione”, che arriverà “quando la Corte iberica convaliderà il mandato di arresto europeo”, e anche se “non possiamo essere contenti, perché sono morte due persone che a detta di tutti erano due bravissime persone”, il dirigente della Mobile si dichiara comunque “soddisfatto per quello che siamo riusciti a fare” in tempi tanto brevi. Questo, conclude, “dimostra che il sistema di cooperazione internazionale nell’area Schengen funziona”.
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