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Gaza, l’allarme di Medici senza frontiere: “L’ospedale Nasser sull’orlo della paralisi”


ROMA – Nel sud della Striscia di Gaza, gli ordini di sfollamento e le restrizioni di movimento imposti dalle autorità israeliane all’ospedale Nasser stanno portando questa struttura medica vitale, piena di pazienti con ustioni e ferite gravi, sull’orlo della paralisi: è quanto avverte Medici senza frontiere (Msf) in una nota. L’organizzazione continua sostenendo che ordinare agli ospedali di rifiutare nuovi pazienti e rendere più difficile l’accesso alle strutture sanitarie è una strategia già utilizzata dalle forze israeliane durante questa guerra per mettere in ginocchio le strutture sanitarie. L’ospedale Nasser è l’unica ancora di salvezza rimasta per chi ha bisogno di cure e la sua piena funzionalità deve essere ripristinata immediatamente e preservata. Il 3 giugno è stato comunicato ai team di Msf che qualsiasi spostamento verso l’ospedale Nasser avrebbe richiesto un’autorizzazione, da richiedere con almeno 24 ore di preavviso. Ciò ha significato che il personale medico di turno quel giorno non ha potuto raggiungere l’ospedale, mentre chi aveva lavorato la notte precedente ha dovuto continuare ad assistere i pazienti, rimanendo in servizio per 48 ore consecutive. L’ambulatorio è rimasto chiuso per l’intera giornata. Le ambulanze che sono riuscite a trasportare i pazienti in ospedale lo hanno fatto con grande rischio, poiché c’era il pericolo che venissero colpite perché prive di autorizzazione. L’accesso all’ospedale Nasser è difficile sia per il personale che per i pazienti poiché la struttura è situata sulla linea del fronte. Tutto questo, continua Msf, accade mentre la popolazione è allo stremo, con vite distrutte da 20 mesi di guerra estremamente violenta e da un assedio soffocante in cui anche la distribuzione di quantità minime di aiuti provoca massacri devastanti. In questo contesto, qualsiasi struttura medica rimasta è di fondamentale importanza e deve essere protetta.

Secondo Medici senza frontiere, gli attacchi all’assistenza sanitaria non vengono compiuti solo attraverso azioni militari. Avvengono anche attraverso limitazioni imposte all’importazione di forniture mediche, costringendo i medici a razionare i farmaci antidolorifici, nonché attraverso ordini di sfollamento, che costringono interi ospedali a chiudere con breve preavviso. Si realizzano anche attraverso vessazioni e ordini confusi emanati dalle autorità israeliane, che rendono sempre più difficile fornire cure salvavita. “Abbiamo già visto questo schema in passato” afferma Jose Mas, responsabile dei programmi di emergenza di Msf. “È successo a strutture come Al Awda e l’ospedale indonesiano, nel nord di Gaza, dove prima è stato chiesto di non accogliere altri pazienti e pochi giorni dopo sono stati attaccati e praticamente chiusi. Mettere fuori servizio l’ospedale Nasser equivarrebbe a una condanna a morte per i pazienti più gravi tra gli adulti e i bambini feriti, i malati in condizioni critiche e le donne che necessitano di cure ostetriche d’urgenza”. L’ospedale Nasser è un grande ospedale dove vengono trasferiti i pazienti che necessitano di cure specialistiche che non vengono fornite in nessun altro luogo nel sud di Gaza. Al Nasser ci sono sale operatorie, un impianto di ossigeno, ventilatori, una banca del sangue e incubatrici. Ridurre l’accesso a questo ospedale e bloccare il trasferimento dei pazienti che necessitano di cure specialistiche e d’urgenza impedisce alle persone di ricevere cure salvavita. Negli ultimi mesi, i team di Msf all’ospedale Nasser hanno fornito assistenza a oltre 500 pazienti nel reparto materno-infantile, tra cui donne che necessitavano di interventi chirurgici, e più di 400 neonati e pazienti pediatrici.Msf avverte che il sistema sanitario è ovunque sotto attacco a Gaza.

La mattina del 4 giugno le forze israeliane hanno colpito per 3 volte l’ospedale Al Aqsa, supportato da Msf, che rappresenta la principale struttura sanitaria a Deir Al Balah, nel centro della Striscia. Sebbene non siano state registrate vittime, l’episodio mostra chiaramente quanto pazienti, personale medico e strutture sanitarie siano costantemente a rischio a Gaza. I team di Msf hanno assistito anche pazienti gravemente feriti nel tentativo di procurarsi del cibo, in seguito alle sparatorie avvenute nei centri di distribuzione alimentare del Gaza Humanitarian Foundation. A questi pazienti, si aggiungono le persone ferite nei continui bombardamenti della Striscia. Gli ospedali sono ormai al collasso. L’organizzazione non governativa conclude sollecitando le autorità israeliane alla necessità di risparmiare l’ospedale Nasser dagli attacchi e ne garantiscano il completo accesso, senza ostacoli né per i pazienti né per lo staff medico, per evitare di causare ulteriori morti.
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