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VIDEO | Cosa accadrà adesso all’equipaggio della ‘Madleen’?


ROMA – Settantadue ore di fermo e la deportazione nei Paesi di origine: è ciò che accadrà agli attivisti della “Madleen”, tradotti dai militari di Israele nel porto di Ashdod, stando a Simone Zambrin, esponente italiano di Freedom Flotilla Coalition.

La premessa, in una sua intervista con l’agenzia Dire, è che i contatti diretti con i membri dell’equipaggio non sono al momento possibili. “Ad Ashdod abbiamo comunque già un team legale pronto ad assisterli” riferisce Zambrin. “Sulla base delle ultime dichiarazioni del ministero degli Esteri di Israele sembra che potrebbero essere trattenuti per 72 ore e in seguito deportati nei Paesi di origine, come già accaduto tante volte negli anni passati in casi analoghi”.

Sul punto Zambrin sottolineato che il rimpatrio è previsto per i cittadini di “Paesi occidentali” e non per i palestinesi. Di origine palestinese, tra i membri dell’equipaggio, c’è solo la eurodeputata Rima Hassan, che ha comunque il passaporto francese. Secondo Zambrin, le deportazioni comporterebbero anche interdizioni alla possibilità di entrare nel territorio di Israele per dieci anni. “Nel tempo”, sottolinea l’attivista, originario di Verona, 25 anni, “con le missioni della Freedom Flotilla è già accaduto a un centinaio di persone”.

A denunciare la condotta di Tel Aviv è stato oggi anche Patrick Zaki, di base a Bologna. “Secondo il quotidiano Israel Hayom”, ha scritto l’attivista su Facebook, “il governo israeliano si sta preparando ad incarcerare gli attivisti della ‘Madleen’ nel carcere di Givon, a Ramle, dove sono già state predisposte celle separate”. Zaki ha aggiunto: “Questi attivisti non sono stati arrestati, sono stati sequestrati da un governo d’occupazione per aver osato portare aiuti umanitari a Gaza”. E ancora: “Erano in acque internazionali. Erano disarmati. Stavano salvando vite. Il loro rilascio deve avvenire immediatamente”.

Secondo Zambrin, l’assalto alla “Madleen” da parte dei militari di Tel Aviv è un crimine ai sensi della legge di navigazione del mare e della Convenzione di Ginevra, che riguarda nello specifico gli aiuti umanitari. Rispetto all’accaduto, l’esponente della Freedom Flotilla Coalition aggiunge: “L’importante è che questa missione faccia luce su cosa succede in Palestina, che si ponga fine all’assedio da parte di Israele e al blocco e al controllo degli aiuti umanitari”.
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