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Il 26% dei giovani sogna l’uniforme, non il ‘posto fisso’


ROMA – Per il 23% dei giovani gli investimenti in campo militare rappresentano un’opportunità e quasi 1 su 4 – il 26% – sta valutando di indossare l’uniforme. L’interesse dei giovani per il mondo delle Forze Armate e di Polizia quindi resterebbe alto. Un dato che va un pò in controtendenza con i cali lamentati dalle Forze Armate di nuovi arruolamenti addebitati un pò alla crisi vocazionale delle nuove generzioni, un pò ai soldi che mancherebbero per mettere a bando nuovi posti. Di nuovo c’è anche l’identikit degli interessati: finiti i tempi della bassa istruzione e del sogno del posto fisso. Sono giovani istruiti e di contesti socio-culturali elevati. A descrivere questo scenario, meno sconfortante per il mondo della Difesa sempre alle prese con problemi di organico, è la nuova edizione dell’Osservatorio “Professioni in divisa”, realizzato da Skuola.net in collaborazione con Nissolino Corsi – realtà specializzata nella preparazione ai concorsi per le divise – su un campione di 2.700 ragazze e ragazzi dagli 11 ai 25 anni e di oltre 300 genitori. Dai dati emerge anche che le giovani donne tendono a indirizzarsi di più verso le Forze di Polizia, mostrando una preferenza per ruoli meno operativi – spesso con funzioni organizzative, logistiche o amministrative – ma più stabili e strutturati nel tempo. Tra i ragazzi, invece, si nota una spiccata propensione verso compiti legati all’azione: lo dice il 61% dei maschi, contro il 53% delle femmine.

UOMINI SUL CAMPO E DONNE IN CARRIERA

Per il 24% degli intervistati, con picchi del 28% tra i maschi, la carriera militare o in forza di polizia rappresenta la prima opzione per il futuro lavorativo. Lo scenario globale, riporta sempre l’Osservatorio nel presentare i dati, non affievolisce questa vocazione: per chi è interessato ad una carriera in divisa l’attuale scenario, per la platea degli intervistati, non influisce minimamente (35%), spesso addirittura rafforza (22%) la convinzione o al limite (24%) porta a riflettere su un riposizionamento rispetto all’idea iniziale, immaginando magari di spostarsi verso amministrazioni meno operative sullo scenario internazionale. Ma anche di fare l’inverso, passando dall’ufficio al “campo”. Solo una minoranza dei giovani (il 19%) afferma che le guerre hanno fatto vacillare il proprio interesse. Ma tra le ragazze la quota sale al 29%, contro il 13% dei ragazzi, evidenziando una diversa sensibilità nei confronti del contesto internazionale e dei possibili rischi connessi sul campo. Le giovani donne tendono a indirizzarsi di più verso le Forze di Polizia e mostrano una preferenza per ruoli meno operativi – spesso con funzioni organizzative, logistiche o amministrative – ma più stabili e strutturati nel tempo. Tra i ragazzi, ad esempio, si nota una spiccata propensione verso compiti legati all’azione: il 61% dei maschi, contro il 53% delle femmine. Invece le ragazze, pur essendo numericamente meno interessate alle carriere “in divisa” – 19% contro il 28% dei maschi – fanno emergere una maggiore aspirazione ai ruoli dirigenziali: il 32% delle giovani propense a entrare in questo mondo punta al grado di ufficiale, contro il 26% dei ragazzi.

LA TOP TEN DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA

Al primo posto, hanno riferito i giovani intervistati, troviamo una triade: Carabinieri, Polizia di Stato ed Esercito, tutti con il 16% delle preferenze. Con un’ulteriore spinta dei maschi in direzione dell’Esercito (20%), mentre le ragazze potrebbero arricchire le file delle altre due Forze (Carabinieri e Polizia salgono al 18% dei voti). Seguono nell’ordine, da: Aeronautica Militare (14%), Guardia di Finanza (9%) e Marina Militare (9%). Più indietro si piazzano Polizia Penitenziaria e Vigili del Fuoco, entrambi al 5%. Solo per il 10% degli interessati alle carriere in divisa “una vale l’altra”. Altro cambiamento quello che faceva perceprie la divisa come sinonimo del posto fisso. In tempi di leva universale, riporta l’Osservatorio, “firmare per restare” in servizio dopo l’obbligo era percepito come un piano B per raggiungere l’agognato posto fisso, oggi la carriera in divisa è assolutamente una prima scelta. Il profilo di chi sogna questo tipo di carriere, infatti, spesso e volentieri differisce rispetto a quello del passato. O almeno di quello che era l’immaginario collettivo. Chi vuole provarci, attualmente, ha mediamente un buon rendimento scolastico (il 75% riporta di una pagella di tutto rispetto, con voti medio-alti o alti) e in 9 casi su 10 proviene da famiglie almeno mediamente istruite (addirittura il 36% giudica elevato il livello culturale del proprio contesto di riferimento). “Valori, ordine e disciplina, interesse verso la professione e la possibilità di fare carriera, senso di appartenenza sono le principali motivazioni che spingono i giovani contemporanei a valutare un futuro in divisa- ha spiegato Emanuele Buscarino, Amministratore Delegato della Nissolino Corsi, commentando le risposte date dal campione intervistato- e sono una risposta efficace alle esigenze di una generazione che si scontra con un mondo del lavoro forse eccessivamente fluido e instabile e una società che fa fatica a inserire i giovani in un contesto di senso. Quindi non sorprende che solo l’11% di coloro che pensano a una carriera in divisa siano spinti da motivazioni prettamente economiche, come lo stipendio e la stabilità lavorativa”. “C’è poi da considerare l’importanza del retaggio storico: il 6% si avvicina a questo mondo nel solco di una tradizione familiare- prosegue- ed è interessante notare come 3 genitori su 4 – tra quelli che hanno partecipato all’Osservatorio – non ostacolerebbero un eventuale interesse del figlio verso una carriera in divisa, prediligendo tuttavia corpi maggiormente dediti alle attività entro i confini come Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza”.
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