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VIDEO | Aeronautica, Artemis non è solo Luna: sul monte Rosa i medici si fanno esploratori


ROMA – Siamo ormai abituati a collocare Artemis nello spazio, con il ritorno della conquista della Luna. Ma c’è un’altra Artemis che l’Aeronautica militare ha messo sulla vetta stupenda del monte Rosa, a Capanna Margherita: il rifugio più alto d’Europa, sospeso tra rocce e nuvole, a quota 4554 metri, lì dove i primi studi visionari sullo studio della fisiologia umana avrebbero tracciato la strada della medicina aeronautica e spaziale. Sulle orme di Angelo Mosso, scienziato che era nato figlio di un fabbro, e padre Agostino Gemelli, le cui osservazioni mediche ancora oggi guidano la vita dei piloti; e ancora i medici aeronautici si fanno esploratori e oggi tornano per una missione scientifica, coordinata dal colonnello Marco Lastilla e presentata questa mattina a Palazzo Aeronautica, per implementare l’eredità di quelle ricerche alla nuove conoscenze, ad esempio quelle sulle competenze cognitive che vedranno coinvolti anche degli psicologi. La missione è scientifica, come ha sottolineato Lastilla, ma anche di divulgazione storica e culturale. Si torna alle origini sulle orme di un’avanguardia che ancora oggi governa i pilastri della medicina del volo. Hanno preso parte alla presentazione il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare Antonio Conserva che ha sottolineato come l’attitudine di superare i limiti e sfidarli sia sempre stato un elemento cruciale dell’Aeronautica e ancora ha parlato dell’importante collaborazione con il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico con cui la Forza Armata attraverso i propri elicotteri garantisce soccorso a tutti i cittadini. Ha partecipato inoltre, tra gli esperti, medici militari e partner universitari, il Generale Ispettore Capo Pietro Perelli, capo del corpo sanitario dell’Aeronautica militare che a ottobre celebrerà 100 anni di storia.

“Questa attività è iniziata da circa un anno. Al termine di questa missione- ha risposto Lastilla alla Dire, al termine della conferenza- è previsto un evento riepilogativo sulle conclusioni delle attività in quota, forse proprio in Valsesia. Questa missione è il prologo del centenario del corpo sanitario dell’Aeronautica che inizia ad ottobre. Noi ci siamo preparati, il nostro obiettivo è verificare la fisiologia del corpo umano in tutti i contesti sia di genere che età. Il mondo, lo spazio e il volo non sono legati al singolo individuo, ma a tutta la popolazione”. L’ipossia dell’alta quota, l’azione sui muscoli, sul cuore, ma anche sulla psiche tutto sarà oggetto di test e di ricerca a beneficio di tutte le persone, anche in una chiave di prevenzione, non solo dei militari e degli aeronautici che, dal volo allo spazio, sono normalmente sottoposti nelle loro attività a stress di questo tipo. Protagonisti insieme all’Aeronautica militare e partner del progetto: del mondo accademico e della ricerca, tra cui Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sapienza Università di Roma, Università degli Studi di Milano, Centro cardiologico Monzino di Milano, Istituto Galeazzi di Milano, Fondazione Ca’ Grande di Milano, Istituto Neurologico Mondino di Pavia, Università di Padova nonché importanti aziende di settore.

“Questa missione, che parte dal Comune di Alagna Valsesia, rappresenta una grande sfida per la Forza Armata e per il Corpo Sanitario Aeronautico, in un ambiente naturale come la montagna in cui l’uomo ha da sempre tentato di andare oltre i propri limiti e i propri confini, ma è soprattutto un importante progetto scientifico, che anche in chiave inter-agenzia, intende ricordare i primi cento anni della sanità aeronautica, ripartendo dagli albori e da chi per primo ha voluto studiare gli effetti dell’alta quota sulla fisiologia umana”, ha evidenziato nel suo intervento il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Antonio Corserva.

“Accanto alla missione primaria che è quella di difendere il Paese, è importantissimo fare squadra, fare sistema con le altre eccellenze del Paese – in campo medico in questo caso ed in generale con i tanti distretti aerospaziali sul territorio e con il comparto industriale del settore – per avere sempre un approccio innovativo alle sfide che il presente ed il futuro ci riservano. Non siamo soli oggi in questa iniziativa, come non lo erano cento anni fa i nostri padri fondatori – piloti, medici, ingegneri che fossero – che hanno sempre avuto un connubio indissolubile col mondo accademico e col mondo civile. Fondamentale sarà in questa occasione, ad esempio, il supporto dei tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Senza gli studi sulla fisiologia umana ad alta quota di oltre 100 anni fa chissà se saremmo, come Italia, così in prima linea nella corsa per lo spazio come lo siamo oggi. È indubbio che acquisire e sviluppare capacità di eccellenza e leadership in questo settore passa anche attraverso la conoscenza aeromedica in alta quota, che per noi è diventato un ambiente molto più vasto, quasi indeterminato visto che ci stiamo spingendo sempre più nello spazio”. “E’ una sfida perchè è un terreno che non è abitualmente il nostro, questo ci dà ulteriore spinta. Stiamo svolgendo training da un anno e ci sottoponiamo quotidianamente a test”, ha spiegato ai giornalisti il colonnello Lastilla che guiderà Artemis 4554. Il motto recita ‘Montem ascendere caelum transire ad astra venire’ e infatti “l’aspetto affascinante- risponde- è la scoperta del cielo senza ali, non contaminato dalla luce abituale delle nostre città, così vicini a quella quota”.
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