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Garlasco, al via l’incidente probatorio: il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi è utilizzabile?


BOLOGNA – Il primo punto da affrontare – e c’è da scommetterci che sarà materia di scontro tra accusa e difesa – è se il profilo di Dna individuato sotto le unghie di Chiara Poggi è utilizzabile oppure no. Il reperto era troppo degradato come venne classificato anni fa o invece è valido e attendibile? Partirà proprio da questo il lavoro dei periti che da oggi devono dedicarsi alle nuove analisi sui vecchi reperti dell’omicidio di Chiara Poggi, commesso il 13 agosto 2007, nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal di gip di Pavia Daniela Garlaschelli. L’incidente probatorio – un accertamento irripetibile svolto in presenza di tutte le parte che un domani potrà essere utilizzato come prova nell’eventuale dibattimento – si apre alle 10.30 in via Fatebenefratelli, nella sede della Polizia scientifica di MiIano. Le nuove indagini, che vedono indagato per omicidio Andrea Sempio in concorso con Alberto Stasi oppure con ignoti, sono condotte dai Carabinieri di Milano e coordinate dalla Procura di Pavia.

CHI SONO I CONSULENTI

A guidare i lavori dell’incidente probatorio (che dureranno molti mesi, visto che l’udienza per presentare le conclusione è fissata per il 24 ottobre) saranno i consulenti nominati dal giudice, la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, che fanno parte della Polizia scientifica. Ci saranno, poi, i consulenti della Procura (Carlo Previderè e Pierangela Grignani) e quelli della difesa di Sempio, Luciano Garofano (che era comandante dei Ris di Parma all’epoca del delitto e quindi seguì in prima persona le indagini di allora) e Luigi Bisogno, ex ispettore superiore di Polizia, in pensione dal 2010, con una notevole esperienza nel campo della dattiloscopia. Ai lavori dell’incidente probatorio prenderanno parte anche i consulenti della famiglia Poggi (Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi) e quelli di Alberto Stasi (Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni), unico imputato e condannato in via definitiva nel 2015 per il delitto a 16 anni di carcere.

IL DNA SOTTO LE UNGHIE

Ci sono molti quesiti a cui i consulenti dovranno rispondere: con le nuove indagini sull’omicidio, infatti, gli inquirenti hanno deciso di analizzare una serie di reperti che al tempo non vennero presi in esame (come alcuni elementi trovati nel cestino della spazzatura di Chiara Poggi), ma anche di puntare su alcuni reperti che in passato non erano stati ritenuti attendibili. E il primo punto di confronto sarà, infatti, sull’utilizzabilità dei due profili genetici estrapolati dai margini ungueali di Chiara, uno dei quali attribuito a Sempio dalla Procura, un altro invece ancora ‘ignoto’. la presenza di questo Dna sotto le unghie era già emerso durante il processo d’appello bis a Stasi. Che fosse stato attribuito a Sempio, anche, era cosa nota. Si era però parlato di un dna ‘mediato’, arrivato sotto le unghie della ragazza per via dell’utilizzo dello stesso computer. Il campione, poi, però, nel corso del processo, venne decretato inutilizzabile dal perito Francesco De Stefano, nominato dai giudici dell’Assise d’appello di Milano: era troppo degradato e la quantità era troppo limitata. E secondo lui la corrispondenza con il Dna di Sempio non era sufficiente, perchè era relativa solo a pochi punti ‘marcatori’. Le nuove tecnologie utilizzate a livello scientifico nei mesi scorsi, invece, con il riaprirsi delle indagini, non solo avrebbero indicato una corrispondenza più netta, ma avrebbero anche stabilito che si tratta di una traccia di Dna ‘da contatto’ (e quindi non derivante dal computer), il che significherebbe collocare Sempio sulla scena del delitto. I periti ora dovranno lavorare, analizzare, studiare e trovare una risposta a tutto ciò. A meno che non convengano sulla tesi dell’inutilizzabilità del reperto.

L’IMPRONTA PALMARE

Ci saranno, poi, le analisi sulla ormai ‘famosa’ impronta numero 33, l’impronta palmare attribuita a Sempio che è stata rilevata sulla parete lungo le scale dove è stato trovato il corpo di Chiara Poggi. La difesa di Sempio è scettica sull’attribuzione dell’impronta al suo assistito e in ogni caso contesterà il fatto che sia un’impronta di quel giorno: Sempio, all’epoca coetaneo e amico del fratello di Chiara Poggi, frequentava la casa e potrebbe averla lasciata in precedenza. Un altro quesito a cui i consulenti devono trovare risposta è il fatto che nell’impronta – rilevata per reazione con la ninidrina, che ha un colore rosso – ci sia o meno sangue. Ma l’intonaco da cui è stata rilevata non si trova più, quindi i periti dovranno lavorare sulle fotografie.

LA SPAZZATURA E I VECCHI REPERTI

Infine, il giudice ha disposto analisi sui vecchi reperti che non sono stati finora analizzati, e ha chiesto che i profili genetici individuato vengano comparati con quelli di una serie di persone di Garlasco che frequentavano la casa o avevano rapporti con Chiara Poggi: alcuni amici del fratello Marco, le due cugine Paola e Stefania Cappa, alcuni carabinieri che hanno lavorato a rilevare le impronte. Nel cestino c’erano due vaschette di Fruttolo, un bric di Estathe con cannuccia. E poi il sacchetto dei cereali, quello dei biscotti un piattino di plastica. Da rianalizzare, poi, sarebbero anche il tampone vaginale e quello rettale di Chiara Poggi, alcuni capelli trovati nelle mani di Chiara; i tamponi salivari di varie persone; un pezzo del tappeto del bagno.

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