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Medio Oriente, anche il cibo è un’arma: oltre che per le bombe si muore per fame


MILANO – Fame, bombardamenti, scuole rase al suolo e ospedali al collasso: è il quadro drammatico che emerge dal rapporto ‘Gaza: la situazione umanitaria’, diffuso da Caritas Ambrosiana con dati aggiornati a giugno 2025 e basati sulle rilevazioni di Ocha (Onu). I morti palestinesi sono saliti a quasi 55.000, tra cui oltre 15.600 bambini, mentre l’82% del territorio della Striscia è militarizzato o evacuato. Il 92% delle abitazioni è distrutto o danneggiato, lasciando quasi due milioni di persone senza un tetto. Il blocco degli aiuti imposto da Israele dal 2 marzo ha trasformato il cibo in un’arma, come denuncia l’Unrwa: “La fame è diffusa, la gente è esausta, possiamo aspettarci morti non solo per le bombe, ma per la fame”.

Il 92% dei bambini sotto i due anni è malnutrito, 290.000 sotto i cinque e 150.000 madri incinte o che allattano avrebbero bisogno di integratori salvavita che non arrivano. Solo il 47% degli ospedali è parzialmente funzionante, 75 su 155 i centri di assistenza attivi, la maggior parte a regime ridotto. Tra 10.500 e 12.500 pazienti, inclusi oltre 4.000 bambini, necessitano evacuazione medica all’estero. Il 65% della popolazione ha accesso a meno di 6 litri d’acqua al giorno, mentre il rischio di epidemie cresce a causa del collasso dei sistemi fognari e dell’invasione di roditori e parassiti.

SITUAZIONE CATASTROFICA NELLE SCUOLE

Nelle scuole, la situazione è catastrofica: il 90% degli edifici è inutilizzabile, 658.000 bambini e 87.000 studenti universitari sono senza aule. Sono già morti 13.677 studenti e 663 insegnanti. Tra i 430 operatori umanitari uccisi figurano anche due membri di Caritas Gerusalemme, Viola Al’Amash e Issam Abedrabbo, con le rispettive famiglie. Intanto migliaia di tonnellate di aiuti giacciono bloccate a pochi chilometri dal muro che dal 2007 isola Gaza, mentre cresce l’appello della rete Caritas -da Caritas Ambrosiana a Caritas Internationalis- per un cessate il fuoco immediato e l’apertura dei canali umanitari.

PRESTO IN SERVIZIO L’AMBULANZA SPECIALE RICAVATA DALLA PAPAMOBILE USATA DA PAPA FRANCESCO

Nonostante il disastro in corso, l’azione sul campo non si è mai fermata. Dopo una sospensione temporanea causata dall’escalation Israele-Iran, Caritas Gerusalemme -sostenuta dalla rete Caritas internazionale- ha ripreso le sue attività. Dieci unità mediche mobili sono oggi operative nella Striscia: cinque a Gaza, una a Nuseirat, due a Deir al Balah, due a Khan Younis. A queste si aggiunge un presidio fisso su Al-Rashid Street, la principale arteria di sfollamento a piedi tra nord e sud, e la clinica ospedaliera di Caritas a Gaza City. Presto entrerà in servizio anche un’ambulanza speciale ricavata dalla papamobile usata da Papa Francesco a Betlemme, adattata da Caritas Svezia. L’impegno non è solo medico. Crescono i programmi di supporto psicosociale e le attività terapeutiche per bambini traumatizzati. Il programma di protesi per mutilati è invece sospeso per l’impossibilità di far arrivare i materiali. In parallelo, Caritas distribuisce sussidi monetari sicuri per l’acquisto di beni essenziali e forma nuovi operatori sanitari locali.

“Anche i nostri collaboratori soffrono la fame mentre cercano di aiutare gli altri”, ha detto Anton Asfar, segretario generale di Caritas Gerusalemme. “Riceviamo ordini di evacuazione ogni giorno, dobbiamo chiudere i presidi e spostarci continuamente. Ma non ci fermiamo”. La rete Caritas ha rilanciato la petizione #CeaseFireNow per un cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari. Firmata da centinaia di migliaia di cittadini nel mondo, è l’ultimo grido inascoltato di una popolazione allo stremo.
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