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Roma

A Cancia come a Blatten, la colpa per gli esperti è del nuovo clima


VENEZIA – Prima un evento nella conca di Cortina, appena 48 ore dopo la “rovinosa colata di detriti” su Cancia investendo oltre 20 edifici pubblici e privati. Sono gli “ennesimi eventi gravitativi ‘ad evoluzione rapida’” e “seguono a breve distanza temporale il drammatico evento occorso a Blatten, sulle alpi svizzere: fanno parte di una normale evoluzione del paesaggio di alta montagna in una catena montuosa geologicamente molto giovane e caratterizzata da un clima medio estremo come quella alpina”. In altre parole, continua Massimiliano Fazzini, climatologo-geologo e coordinatore del team sul rischio climatico della Società italiana di geologia ambientale, “il problema di base è palese e non lascia spazio a dubbio alcuno: il climate change, particolarmente intenso negli ambienti fisici di alta montagna delle medie latitudini, sta favorendo un accelerazione temporale e una maggiore distribuzione spaziale di tali fenomenologie, con ovvie conseguenze sul concetto di rischio in tali ambienti fisici o se si preferisce nei sistemi morfoclimatici glaciali e periglaciali”.

L’alta Valle del Boite, continua in una nota, è “in tal senso una delle aree a maggiore frequenza di tali eventi che avvengono a cadenza quasi annuale; tali eventi da una parte hanno reso ‘famosi’ i paesaggi dolomitici ed in particolari quelli di questa specifica area geografica, regalandoci paesaggi tra i più belli del pianeta, dall’altro stanno determinando un incremento delle condizioni di rischio idrogeologico in alta quota”.

Dunque, è ‘colpa’ del nuovo clima. “Da un punto di vista prettamente meteoclimatico, sono numerose le variabili che concorrono ad una maggiore frequenza di frane di crollo, alluvioni lampo ed evoluzione rapida dei sistemi glaciali. In primis- indica Fazzini- il deciso incremento delle temperature (in particolare nel semestre aprile-ottobre che, provocando una rapida fusione del manto nevoso stagionale anche a quote superiori al limite del bosco), causa una mancanza di protezione dei ghiacciai e delle rocce alle temperature sempre più elevate. Ne derivano una maggiore frequenza di fenomeni di fusione e rigelo, ma soprattutto una accelerazione del processo di fusione del permafrost” che funge da collante tra le rocce e se viene meno sono più facili sono i crolli di porzioni di roccia.

Nel caso di Cancia, “i temporali ‘estivi’ che si manifestano oggigiorno in un periodo temporale ben più esteso -tra giugno e novembre- anche in alta quota, sono tra le variabili atmosferiche più importanti per la comprensione delle colate di detrito. Se sino all’inizio degli anni 2000, questo tipo di precipitazione breve ed intensa avveniva quasi esclusivamente nel bimestre luglio-agosto, oggi di verifica ogni qualvolta lo zero termico si innanza rapidamente e la colonna d’aria troposferica diventa molto instabile”, spiega Fazzini. Notevoli scrosci di pioggia in tempi brevissimi -in questo caso 52 millimetri in 25 minuti e punte di 17 millimetri in appena cinque minuti- “determinano la saturazione delle coltri detritiche presenti alla base delle pareti rocciose e nei canaloni più ripidi o si infiltrano nella roccia gia in equilibrio precario favorendo crolli ed eterogenee colate di detrito di elevata magnitudo”.
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