VENEZIA – Siccome la catena alpina è l’area di media ed alta montagna “più antropizzata dell’intero pianeta e tra le più frequentate turisticamente”, e siccome sta per iniziare la stagione turistica estiva, “è assolutamente necessario un adattamento alle nuove condizioni climatiche” che stanno portato ad un aumento delle frane. La raccomandazione, dopo il crollo a Cancia, è di Massimiliano Fazzini, responsabile del team sul rischio climatico della Società italiana di geologia ambientale. Ad esempio, consiglia, si possono usare tecnologie di monitoraggio ambientale, come “l’interferometria radar, già in uso seppur temporaneo in alcune aree di studio. Grazie agli interferogrammi, si hanno a disposizione segnali che permettono di stimare quantitativamente piccoli spostamenti di materiale compatto o sciolto”.
È la tecnica che ha permesso recentemente di evacuare il villaggio di Blatten, “azzerando di fatto il rischio per perdita di vite umane”. L’interferometria radar da terra può essere integrata con software di allertamento rapido per il monitoraggio in tempo reale “particolarmente utile” per le frane. “L’evoluzione del monitoraggio meteorologico in situ e da remote sensing (immagini satellitari e radar meteorologico, determinante per comprendere la distribuzione in tempo reale degli eventi meteo più intensi, accoppiati a modellazioni geotecniche), consente di far scattare sistemi di early warning di protezione civile, ora necessariamente da contemplare nei piani di emergenza comunali o nei piani di adattamento al cambiamento climatico. In sintesi, per rendere la nostre favolose montagne più sicure e fruibili, occorre rapidamente sviluppare, in particolare alla scala locale, un approccio integrato che combina diverse tecniche per ottenere una comprensione completa del fenomeno e garantire un’efficace mitigazione del rischio”, conclude Fazzini.
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