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Quando la guerra di Israele diventa una pubblicità a pagamento sui media italiani


ROMA – Ero sul sito di Repubblica quando mi è apparsa in home page una mega pubblicità (nella foto) dove una mano accarezzava una piccola bomba atomica. Di lato la scritta: “il regime più pericoloso al mondo non dovrà mai ottenere l’arma più pericolosa al mondo”. Sotto la freccetta con scopri di più. Cliccando partiva un video su youtube del ministero degli Esteri israeliano con il premier Netanyahu che pubblicizzava la sua guerra all’Iran con cartine e percorsi di attacco.

Ricordo la frase storica del giornalismo che generazioni di giornalisti hanno sempre ripetuto: ‘È la stampa bellezza, e tu non puoi farci niente. Niente!’ diceva Humphrey Bogart al criminale alla fine del film L’ultima minaccia del 1952. Oggi, sigh, è cambiata: ‘È la pubblicità bellezza e tu non puoi farci niente. Niente!’. Così anche una guerra con morte e distruzione, diventa oggetto pubblicitario: pagamento in dollari a Google che lo trasmette in automatico a tutti e in tutto il mondo. Una rapida ricerca, e si scopre che la tattica usata oggi a man bassa dalla destra che governa Israele ha un nome preciso: Hasbarà. In lingua ebraica indica gli sforzi di pubbliche relazioni compiuti per diffondere all’estero informazioni positive sullo Stato di Israele e le sue azioni. Il governo israeliano e i suoi sostenitori usano il termine per contrastare quelli che giudicano tentativi di delegittimazione di Israele. Con una sua connotazione precisa: mentre “la propaganda si sforza di evidenziare gli aspetti positivi di una parte di un conflitto, l’hasbarà cerca di spiegare le azioni, siano esse giustificate o meno”.

La destra di Netanyahu che governa Israele da anni ha messo le mani sui media israeliani e con finanziamenti pubblici e pubblicitari mirati si è costruito un suo polo mediatico attraverso il quale ‘spiega’ le sue azioni. Al giornale indipendente Haaretz che mantiene la schiena dritta, fa vera informazione, non si sottomette nel veicolare false verità pilotate dal Governo, ha disdetto tutti gli abbonamenti previsti per i dipendenti pubblici e tagliato la pubblicità. Nel 2015 il servizio pubblico televisivo venne sostituito dal canale Kan più controllato politicamente dal Governo che abolì il canone e lo trasformò in finanziamento pubblico che il parlamento israeliano deve rinnovare ogni tre anni. Altre norme introdotte facilitarono la nascita e la crescita di Canale 14, vero megafono propagandistico della destra anche estrema israeliana. Per capire come funziona la propaganda gestita a livello militare dal Governo Netanyahu si trova in rete una istruttiva intervista a chi lavora alla Hasbarà. Il modello viene spiegato così: “decine e decine di giovani, ragazzi e ragazze, dal sorriso smagliante e inglese impeccabile, accendono la telecamera del cellulare e si filmano mentre raccontano tutta la bellezza che Israele ha da offrire al mondo”. Il volto più noto e seguito da milioni di follower su Facebook è quello di Hananya Naftali, assistente digitale del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Non bisogna difendersi né attaccare quando si fa Hasbarà, bisogna semplicemente raccontare la verità in modo semplice ed efficace”.  Vabbè. Sapete perché questo ragazzo ha deciso di mettersi al servizio della propaganda? Lo spiega lui stesso: “Ricordo che nel 2014 ero un soldato e prima di entrare a Gaza il mio comandante ha riunito tutti per definire le regole di combattimento: ‘Non colpite alcun civile, non importunate alcun innocente, i palestinesi non sono i nostri nemici. Noi abbiamo come obiettivo solo Hamas’. Finita l’operazione tornato a casa ho acceso il cellulare per controllare come i media internazionali avevano raccontato il conflitto di cui avevo fatto parte. Non credevo ai miei occhi. I titoli citavano crimini di guerra mai compiuti dall’esercito israeliano. Ci chiamavano assassini. Ero fuori di me, sapevo come si erano svolte le cose. Non loro. Così ho deciso di fare un video nel quale raccontavo la mia verità. Di lì tutto ha avuto inizio”.

Ha raccontato la sua verità che poi  si è trasformata in propaganda al servizio diretto del premier Netanyahu. E non contano le immagini della distruzione ormai totale di Gaza, le decine e decine di migliaia di palestinesi ammazzati in questi mesi e che l’esercito continua ad assassinare. E meno male che il nostro ragazzo ama i palestinesi, non voglio pensare cosa gli farebbe se gli fossero antipatici. Questo è il momento in cui viviamo, con gente avvertita e il portafoglio sempre più pieno che si mette al servizio dei potenti padroni, con lo scopo, come affermano,  di parlare all’80 per cento dei cittadini, i meno informati, quelli che possono fregare con le loro false verità. Bisogna mantenere i nervi saldi, non mettere tutti nel mucchio. Metà della popolazione israeliana si oppone alla destra che governa e che può continuare a tenere il potere soltanto scatenando una guerra infinita. Penso a questi cittadini e mi auguro che trovino la forza per continuare a lottare e non arrendersi, diventare quella maggioranza che metterà fine al governo della guerra consegnando il premier Netanyahu ai giudici che da anni lo vogliono processare. 
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