ROMA – Un banale litigio con la madre e poi il buio. Sale al primo piano dell’abitazione e la colpisce a morte con un’ascia da boy scout. È successo due giorni fa a Racale, nel Basso Salento, per mano del 21enne Filippo Manni, attualmente in carcere dopo aver confessato di averla uccisa per un rimprovero. La vittima aveva 52 anni.
“La violenza sembra una risoluzione immediata alle problematiche, una facile scorciatoia rispetto a percorsi più difficili e più lunghi da affrontare”, commenta lo psichiatra Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 2, per riflettere su questa gioventù sempre più violenta, in cui basta anche solo un pestone sulla scarpa per uccidere.
L’ultimo Rapporto Espad Italia condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa ha infatti evidenziato una ripresa della violenza giovanile nel nostro Paese. In aumento anche i comportamenti più estremi: “Il 6,2% degli adolescenti ha danneggiato beni pubblici o privati, mentre il 5,8% ha causato gravi ferite a qualcuno, tanto da richiedere cure mediche. Nel corso degli anni, il trend di questi comportamenti ha mostrato fluttuazioni, ma si osserva un incremento generale a partire dal 2021”.
ASSUEFAZIONE ALLA VIOLENZA
“La violenza è stata sempre parte della storia dell’esistenza umana- sottolinea Cozza- ma oggi la possiamo vedere quotidianamente sui social come nei telegiornali. Non solo episodi che riguardano singole persone ma intere popolazioni, a partire dalle attuali scene di guerra”, spiega lo psichiatra. Una continua esposizione alla violenza che può causare nei giovani “assuefazione con la perdita della dimensione tragica degli eventi, eliminando la componente emotiva della realtà. Ad esempio, nel caso Garlasco c’è un interesse per i presunti colpevoli dimenticandosi la dimensione emotiva più rilevante legata alla perdita di una giovane vita”.
AUMENTO DEL DISAGIO GIOVANILE: “SI PENSA DI POTER OTTENERE TUTTO SENZA IMPEGNO”
Il caso di Racale sottolinea “senz’altro un aumento del disagio giovanile correlato ad una società dove sempre di più siamo immersi in un mondo virtuale che passa dallo smartphone, dove le emozioni sono sostituite dalle immagini alle quali ci si abitua e che si scambiano con il mondo reale. Si pensa di poter ottenere tutto senza impegno, senza frustrazioni, senza cadere per poi rialzarsi. Ma quando dal cellulare passiamo alla realtà- avverte Cozza- soprattutto per i più giovani, è difficile accettarla se non si è vissuto in un ambito familiare e scolastico in grado di vivere la vita in tutte le sue parti positive e negative”.
Una ultima considerazione riguarda il tema della salute mentale. “Sicuramente c’è un aumento del disagio psicologico tra gli adolescenti, dall’ansia alla depressione, dalle dipendenze ai disturbi del comportamento alimentare, ma attenzione a non associare in modo automatico e semplicistico la violenza al disturbo mentale, tanto più se è efferata. Sarebbe una risposta rassicurante ma senza validità scientifica- conclude- Chi soffre di disturbi mentali è più probabile che sia vittima e non attore della violenza”.
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