SOCIALE. LE RIMESSE DEI MIGRANTI VALGONO 5MILA MILIARDI
‘La scelta di restare, il coraggio di partire. Il diritto di partire e il diritto di restare’: è il titolo di un incontro organizzato dalla diocesi di Cagliari, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, 20 giugno, a Quartu Sant’Elena. Al centro del dibattito libertà e dignità umana. Temi che richiamano un’altra giornata mondiale, già celebrata il 16 giugno: è dedicata alle rimesse familiari, inviate nei Paesi d’origine a medio e basso reddito dalle persone emigrate all’estero. Secondo uno studio recente, in dieci anni queste risorse hanno raggiunto un valore di cinque trilioni di dollari. Come dire 5mila miliardi di dollari. Le rimesse sono risorse frutto del lavoro e sono essenziali perché in molti Paesi d’Asia, Africa o America Latina si possa far fronte a spese essenziali, per la salute, l’istruzione o la casa.
ANGOLA. I RAGAZZI ‘DI STRADA’ DI LUANDA TORNANO A SCUOLA
Nella baia di Luanda, capitale dell’Angola con quasi 10 milioni di abitanti, sono tanti i bambini e gli adolescenti ‘di strada’ che cercano alternative a una vita di povertà o violenza, a volte anche domestica. A garantire loro alloggi, ascolto, cura e prospettive pensano anche i salesiani di Don Bosco, con la loro rete di case-famiglia. L’iniziativa è parte del progetto ‘Il futuro è nelle nostre mani: azioni integrate per la tutela e la promozione dei giovani in Angola’, realizzato dall’ong Vis – Volontariato internazionale per lo sviluppo – grazie ai fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica: una scelta che, con una semplice firma, permette di moltiplicare i contributi per un mondo più solidale. L’iniziativa riguarda bambini dai cinque anni fino alla maggiore età. Ce ne parla Michela Vallarino, presidente di Vis, a margine di un incontro a Roma dedicato alla cooperazione con i Paesi dell’Africa: “Questo è progetto in cui si inserisce questa parte sostenuta dalla Cei e l’obiettivo è rendere possibile la protezione di questi bambini e bambini prima di tutto e l’inserimento scolastico, ma anche il reinserimento familiare con tutto un lavoro di ricerca del contesto di riferimento, di valutazione della possibilità che il contesto possa prendere in carico l’interessato, e l’accompagnamento verso il reinserimento. Per chi invece non ha questa possibilità di reinserimento in famiglia perché non ci sono le condizioni oggettive di sicurezza e sviluppo del minore, è prevista la continuazione del percorso, con una formazione professionale che possa rendere questi ragazzi autonomi”. Quindi incontri personalizzati, che vanno dal primo contatto col minore in strada fino al reinserimento in famiglia o a corsi professionalizzanti, ferma restando la priorità del reinserimento scolastico. I volontari chiedono sempre a ragazze e ragazzi cosa sognano di fare da grandi e ogni volta si punta in alto: insegnanti, imprenditori, persino presidenti del Vis. “Si è cercato di far riflettere i ragazzi”, sottolinea Vallarino, “sul fatto che quei sogni, che sono sogni di futuro e speranza ma anche di una vita dignitosa e socialmente impegnata, si possono realizzare solamente andando a scuola”.
AFRICA. PIANO MATTEI, SOSTEGNO E MONITO DALLA SOCIETÀ CIVILE
Vertice a Roma il 20 giugno con il primo ministro Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dedicato alle sinergie tra il Piano Mattei promosso dal governo italiano e il Global Gateway, targato Ue. Entrambe le iniziative guardano all’Africa, promettendo un partenariato “alla pari”. A riflettere su opportunità e rischi anche le associazioni della rete di Focsiv, la Federazione degli organismi del volontariato internazionale di ispirazione cristiana. Il consigliere Pierino Martinelli: “Focsiv condivide l’attenzione del Piano Mattei allo sviluppo del continente africano. Abbiamo sempre sottolineato la necessità di interagire con altri strumenti dell’Unione Europea come il Global Gateway”. La società civile, per sua natura, è chiamata sempre a monitorare e ad adottare uno sguardo critico. “Ci sono però alcuni obiettivi essenziali che non vediamo rappresentati a sufficienza”, sottolinea Martinelli, “come la promozione e il rafforzamento dei diritti umani, individuali, sociali ed economici, la riduzione delle disuguaglianze, l’impatto delle azioni sulla crisi climatica globale e la questione degli interessi sul debito dei Paesi, perché sappiamo che questi distolgono risorse da settori primari come l’educazione e la sanità”.
GUINEA BISSAU. RADICI E FUTURO CON IL RISO DI MANGROVIA
Il riso nutre il mondo. Dall’Asia all’Africa, dove contribuisce in misura più importante che in Europa al fabbisogno calorico. Se in Italia si stima che il consumo sia di cinque chili a persona l’anno, in Guinea Bissau, in Africa occidentale, è di circa cento. E sta allora acquisendo importanza anche la coltivazione del riso di mangrovia, una pianta che cresce nelle zone costiere tropicali, presso estuari, lagune e foce dei fiumi. Se ne è discusso nella capitale Bissau durante un incontro promosso da Lvia, ong italiana capofila di un programma che negli ultimi sei anni, con il supporto dell’Unione Europea, ha contribuito a rafforzare la filiera agro-alimentare. Sabado Infande, risicoltrice della Guinea Bissau, sta usando nuovi macchinari: “Ora con il progetto Ianda Guiné il riso lo metti nella macchina è il lavoro viene fatto rapidamente. Prima era davvero faticoso pilare il riso. Vediamo la differenza che c’è, il cambiamento. Adesso non ci stanchiamo molto”. Esther Samper, coordinatrice di Lvia per l’iniziativa: “Speriamo di poter dare buoni risultati in questo cammino e di aver contribuito almeno un po’ a migliorare le condizioni delle famiglie in Guinea Bissau”.
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