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Putin “vieta” la recessione dell’economia russa


ROMA – “Il rischio di stagnazione o addirittura di recessione nell’economia russa non è consentito in nessuna circostanza”. Così Vladimir Putin, nel suo intervento alla sessione plenaria del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, prova a “vietare” per editto la crisi economica. Putin rassicura sui dati della disoccupazione, che “resta al livello minimo del 2,3%”. Ma è acclarato dopo tre anni di guerra in Ucraina l’economia è in affanno, come certificato anche dal suo ministro dello Sviluppo economico, Maxim Reshetnikov. E’ lui che poche ore prima aveva pronunciato la bestemmia: recessione.Durante il Forum Reshetnikov ha dichiarato che i principali indicatori macroeconomici “si stanno raffreddando”, sottolineando come “il sentimento delle imprese” lasci intravedere un possibile calo della produzione. Una previsione che, pur con le dovute cautele, rappresenta una svolta nel discorso ufficiale finora improntato all’ottimismo.La tenuta dell’economia russa, finora garantita da un’impennata della spesa pubblica per la difesa (+25% nel 2024), sembra ormai al limite. La domanda interna ha raggiunto la piena capacità produttiva e la stretta monetaria imposta dalla Banca Centrale – con tassi di interesse al 20% – ha frenato gli investimenti privati. L’inflazione resta su livelli elevati, intorno al 10%, ben lontana dall’obiettivo del 4% fissato dalla governatrice Elvira Nabiullina. Il governo ha tentato un primo allentamento, riducendo i tassi di un punto, ma lo spazio di manovra resta limitato.

Secondo un’analisi di QuiFinanza, il sistema ha mostrato una relativa capacità di adattamento. La Russia ha compensato in parte la fuga di imprese occidentali rilevando infrastrutture già operative e mantenendo attivi i canali economici con paesi come Cina, India, Turchia e Brasile, che non aderiscono alle sanzioni. Ma questa strategia ha accentuato squilibri strutturali. Il settore civile è stagnante e il gettito fiscale risente della flessione dei prezzi del petrolio e della contrazione dei consumi interni.La prospettiva di un collasso repentino dell’economia russa – evocata da diversi leader occidentali all’inizio del conflitto – non si è verificata. Ma la traiettoria attuale segnala un logoramento costante, legato a una dipendenza crescente dall’economia di guerra. Anche se Putin dice che “non è consentito”.
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