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Teheran all’Europa: “L’Iran è pronto a negoziare, ma la guerra finisca”


Foto di @UN_HRC

ROMA – “Siamo stati attaccati mentre andavano avanti in modo promettente i negoziati sul nucleare”: è partito da qui l’intervento del ministro degli Affari esteri dell’Iran, Abbas Araghchi, incontrando a Ginevra il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Un meeting che ha anticipato il vertice con gli omologhi di Francia, Germania e Regno Unito e con l’Alta rappresentante dell’Unione europea, Kaja Kallas, e iniziato nel pomeriggio; si tratta del primo con esponenti dell’Europa da quando Israele ha attaccato l’Iran, tra il 12 e il 13 giugno, innescando la controffensiva di Teheran. Tel Aviv ha motivato l’attacco sostenendo che l’Iran sarebbe in possesso dell’arma atomica e che non avrebbe timori a rivolgerla verso lo Stato ebraico.

Da aprile erano in corso colloqui Tra Iran e Stati Uniti per negoziare la deterrenza atomica di Teheran e per ridare vigore all’accordo sul nucleare del 2015 da cui il presidente Donald Trump uscì unilateralmente nel 2018. Quell’intesa fu concordata anche con l’Unione europea e i paesi “E3”, ossia quelli che oggi Araghchi incontra a Ginevra.

“IL PROGRAMMA NUCLEARE DELL’IRAN È SEMPRE STATO PACIFICO”

Il sesto round negoziale tra Iran e Stati Uniti avrebbe dovuto tenersi domenica 15 giugno ma, dopo l’attacco israeliano, il governo della Repubblica islamica è uscito dai colloqui. Nel corso del vertice di Ginevra, ai giornalisti Araghchi ha detto: “Il programma nucleare dell’Iran è pacifico ed è sempre stato sotto la tutela e il monitoraggio dell’Aiea”, che in questi giorni è intervenuta per chiarire che Teheran non ha – e non è in procinto di avere – l’arma atomica. Pertanto, ha proseguito il ministro, “gli attacchi armati contro impianti nucleari protetti da parte di un regime che non ha sottoscritto alcun trattato sulle armi di distruzione di massa costituiscono un crimine grave e una violazione del diritto internazionale”, in riferimento a Israele.

“L’IRAN PRONTO A PRENDERE NUOVAMENTE IN CONSIDERAZIONE LA DIPLOMAZIA”

Araghchi ha aggiunto poi: “L’Iran è pronto a prendere nuovamente in considerazione la diplomazia, una volta cessata l’aggressione e riconosciute le responsabilità dei crimini commessi”. Confermando la disponibilità a proseguire il dialogo con Ue e gruppo E3, ha riferito che agli omologhi europei “ho chiarito inequivocabilmente che le capacità di difesa dell’Iran non sono negoziabili”.

Prima di queste dichiarazioni, un alto funzionario della presidenza iraniana, Majid Farahani, aveva già detto all’emittente Cnn che l’Iran “non intende fermare il programma di arricchimento”, trattandosi di un programma “a scopi pacifici. Forse può essere ridotto ma non fermato”.

Ancora nel corso dei colloqui, il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha assicurato che Teheran dimostra di “voler proseguire le discussioni”. Lammy si è detto certo che “Questo è un momento pericoloso ed è estremamente importante che non si assista a un’escalation regionale del conflitto”, quindi in un punto stampa coi giornalisti ha ribadito la posizione già espressa in questi giorni dagli alleati di Israele: “L’Iran non può possedere un’arma nucleare”. Il ministro francese Jean-Noël Barrot ha assicurato che “la Francia è sempre dalla parte del diritto internazionale” e che Parigi non prenderà parte al conflitto: “non ha partecipato ad alcuna guerra preventiva” ha detto, evidenziando che un migliaio di connazionali restano in Iran. Quanto all’omologo tedesco Johann Wadephul, ha garantito che Berlino è aperto ai negoziati se “Teheran fornisce concrete garanzie”.

In una giornata particolarmente calda, segnata da numerosi attacchi da ambo le parti, la diplomazia si è mossa anche al Palazzo di vetro di New York: al vertice d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu, il secondo richiesto da Teheran, l’ambasciatrice statunitense Dorothy Shea ha detto che “Non è troppo tardi perché l’Iran faccia la cosa giusta”, ossia “abbandonare del tutto il programma di arricchimento nucleare e ogni ambizione di ottenere armamenti atomici”.

ISRAELE: “I NEGOZIATI NON FUNZIONERANNO”

Da Israele – che oggi ha colpito anche obiettivi nel sud del Libano e condotto altri raid su Gaza, causando decine di vittime – arrivano parole pessimiste: “I negoziati non funzioneranno”. Il premier Benjamin Netanyahu si è detto pronto a “fermare il programma nucleare di Teheran, con o senza Trump”, mentre il capo dell’esercito Eyal Zamir, ha assicurato che Israele è pronto a una “lunga campagna” in Iran: “Sebbene abbiamo ottenuto risultati significativi, ci attendono giorni difficili e dobbiamo rimanere uniti e attenti fino alla fine dell’operazione” con l’obiettivo di “eliminare questa minaccia”.
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