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Tunisia, negli sgomberi dei migranti in fiamme anche la tenda-clinica


ROMA – In Tunisia, nell’area rurale di Sfax, proseguono ormai da quasi tre mesi violenze e abusi contro i migranti subsahariani senza fissa dimora. L’ultimo aggiornamento arriva dal campo al chilometro 30: persone migranti con cui la Dire è in contatto denunciano che è stata data alle fiamme per la terza volta da inizio aprile una clinica medica informale, vale a dire una tenda composta da qualche brandina, farmaci e materiale medico, allestita grazie a donazioni spontanee raccolte da medici e infermieri volontari.

Anche questi sono migranti, che da mesi mettono a disposizione competenze ed energie per assistere uomini, donne e minori bloccati in questo territorio, senza la possibilità né di integrazione in Tunisia né di spostarsi in altri Paesi per trovare lavoro. All’agenzia Dire uno dei medici responsabili, che chiede di parlare in condizione di anonimato per ragioni di sicurezza, spiega: “Agenti della Guardia nazionale sono arrivati stamani intorno alle 7 per sfollarci da qui. Oltre alla clinica, hanno detto che non potevano stare neanche le tende delle persone. Ci hanno dato un po’ di tempo per raccogliere le nostre cose e mettere in salvo i materiali della clinica e poi hanno distrutto tutto”. In un video, il medico mostra l’incendio appiccato alla clinica, che avvolge ciò che resta della struttura in metallo. “Siamo riusciti a portare via alcune cose- continua- ma ora non sappiamo dove andare. È la terza volta che danno fuoco alla nostra clinica. È una situazione terribile”.

A inizio aprile il governo del presidente Kais Saied ha annunciato l’avvio degli sgomberi dall’area agricola tra Chebba e Sfax, lunga 50 chilometri, sede di accampamenti informali per almeno 20mila migranti subsahariani dalla fine del 2023, quando è diventato di fatto impossibile alle persone originarie di altri Paesi africani di avere un lavoro o una casa in affitto. A migliaia si sono riversati quindi nell’area degli oliveti di Sfax dove, tra gli alberi, sono sorti numerosi accampamenti informali e autogestiti.

NUOVE LEGGI RESTRITTIVE: “NON SAPPIAMO DOVE ANDARE”

Le organizzazioni della società civile tunisina non riescono ad assistere le persone migranti per via di nuove leggi restrittive, così da mesi denunciano che le persone sono lasciate a se stesse, senza acqua, cibo, servizi igienici o assistenza medica. I minori non possono andare a scuola. La clinica che stamani è stata data alle fiamme serviva per consentire alle donne di partorire e, più in generale, di ottenere cure in caso di malanni o ferite. Le associazioni avvertono anche che a fronte degli sgomberi, le autorità non forniscono alternative.

“Non sappiamo dove andare” continua il medico, “nessuno di noi ha altri posti dove andare, non è possibile neanche raggiungere un ospedale. Alla clinica ogni giorno ricevevamo tra le 10 e le 20 persone. Noi volontari, tra medici e infermieri, siamo undici”. Come riferiscono i media tunisini, da aprile le operazioni di sgombero si susseguono quasi quotidianamente. Senza alternative, le persone finiscono per spostarsi da una zona all’altra di questo territorio, suscitando le proteste dei proprietari degli oliveti e attirando la piccola criminalità, che, come riferisce ancora il medico, spesso “aggrediscono i migranti per rubare i soldi o il cellulare”.

In queste settimane i migranti hanno organizzato anche dei cortei per chiedere diritti e dignità, facendo appello anche all’Italia, firmataria di accordi con la Tunisia di natura sia economica che per la gestione del fenomeno migratorio, con finanziamenti di diversi milioni di euro con cui viene finanziata la Guardia costiera, impiegata per bloccare le partenze dei migranti verso le coste europee.

A febbraio 2023 il presidente Saied giustificò le politiche anti-migratorie sostenendo la tesi della “sostituzione etnica” della popolazione araba tunisina da parte delle persone originarie dell’Africa occidentale e orientale. Ma l’ultimo censimento 2024 ha rivelato che gli stranieri provenienti dall’Africa non araba dall’Africa, a prescindere che si tratti di studenti, rifugiati, immigrati irregolari, non costituiscono neanche lo 0,2%.

Alla Dire David Yambio, presidente di Refugees in Libya, ha dichiarato: “Contro i migranti c’è un enorme schema di violazioni dei diritti umani che dalla Libia è stato esportato in Tunisia, e consiste in abusi sui migranti catturati in mare dalle Guardie costiere dei due Paesi, poi detenzioni arbitrarie, torture, violenze sessuali, respingimenti nel deserto, e questo anche grazie ai fondi di Italia e Unione europea”.
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