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Milano si rivolge a Civitavecchia per avere pesce fresco per i suoi cittadini

CIVITAVECCHIA – È abbastanza noto che il più grande mercato del pesce in Italia e fra i più grandi nel Mondo è quello di Milano dove da tutta Italia ma anche da altri paesi arriva ogni ben di dio che viene pescato nei mari, nei laghi e nei fiumi. I Milanesi affermano, forse a ragione, che da loro c’è il pesce più fresco d’Italia! Se andate a cercare la sua storia su internet leggerete che “nasce in epoca fascista, con l’esigenza di una struttura specifica per la vendita del pesce. La sede storica è quella di via Sammarini 70”. Girovagando per l’archivio digitale del Corriere della Sera, nella cronaca milanese, ho trovato alcuni articoli che illustrano come Civitavecchia fosse connessa al capoluogo lombardo per l’arrivo sui Navigli del tanto desiderato pesce fresco. Già durante la Grande guerra, era presente un collegamento ferroviario fra le due città per il trasporto del pesce. Lo certifica un articolo, pubblicato il 1 novembre 1916, intitolato L’iniziativa del Comune per la vendita del pesce: “Gli spacci municipali saranno quotidianamente riforniti di pesce di mare delle più svariate qualità dei pescatori che lavorano nelle acque della Sardegna, tra Porto Torres e Golfo Aranci nello stretto di San Bonifacio. Trenta paranze, venute dall’Adriatico, sono adibite alla pesca: e lavorano a coppia, ognuna delle quali può pescare due o tre quintali di pesce. Ogni pescata viene subito trasportata a Porto Torres, di dove, con dei motoscafi, prosegue per Civitavecchia, dov’è caricata sul treno per Milano. Finora sono arrivate tre spedizioni”. Purtroppo, il 3 marzo 1917, il quotidiano milanese lamenta “ritardi negli arrivi del pesce” accusando che a Civitavecchia “il pesce non viene curato con quei riguardi che dovrebbero essere usati, mentre invece viene trattato come qualsiasi altra merce atta a non deteriorarsi così facilmente”. Il risultato: 11 quintali di pesce da buttare. La svolta decisiva arriva dieci anni dopo, quando il 30 gennaio 1927, il Corriere pubblicava l’articolo L’approvvigionamento del pesce. Un progetto per la costituzione di un mercato. A Palazzo Marino, sede del comune meneghino, si discute “il problema del rifornimento del pesce a Milano e della sua vendita al pubblico”. Sono presenti varie autorità, fra cui il sottosegretario all’Economia nazionale on. Bisi e il podestà di Milano Ernesto Belloni. A noi desta interesse la presenza del comm. Ricciardelli “direttore dell’impresa per la pesca presieduta dal Principe di Udine”: la Società Italiana Pesce Oceanico Conservato SIPOC con sede a Civitavecchia. Il sottosegretario espone “il desiderio del Governo perché venga compiuto per Milano e Torino un grande esperimento inteso a rifornire di pesce fresco i mercati di queste due città”. Si concorda un programma di massima che prevede “la pesca, principalmente di merluzzi e sardine, verrebbe effettuata presso le coste del Marocco” dalla flottiglia della SIPOC. Tutto il pescato verrebbe concentrato a Civitavecchia e “di qui, con treni rapidi ed attrezzati allo scopo, verrebbe inoltrato per Milano e Torino”. Belloni appoggia la proposta, promettendo che il Comune “s’interesserebbe del prelievo del pesce da quel porto e del suo trasporto a Milano e quindi della distribuzione in un grande mercato appositamente costruito”. Si certifica così la nascita del grande mercato del pesce di Milano. L’articolo si conclude con l’impegno del Governo di studiare “la forma migliore per il finanziamento delle imprese che si occuperanno della pesca e del concentramento del pesce a Civitavecchia”. Dieci giorni dopo, il podestà Belloni si reca a Roma per conferire con Bisi. Fra le altre cose si parla del futuro mercato centrale del pesce a Milano. Nuovamente Civitavecchia è al centro dei colloqui: sarà il centro principale di approvvigionamento, a cui faranno capo “le varie organizzazioni di pescatori” sia del Tirreno che quelle che si spingono fino in Marocco. Si concorda che “il pesce, trasportato a Civitavecchia, sarà poi in appositi vagoni frigoriferi fatto proseguire per Milano e Torino. Trovandosi Civitavecchia sulla linea ferroviaria dei treni celerissimi di Sarzana e di Torino, il pesce potrà giungere a destinazione coi diretti del mattino” e venduto nel nuovo e grande mercato di smistamento “dotato di frigoriferi perfezionati che permettano una perfetta conservazione del pesce” (Corriere della Sera dell’11 febbraio 1927). Il sogno di Civitavecchia grande centro di spedizione del pesce fresco durerà ben poco. Una statistica apparsa sul Corriere del 27 novembre 1931 certifica che da Civitavecchia arrivano al mercato ittico di Milano solo le aragoste sarde. A far la parte del leone è Venezia con l’Adriatico. Per la nostra città, dopo la vittoria del panettone sulla pizza di Pasqua, è un’altra sconfitta sul fronte lombardo. Poco alla volta, la SIPOC e le altre società specializzate nella pesca oceanica con base a Civitavecchia chiuderanno o si trasferiranno in altre realtà portuali. Resisterà per alcuni anni la Fabbrica del Baccalà ma la guerra la spazzerà via. La città nel dopoguerra sceglierà altre strade, industrie più inquinanti che oggi hanno lasciato solo abbandono e disoccupazione.

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