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Roma

Quattro arresti in Colombia per l’omicidio di Alessandro Coatti


ROMA – Sono stati eseguiti in Colombia provvedimenti restrittivi, emessi dalla Autorità Giudiziaria del Dipartimento di Magdalena, nei confronti di 4 cittadini colombiani ritenuti responsabili dell’omicidio, in concorso, del cittadino italiano Alessandro Coatti, commesso il 6 aprile 2025, a Santa Marta, in Colombia.Lo fa sapere la Procura della Repubblica di Roma, nell’ambito del relativo procedimento, che ha sviluppato le indagini in ambito nazionale, attraverso diversificati e complessi accertamenti svolti dai Carabinieri del ROS “con grande puntualità ed efficacia”.

Coatti era originario di Portomaggiore, in provincia di Ferrara, ed era biologo ricercatore alla Royal Society of Biology di Londra, dove viveva da ormai 8 anni. Era arrivato in Colombia lo scorso 28 marzo, quarta tappa di un lungo un viaggio nei Paesi latinoamericani iniziato a fine anno, dopo aver visitato l’Ecuador, il Perù e la Bolivia. Il suo corpo fatto a pezzi è stato ritrovato all’interno di una valigia.

Come spiega una nota, le investigazioni sono state svolte in sinergia con la Procura Sezionale del Dipartimento di Magdalena nell’ambito di attività rogatoriale, con gli apparati di polizia colombiani e con il costante supporto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e dell’Ambasciata d’Italia a Bogotà, e sono state caratterizzate, oltre che dalla escussione di persone informate sui fatti, da accurati accertamenti tecnici su oggetti e dispositivi elettronici appartenuti alla vittima.Proprio gli approfondimenti sugli apparati informatici hanno permesso di fare luce sugli ultimi giorni di vita di Alessandro Coatti, in particolare sugli spostamenti nella città di Santa Marta, nonché di contribuire alla definizione delle fasi del delitto ed alla acquisizione di elementi utili alla identificazione degli autori.

“Particolarmente significativa” per la Procura di Roma l’indicata cooperazione giudiziaria e di polizia che si è sviluppata con le Autorità colombiane, che hanno condotto “indagini sin da subito e senza sosta in molteplici direzioni fino alla individuazione dei profili di responsabilità”. In tale contesto si è collocato “il proficuo scambio delle evidenze raccolte, con la conseguente ricostruzione della vicenda e del suo drammatico epilogo”. A prescindere dall’ambito territoriale di esecuzione delle misure cautelari, va comunque ricordata la presunzione di innocenza che assiste gli accusati.
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