ROMA – Era marzo. Appena tre mesi fa. Con il 2-2 con l’Uzbekistan (doppietta dell’interista Taremi) l’Iran si qualificava per il Mondiale del 2026, che si giocherà tra Stati Uniti, Messico e Canada. All’alba di domenica gli Stati Uniti hanno bombardato tre siti nucleari in Irana: sei bombe anti-bunker sganciate da Stealth B-2 sul sito di Fordow, e 30 missili Tomahawk lanciati contro Natanz e Isfahan. Tra questi due eventi c’è una crepa: il paradosso dell’Iran bombardato dagli Stati Uniti che andrà a giocare a pallone negli Stati Uniti. Come se sport e realtà vivessero in due realtà parallele.L’Iran era stato inserito da Trump nella lista del travel-ban: ai suoi cittadini è completamente vietato l’ingresso sul suolo americano. Servirà una deroga – prevista dall’amministrazione prima che però scattasse la crisi “nucleare” – per permettere alla nazionale iraniana, ai giocatori e allo staff tecnico di passare la dogana. Sarebbe più “comodo” diplomaticamente se l’Iran finisse inserito in uno dei gironi che si gioca in Messico o Canada, sempre che non si qualifichino per la fase successiva. Ma sono ragionamenti forse inutili: l’Iran potrebbe anche essere escluso dalla competizione per motivi politici. Non sarebbe la prima volta.
L’Iran ha saltato la Coppa del Mondo del 1986 a causa della guerra con l’Iraq (che invece fu ammesso perché in quel caso giocava dalla parte dei “buoni”. E comunque ci sono già altre nazioni escluse dal prossimo Mondiale per motivi politici: la Russia per l’aggressione militare all’Ucraina, il Congo per alcune violazioni dei regolamenti attuali Fifa, e il Pakistan per non aver adottato uno statuto che garantisca elezioni democratiche a livello federale.
E ci sono ovviamente dei precenti storici: nel 1938 la Spagna non partecipò a causa della guerra civile spagnola. Nel 1950 in Brasile furono bandite Germania e Giappone come conseguenza della seconda guerra mondiale. E quattro anni dopo Islanda, Bolivia, Costa Rica, Cuba, Vietnam e India non rispettarono il termine di iscrizione. Nel 1958 in Svezia, assenti Corea del Sud ed Etiopia, Turchia, Indonesia e Sudan si rifiutarono di giocare contro Israele. Nel 1966 venne escluso il Sudafrica per l’apartheid (misura che sarebbe durata fino al 1992. Nel 1970 la Fifa respinse le candidature di Guinea e Zaire per le qualificazioni al Mondiale messicano.
Più recentemente a Italia 90 il Messico fu sospeso dalla Fifa per aver falsificato l’età dei giocatori durante i turni di qualificazione della Coppa del Mondo U-20. E a Usa 94 non giocarono la Jugoslavia (guerra nei Balcani), la Libia (terrorismo) e il Cile squalificato.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it