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Sfere, totem, prue: l’Italia ‘museo diffuso’ delle opere di Arnaldo Pomodoro


RIMINI – Se l’arte è un dono, sicuramente le opere di Arnaldo Pomodoro, ultimo grande maestro del 20° secolo, scomparso ieri sera, domenica 22 giugno, a Milano a 99 anni, sono davvero un grande omaggio lasciato in eredità alle generazioni successive e future di tutto il mondo.

NELLA CHIESETTA SPERDUTA DELLA VALMARECCHIA

Per ammirare una delle numerose e celebri sculture dell’artista contemporaneo infatti non occorre entrare in un museo o andare per forza in una grande capitale europea: a volte appaiono così, dove non te lo aspetti, girando per un piccolo paese del Montefeltro, come Pietrarubbia, che non arriva a mille abitanti, in provincia di Pesaro e Urbino, o a Soliera, con i suoi 15 mila abitanti, in provincia di Modena. Nel primo paese, entrando nella chiesetta di San Silvestro, si possono ammirare un altare e una pala unici nel loro genere, che portano la sua firma, a Soliera invece, proprio il prossimo 3 luglio, è prevista l’inaugurazione della nuova opera intitolata “Sfera di luce II”.

LA ‘PALLA’ SUL MARE DI PESARO E L’OMAGGIO AI PARTIGIANI DI MODENA

E poi nelle città della provincia italiana: Pesaro, dove la ‘Sfera Grande’ di Pomodoro, conosciuta da tutti come la ‘Palla’, è stata e continua ad essere un punto di ritrovo per generazioni di giovani, così come a Modena, dove si trova la scultura “Una battaglia per i partigiani”, dal 1972 posizionata nel cimitero monumentale di San Cataldo. O ancora a Rimini, dove si trova “La Prua”, capolavoro dedicato a Federico Fellini, all’ingresso del Cimitero Monumentale della città. Poi passando per Pavia si può ammirare la “Triade” agli Horti dell’Almo Collegio Borromeo.

I TOTEM VANDALIZZATI DI PIAZZA VERDI A BOLOGNA

Mentre a Bologna si trovano i “Totem”, colonne in acciaio, bronzo e cemento che dal 1972 al 1990 svettavano in piazza Verdi. Poi, vittime di vandalismi e dimenticanze, oggi hanno trovato nuova vita nel Giardino del Cavaticcio, nel parco di sculture sorto all’ombra del Mambo.

IL TRIS DI ROMA

Ma anche nella Capitale non mancano le opere dell’artista contemporaneo, sono ben tre: la Sfera Grande della Farnesina, l’obelisco Novecento collocato nei pressi del palazzo dello Sport di Roma, infine la “Sfera con Sfera” nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani.

LA SCULTURA AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE A LAMPEDUSA

E ancora, la presenza delle sculture di Pomodoro sono capillari lungo tutto lo Stivale e non solo: arrivano in luoghi simbolo e di confine come Lampedusa, dove svetta l’obelisco Cassodoro, dall’artista stesso definito “un monumento ai caduti di tutte le guerre ed insieme un’opera in onore della capacità di vivere”.

Tra le città in cui risalire alle ‘tracce’ dell’artista contemporaneo, da nord a sud del Paese, si possono citare Sorrento, Genova, Milano, Terni, Torino, Tivoli, Belluno, San Giovanni Rotondo e ancora all’estero a Copenaghen, Brisbane, Dublino, Los Angeles, oltre a figurare nei maggiori musei mondial. Una delle sue “Sfera con sfera” infine è stata donata dall’Italia all’Onu e svetta proprio davanti sede dell’organizzazione a New York.

IL COLPO D’ALI NEL SUO PAESE NATALE

Resta infine il suo ricordo nella città natale di Arnaldo Pomodoro: Morciano di Romagna, paesone dell’entroterra romagnolo, a 30 chilometri da Rimini e 10 dalla costa romagnola, ma a pochi chilometri dal confine marchigiano, dove poi, ad Orciano di Pesaro, Arnaldo e suo fratello, Giò Pomodoro hanno trascorso invece l’infanzia, prima di partire per Milano e il mondo.

Oggi il comune di Morciano di Romagna che dette i natali ad Arnaldo Pomodoro nel 1926, esprime “profondo cordoglio per la scomparsa dell’illustre concittadino e maestro indiscusso dell’artecontemporanea”. “Con lui se ne va non solo un artista di fama internazionale- sono le parole pubblicate sul profilo social dell’amministrazione- ma anche un uomo che ha saputo interpretare il nostro tempo attraverso la materia, la forma e il pensiero. Morciano di Romagna si stringe con affetto alla famiglia e a quanti lo hanno amato, ricordando con orgoglio le sue radici nella nostra terra. Il suo genio creativo continuerà a vivere nelle sue opere, che restano patrimonio dell’umanità intera”. A Morciano Pomodoro lascia infine un’altra grande scultura, “il Colpo d’Ali”, immersa in uno specchio d’acqua, tra anonimi palazzi commerciali (e non sede di ministeri o organismi internazionali). Perché le opere di Pomodoro arrivano “a segno” dove non te lo aspetti.

Anche Bologna custodisce opere di Arnaldo Pomodoro, lo scultore romagnolo, originario di Morciano, scomparso alla soglia dei 99 anni. Ma la sua eredità è di quelle che fanno discutere. Sono i tre “Totem”, le colonne in acciaio, bronzo e cemento che dal 1972 al 1990 adornarono piazza Verdi e che ora, dopo molte polemiche, vicissitudini, dimenticanze, restauri, hanno trovato una sistemazione definitiva nel Giardino del Cavaticcio, nel parco di sculture sorto all’ombra del Mambo.

Anche Bologna custodisce opere di Arnaldo Pomodoro, lo scultore romagnolo, originario di Morciano, scomparso alla soglia dei 99 anni. Ma la sua eredità è di quelle che fanno discutere. Sono i tre “Totem”, le colonne in acciaio, bronzo e cemento che dal 1972 al 1990 adornarono piazza Verdi e che ora, dopo molte polemiche, vicissitudini, dimenticanze, restauri, hanno trovato una sistemazione definitiva nel Giardino del Cavaticcio, nel parco di sculture sorto all’ombra del Mambo.

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La vita dei tre Totem è stata davvero travagliata. Nel 1972, il Comune di Bologna decise di acquistare una delle tre sculture per 23 milioni di lire e Arnaldo Pomodoro donò all’amministrazione le altre due “sorelle”. Era un’epoca in cui le città si abbellivano di opere d’arte contemporanea anche nei centri storici e il sindaco Renato Zangheri decise di collocarle in piazza Verdi, davanti al Teatro Comunale, nel cuore del quartiere universitario. I tre totem si ispiravano alle colonne dei portici e dialogavano perfettamente con il contesto.

Un contesto diventato nel giro di pochi anni uno dei punti nevralgici della vita bolognese. I tre totem hanno visto sfilare le manifestazioni studentesche del 1977, hanno respirato i fumogeni e hanno visto marciare i blindati delle forze dell’ordine arrivati per sedare i manifestanti. Sono stati ricoperti dai tazebao politici, dalle pubblicità e da opere d’arte effimere. Hanno tenuto a battesimo performance artistiche, feste di laurea e la frenetica vita della piazza.opo tante vicissitudini, nel 1990 l’amministrazione decise che non era più il caso di lasciarli inermi a patire tanta vitalità e che sarebbe stato meglio trasferirli davanti alla Galleria d’arte Moderna in piazza Costituzione. I tre “Totem” vennero quindi smontati ma per sei anni rimasero a pezzi sotto una terrazza della Gam.

Arnaldo Pomodoro si sentì mortificato da tanta incuria e protestò: “Ripuliteli, restaurateli e rimetteteli in piazza Verdi”, fu la sua sentenza.

Disattesa, perché le tre sculture vennero sì restaurate, da uno dei professionisti più qualificati in città, Giovanni Morigi, ma nel 1996 vennero poi collocate nel giardinetto davanti alla Gam, dialogando con la struttura disegnata da Leone Pancaldi.

Non fu quella però l’ultima destinazione dei “Totem” di Arnaldo Pomodoro. Nel 2005 la Gam si trasferì all’ex Forno del Pane in via Don Minzoni cambiando nome, “Mambo”, e traslocando tutta la sua collezione permanente. Le tre colonne vennero quindi smontate nuovamente ma questa volta allestite prontamente e dal 2011 si ergono nel Giardino del Cavaticcio, nel retro del Museo.

Ma le polemiche non si sono mai spente. C’è chi dice che lì non si vedono, che non sono in sintonia con il contesto, e c’è chi invoca il ritorno delle opere nel quartiere universitario, il luogo per cui vennero pensate: nel 2017 l’Associazione via Petroni e Dintorni chiese di spostarle in piazza Rossini, nel 2020 lo hanno ribadito altri comitati come Piazza Verdi Zona Universitaria, Mascarella Vecchia, Nuovo Borgo Mascarella, Guasto dei Bentivoglio. Intanto i “totem” fanno bella mostra di sé nella tranquillità del parco.

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