ROMA – La Chiesa celebra oggi la solennità della natività di San Giovanni Battista e il 29 agosto ne celebrerà la memoria del martirio. Gesù stesso disse di lui: “In verità vi dico: fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”. Ultimo dei grandi profeti d’Israele, primo testimone di Gesù, iniziatore di un battesimo per il perdono dei peccati e, in questo contesto, battezzatore di Gesù. Fu martire per la difesa della legge giudaica e venne decapitato.
LA NASCITA MIRACOLOSA
La sua storia la racconta nei particolari Famiglia Cristiana: “La madre Elisabetta era sterile e ormai anziana. Un giorno, mentre il marito Zaccaria offriva l’incenso nel Tempio, gli comparve l’arcangelo Gabriele che gli disse: ‘Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché sarà grande davanti al Signore’ e proseguendo nel descrivere le sue virtù, cioè pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni in Israele, precursore del Signore con lo spirito e la forza di Elia. Dopo quella visione, Elisabetta concepì un figlio fra la meraviglia dei parenti e conoscenti; al sesto mese della sua gravidanza, l’arcangelo Gabriele, il ‘messaggero celeste’, fu mandato da Dio a Nazareth ad annunciare a Maria la maternità del Cristo. Maria allora si recò dalla cugina Elisabetta per farle visita e al suo saluto, declamò il bellissimo canto del ‘Magnificat’, per le meraviglie che Dio stava operando per la salvezza dell’umanità e mentre Elisabetta esultante la benediceva, anche il figlio che portava in grembo, sussultò di gioia. Quando Giovanni nacque, il padre Zaccaria che all’annuncio di Gabriele era diventato muto per la sua incredulità, riacquistò la voce, la nascita avvenne (sei mesi prima di Cristo, ndr) ad Ain Karim, a circa sette km ad ovest di Gerusalemme, città che vanta questa tradizione risalente al secolo VI, con due santuari dedicati alla Visitazione e alla Natività”.
CURIOSITÀ
La testa di san Giovanni Battista, detto per questo ‘decollato’, è oggi conservata nella Chiesa di san Silvestro in Capite a Roma, priva però della mandibola che si trova nella cattedrale di S. Lorenzo di Viterbo. Il culto di San Giovanni Battista si diffuse prestissimo in tutta la cristianità; molte città ne presero il nome e lo scelsero come patrono tra cui in Italia, Torino, Firenze, Genova, Ragusa.
Giovanni Battista è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli, spesso ritratto bambino accanto al piccolo Gesù, con il nome di Giovannino.
Nel passato, quella di San Giovanni era una delle feste religiose e profane più sentite nella Roma di una volta. La festa per il patrono della città cominciava la notte della vigilia, la cosiddetta “notte delle streghe”, durante la quale si credeva che le streghe venissero chiamate a raccolta sui prati del Laterano dai fantasmi di Erodiade e di sua figlia Salomè, dannate per aver causato la decapitazione del santo, e andassero in giro per la città a catturare le anime prima di proseguire per Benevento, città delle streghe per eccellenza. Era quindi essenziale ricorrere a rituali magici e forme di esorcismo.
Dopo aver benedetto i letti e la porta di casa, la gente partiva da tutti i rioni di Roma al lume di torce e candele: arrivati sulla piazza, si accendevano falò per scacciare le forze occulte, si pregava e si mangiavano le lumache nelle osterie e nelle baracche allestite sulla piazza. Alcune famiglie se le portavano addirittura da casa, in un “callaro”, ovvero un enorme pentolone, pieno di lumache al sugo. Mangiare le lumache, le cui corna rappresentavano discordie e preoccupazioni, significava infatti distruggere le avversità.
In questa magica notte entrano in gioco anche la rugiada, cui si attribuivano poteri curativi e che veniva raccolta sui prati, e l’aglio, per il famoso il proverbio “Chi non compra aglio a San Giovanni, è povero tutto l’anno”. Durante la notte venivano inoltre aperti al pubblico i bagni del Tevere e gli abitanti della città potevano bagnarsi nella fontana di San Giovanni: si credeva infatti che durante il giorno della sua festività il santo avrebbe regalato maggiori miracoli rispetto al resto dell’anno.
La partecipazione popolare era massiccia, si mangiava e si beveva in abbondanza e soprattutto si faceva rumore con trombe, trombette, campanacci, tamburelli e petardi di ogni tipo per impaurire le streghe, affinché non potessero cogliere le erbe utilizzate per i loro incantesimi. La festa si concludeva al sorgere del sole: lo sparo del Cannone di Castel Sant’Angelo annunciava l’inizio della messa celebrata dal Papa alla Basilica di San Giovanni in Laterano, dopo la quale dalla loggia della basilica venivano gettate monete d’oro e d’argento, scatenando così la folla presente.
Oggi, purtroppo, la tradizionale festa di San Giovanni ha perso quasi del tutto la sua antica importanza, ma rivive da alcuni anni a questa parte in alcune manifestazioni organizzate per l’occasione.
(In foto San Giovanni Battista di Leonardo Da Vinci conservata al Louvre di Parigi)
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