ROMA – “Un fenomeno che non possiamo più ignorare è il ritiro sociale dei nostri giovani. Gli Hikikomori sono solo la punta dell’iceberg di un disagio più ampio, perché ogni giovane che si chiude in casa è una sconfitta per tutti noi”. Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo oggi al question time alla Camera in merito alle iniziative volte a prevenire e contrastare il fenomeno degli hikikomori, anche in relazione agli impegni assunti dal governo nel 2023. “Quasi due anni fa- ha ricordato il ministro- quest’Aula ha approvato una serie di mozioni sul fenomeno degli ‘Hikikomori’. Un impegno preciso per sensibilizzare, prevenire e contrastare questa forma estrema di isolamento giovanile. Il ministero della Salute non è rimasto fermo. Nel corso degli anni abbiamo promosso e finanziato numerose attività di prevenzione del disagio giovanile, ma la pandemia ci ha costretto ad accelerare. Nel 2022, attraverso il Programma CCM, abbiamo finanziato il progetto ‘Effetti dell’emergenza pandemica Covid 19 sui minori: strategie di prevenzione e contrasto delle problematiche di salute mentale e delle dipendenze’. Un progetto concluso a maggio 2024 che ha dato risultati concreti”.
Questo lavoro ha prodotto, innanzitutto, dati “affidabili. Abbiamo creato un sistema per monitorare tempestivamente gli accessi ai servizi neuropsichici e delle dipendenze tra i minori. Senza numeri certi non si fa programmazione seria, né regionale né nazionale. Ma soprattutto- ha evidenziato ancora Schillaci- abbiamo sviluppato strategie basate sulle evidenze per promuovere quella che chiamiamo ‘salute mentale positiva’. Bisogna prevenire il disagio, costruendo nei ragazzi gli anticorpi psicologici necessari. La rete collaborativa funziona. Abbiamo consolidato la collaborazione tra istituzioni, professionisti, famiglie e, punto fondamentale, i ragazzi stessi. I risultati ci hanno permesso di attivare un sistema di sorveglianza interregionale che non si fermerà qui”. Schillaci ha quindi elencato gli strumenti pratici messi in campo dal ministero della Salute: “Abbiamo sviluppato un modello di analisi dei flussi informativi per intercettare tempestivamente le problematiche di salute mentale nei giovani. E abbiamo raccolto buone prassi, creando kit formativi specifici per le scuole. Perché la scuola resta il primo presidio di osservazione e intervento; abbiamo tradotto e adattato il manuale ‘Mental health in schools’ dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e implementato materiali informativi sulla piattaforma Iss”. In raccordo con ‘la rete scuole che promuovono la salute’, “abbiamo attivato percorsi formativi per docenti, referenti scolastici e peer educator. Perché spesso dietro il ritiro sociale c’è una difficoltà di integrazione che parte proprio dai banchi di scuola”.
Nell’ambito del Programma CCM 2024, invece, il ministero ha finanziato “tre progetti specifici che vanno al cuore del problema: ‘Adolescenza e tentativo di suicidio’; ‘Modelli organizzativi per la presa in carico precoce; ‘Prevenzione e intervento nei comportamenti autolesivi’. Abbiamo siglato protocolli di intesa con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, con Unicef e con il Ministero dell’Istruzione e del Merito”. Perché la salute mentale dei giovani “non può essere competenza di un solo ministero- ha evidenziato il ministro- Il punto è questo. Il ministero della Salute riserva sempre grande attenzione alla salute psico-fisica di bambini e adolescenti. Ma sappiamo che c’è ancora tanto da fare. Oggi possiamo dire di aver fatto passi concreti, ma il percorso è ancora lungo. Continueremo a investire in prevenzione, formazione e reti territoriali. Gli Hikikomori sono solo la punta dell’iceberg di un disagio più ampio, perché ogni giovane che si chiude in casa è una sconfitta per tutti noi”, ha concluso.
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