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Le bombe americane hanno rallentato il nucleare iraniano solo un po’, dice il Pentagono


ROMA – No, non hanno “annientato” il nucleare iraniano. Secondo una valutazione riservata della Defense Intelligence Agency (DIA) americana, gli attacchi ordinati da Donald Trump contro i siti nucleari iraniani non hanno raggiunto gli obiettivi dichiarati dal Presidente. Due delle strutture colpite non sarebbero state distrutte e l’impatto complessivo sul programma nucleare di Teheran si limiterebbe a un ritardo di pochi mesi. Lo rivelano alla CNN due fonti informate sul contenuto del rapporto.

La DIA, braccio operativo del Pentagono in materia di intelligence, ha riscontrato che gran parte delle centrifughe potrebbe tornare operativa nel giro di settimane. Inoltre, le scorte di uranio altamente arricchito – materiale potenzialmente utilizzabile per fini militari – sarebbero state spostate prima dell’operazione, forse verso siti non dichiarati.Le conclusioni dell’agenzia smentiscono le parole di Trump, che in un discorso televisivo aveva parlato di “completa e totale distruzione” degli impianti di Natanz, Fordow e Isfahan. “L’Iran deve ora fare la pace”, aveva dichiarato dalla Casa Bianca, prima di imporre con qualche difficoltà il successivo cessate il fuoco tuttora in vigore. La realtà sul campo appare diversa. Fordow, considerato uno dei siti più protetti della Repubblica Islamica, è scavato sotto le montagne Zagros e difeso da decine di metri di roccia calcarea e dolomitica. La stessa DIA, già durante il briefing di gennaio, aveva avvisato che le bombe anti-bunker GBU-57 da 30.000 libbre non sarebbero riuscite a penetrare a fondo nella struttura. Solo un’arma nucleare tattica, secondo i tecnici, avrebbe potuto annientarla.La missione, condotta dal Comando Centrale USA, ha visto l’impiego di bombardieri B-2, che hanno sganciato 12 GBU-57 su Fordow e due su Natanz. A Isfahan, invece, sono piovuti circa 30 missili Tomahawk lanciati da un sottomarino della Marina. Mentre il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha ribadito la narrativa del “successo totale”, il capo di stato maggiore congiunto Dan Caine ha adottato toni più prudenti: “Tutti e tre i siti hanno subito gravi danni, ma la valutazione finale non è ancora completa”.Il rapporto, trapelato alla CNN, ha fatto infuriare Trump, che su Truth Social ha ribadito in maiuscolo: “I SITI NUCLEARI IN IRAN SONO COMPLETAMENTE DISTRUTTI!”. La Casa Bianca ha denunciato la fuga di notizie come un tentativo deliberato di sminuire il presidente e screditare l’azione dei piloti coinvolti.Il vicepresidente J.D. Vance ha ammesso che gli Stati Uniti non sanno dove sia stato nascosto l’uranio più pericoloso, promettendo indagini nelle prossime settimane. Nel frattempo, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha dichiarato di non poter più giustificare la presenza in Iran di circa 400 kg di uranio arricchito al 60%.
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