ROMA – Mentre nella Striscia di Gaza si continua a morire in attesa di un pezzo di pane e le tensioni tra Iran e Israele non accennano a diminuire, da Gerusalemme il cardinale Pizzaballa afferma che non ci sarà “una pace vera fino a quando non si affronterà in maniera seria e radicale la questione palestinese”. Una visione la sua, raccontata nell’intervista rilasciata a Repubblica, che si presenta al momento come l’unica soluzione possibile per un’intesa duratura: “Pace è una parola impegnativa. Il cessate il fuoco è importante perché evita che le tensioni si espandano a tutta la regione, ma la pace richiederà tempi lunghi e sarà molto difficile”.
Dal 1990, anno in cui è arrivato a Gerusalemme, Pizzaballa ha avuto l’occasione di incontrare politici palestinesi e israeliani, di conoscere a fondo la gente e quella realtà: “Il mondo arabo è collegato: ci sono i confini fra i vari Stati, ma ci sono anche legami molto forti che vanno al di là dei confini. La questione palestinese è uno di questi legami. Non è la prima volta che viene messa da parte: succede, ci sono alti e bassi. Purtroppo manca una visione politica”.
Per il Patriarca latino, dopo lo spostamento dell’attenzione pubblica sul conflitto tra Israele e Iran, per Gaza si può fare solo una cosa “resistere: ma non in maniera passiva(…)Le immagini di Gaza sono immagini che toccano l’umanità: e in un contesto in cui c’è la tendenza a deumanizzare l’altro, credo che sia importante tutto questo desiderio di solidarietà che vediamo verso la gente di Gaza. Noi, come Chiesa, a parte i pochi aiuti monetari che possiamo dare, abbiamo solo un’arma: la parola. E dunque, continueremo a parlare. Senza vergogna e senza paura. Anche se l’attenzione del mondo andrà da un’altra parte”.
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