ROMA – La retromarcia ha una tempistica curiosa, se non sospetta. Trump se l’è presa, moltissimo, per i dossier dell’intelligence americana che smentivano la “distruzione totale” del programma nucleare iraniano, trapelati tra New York Times e Cnn. E un attimo dopo ecco che il direttore della CIA, John Ratcliffe, dichiara che invece ha ragione il Presidente: le bombe Usa hanno “gravemente danneggiato” i siti di arricchimento dell’uranio. Il rapporto iniziale della Defense Intelligence Agency (DIA) era – dicono ora – basato su valutazioni preliminari, già obsoleto. Anche altre agenzie di spionaggio statunitensi stavano valutando l’entità dei danni, ma nessuna informazione resa pubblica ha finora corroborato la descrizione di Trump riguardo al livello di distruzione, sebbene tutte abbiano confermato che i danni sono stati considerevoli.
Il rapporto della DIA, basato su informazioni raccolte a poco più di 24 ore dagli attacchi americani a tre siti nucleari iraniani, descriveva un livello di danno che variava da moderato a grave. Secondo fonti informate, se l’ipotesi della DIA sul danno moderato al sito sotterraneo di Fordo fosse corretta, l’impianto sarebbe inutilizzabile e l’Iran non cercherebbe di ripristinarvi le capacità di arricchimento. Tuttavia, lo stesso rapporto avvertiva che, in caso di errore in questa ipotesi, l’Iran potrebbe sviluppare rapidamente un’arma nucleare in pochi mesi.
Oggi la CIA ha offerto una prospettiva diversa. Ratcliffe ha dichiarato di aver acquisito nuove informazioni sullo stato del programma nucleare iraniano e sui siti colpiti dai bombardieri americani: “Nuove informazioni provenienti da una fonte storicamente affidabile e accurata dicono che diversi importanti impianti nucleari iraniani sono stati distrutti e dovranno essere ricostruiti nel corso degli anni”.
Anche la National Security Agency (NSA), che si occupa delle intercettazioni telefoniche e delle comunicazioni su internet, ha esaminato le dichiarazioni iraniane sugli attacchi e sul destino delle loro riserve di uranio. La National Geospatial-Intelligence Agency (NGA), specializzata in immagini satellitari, ha analizzato i movimenti intorno ai siti nucleari nei giorni precedenti gli attacchi. E Tulsi Gabbard, direttrice dell’intelligence nazionale, ha pubblicato sui social nuove prove che indicherebbero la necessità di anni per l’Iran per ricostruire i tre siti colpiti.
NON E’ UNA STORIA NUOVA
Le controversie sulle conclusioni delle agenzie di intelligence sono state una costante nella politica estera americana per oltre due decenni, ricorda il New York Times. Dagli avvertimenti su Al Qaeda prima dell’11 settembre, alle informazioni sui programmi di armamento iracheni che l’amministrazione Bush utilizzò per giustificare l’invasione del 2003 (e che furono poi smentite), fino alla recente questione dell’attribuzione della diffusione del coronavirus alla Cina.
Oggi il Segretario alla Difesa Pete Hegseth e il Generale Dan Caine, Presidente dello Stato Maggiore Congiunto, terranno una conferenza stampa. Il Senato avrebbe dovuto ascoltare i funzionari dell’intelligence, ma l’amministrazione ha optato per un briefing con il Segretario di Stato Marco Rubio, anche consigliere ad interim per la sicurezza nazionale, e Hegseth. Durante un’audizione della Commissione Intelligence del Senato, il senatore Mark Warner, democratico di spicco, ha espresso la speranza che i funzionari del gabinetto potessero affrontare le discrepanze tra le affermazioni di Trump e la possibilità che “le informazioni di intelligence potrebbero non essere così rosee”. Warner ha sottolineato: “Questo schema ripetuto di manipolazione o occultamento di informazioni di intelligence per sostenere una narrazione politica è profondamente allarmante. Abbiamo visto dove porta questa strada.”
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