ROMA – Un luogo di ascolto tutelato per le persone vittime o testimoni di discriminazioni basate su nazionalità, origine, provenienza, religione e appartenenza culturale, che ha l’obiettivo di raccogliere segnalazioni, valutare la presenza di elementi discriminatori e aiutare le persone a individuare una soluzione adeguata, anche tramite il coinvolgimento di professionalità esperte in mediazione culturale e dei conflitti, consulenza legale e supporto psicologico. È lo Sportello Antirazzista, lo spazio aperto a marzo scorso a Reggio Emilia dal Comune in sinergia con la Fondazione Mondinsieme, che oggi pomeriggio stato protagonista di una conferenza stampa alla Camera dei deputati con l’obiettivo di esportare questa ‘best practice’ in altre città italiane.
All’iniziativa, dal titolo ‘Un’Italia plurale’ e organizzata dalla deputata del Pd, Ilenia Malavasi, hanno partecipato Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera, Emily Marion Clancy, vicesindaca del Comune di Bologna, Marwa Mahmoud, assessore a Politiche educative, Intercultura e Diritti umani del Comune di Reggio Emilia, Luca Rizzo Nervo, delegato per le Politiche per l’immigrazione e la cooperazione internazionale presso la Presidenza della Regione Emilia-Romagna, Federico Faloppa, fondatore della Rete nazionale di contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, Comitato di indirizzo progetto europeo Cities, Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia e Grazia Naletto, responsabile area migrazioni e lotta al razzismo di Lunaria.
Lo Sportello Antirazzista di Reggio Emilia, collocato presso il Centro interculturale Mondinsieme di via Marzabotto 3, è una delle azioni del progetto europeo Cities, che vede l’amministrazione comunale tra i capofila. Insieme allo Sportello è presente un osservatorio per raccogliere tutte le segnalazioni discriminatorie, anche quelle che non sono penalmente perseguibili per la legislazione italiana ma possono rappresentare un’aggressione verbale ingiustificata.
“Vogliamo accendere un faro sul razzismo, un fenomeno in costante crescita nel Paese con i numeri che segnano un aumento anno dopo anno. Un fenomeno che non è solo itaiano e questo è evidente in periferia come nei gradi centri urbani”, ha spiegato Braga intervenendo all’iniziativa a Montecitorio. Per questo, “a partire dall’esperienza di Reggio Emilia, che ha dato vita a uno Sportello Antirazzista come spazio di ascolto e orientamento per vittime di razzismo e crimini d’odio, chiediamo al Governo di dotarsi di quel Piano nazionale contro il razzismo previsto da una direttiva europea del 2020 e che ci vede in ritardo, perché la Commissione ne prescriveva la redazione entro il 2022. L’adozione di un Piano nazionale porterebbe a metodologie di contrasto e prevenzione molto più efficaci”.
Questa iniziativa, ha sottolineato Mahmoud, “vuole fare luce sulla Strategia nazionale per il contrasto alle discriminazioni e ai crimini d’odio che ancora manca, nonostante le sollecitazioni europee. Nonostante questo, in Italia molti Comuni si sono attrezzati per sopperire a queste mancanze”. In particolare, ha proseguito l’assessore alle Politiche sociali di Reggio Emilia, “la nostra è un’iniziativa all’interno progetto Cities (Cities Initiative Towards Inclusive and Equitable Societies), finalizzato a politiche antidiscriminatorie, che ha visto negli ultimi anni un costante e determinato agire dei Comuni, soprattutto Torino, Reggio Emilia e Bologna, che sono riusciti a portare ad approvazione in Consiglio comunale un Piano locale contro le discriminazioni”. Per Mahmoud “le istituzioni locali, soprattutto in Italia, possono essere determinanti e giocare un ruolo fondamentale per contrastare il razzismo, la xenofobia e tutte le forme di discriminazione, che a volte sono subdole e striscianti e colpiscono persone invisibili o rese tali dalle istituzioni stesse. A partire dai territori, e quindi dal contesto scolastico, lavorativo o accademico, vengono a galla tutti i giorni differenze linguistiche, culturali e spirituali che possono essere vissute come opportunità di crescita e di reciproca ricchezza”.
Ma come funzionano i Piani locali? “Il Piano locale nasce attraverso un percorso partecipativo con la comunità e i cittadini e diventa poi uno strumento politico operativo”, ha spiegato sempre Mahmoud. A Reggio Emilia “la partecipazione ha reso il tutto più motivato e sentito, poi il processo di stesura ha fatto sì che ci fossero aree di intervento dedicate e, secondo noi, è significativo se gli enti locali riescono a lavorare principalmente su se stessi, guardando alla propria pancia e ai propri servizi e mettendosi in discussione nella quotidianità, come nella relazione tra welfare ed educazione o nel lavoro quotidiano della Polizia locale”.
Un percorso che, però, non è esente da ostacoli. “Quando inauguriamo sportelli e azioni a livello territoriale- ha chiosato l’assessore comunale- la destra dice che i razzisti non esistono, che enti locali e organizzazioni della società civile si inventano le cose e che stanno esagerando, e poi gli stessi amministratori vengono attaccati in modo organizzato. Il Governo dice di aver approvato il Piano nazionale ma non è stato pubblicato, e così gli stessi partiti attaccano delle realtà virtuose sui territori danneggiando l’agire quotidiano di associazioni che operano da decenni e che hanno creato un preziosissimo welfare quotidiano che andrebbe invece difeso e valorizzato”, ha concluso Mahmoud.
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