FIRENZE – Nella cella numero 25 due cellulari e un tablet erano nascosti dentro una televisione, un router invece era inserito nel box per le telefonate, in modo da permettere l’accesso a internet. E poi tra le pareti delle celle si facevano dei fori, per poi richiuderli con la calce, per nascondere telefoni o sacchetti con droga. Il carcere di Prato è stato ‘scoperchiato’ da una maxi operazione con 300 uomini delle forze dell’ordine in azione: il blitz è scattato nella prima mattinata di oggi, sabato 28 giugno, con scene da film. Un elicottero in sorvolo sul penitenziario e oltre 260 agenti mobilitati per le perquisizioni, altri 60 poliziotti schierati in assetto antisommossa: un’operazione imponente programmata per dare una stretta a un fenomeno che- come è emerso dalle ispezioni- era diffuso, soprattutto nei reparti ad alta e media sicurezza, dove sono rinchiusi i detenuti per reati di stampo mafioso.
SMARTPHONE E COCAINA INTRODOTTI IN PACCHI POSTALI O IN PALLONI DA CALCIO
In sostanza, da tempo smartphone e smartwatch, ma anche cocaina e hashish arrivavano indisturbati ai detenuti tramite pacchi postali o nascosti all’interno di palloni da calcio. L’ingresso alla Dogaia poteva avvenire anche grazie all complicità di alcuni agenti della polizia penitenziaria in cambio di soldi: ‘tangenti’ da migliaia di euro ad ogni concessione. Non solo i detenuti dell’alta sicurezza potevano godere di una certa libertà di movimento nel reparto e di un regime di vigilanza ‘light’. Avevano a disposizione schede telefoniche, con intestatari fittizi, attivate in negozi di telefonia di Roma e di Napoli, in modo da poter comunicare tranquillamento verso l’esterno del carcere.
I NASCONDIGLI CREATIVI DENTRO IL CARCERE
I pacchetti con droga e device erano recuperati da altri detenuti o dagli stessi dipendenti del carcere, poi gli apparecchi venivano nascosti in doppifondi, nelle pentole, negli elettrodomestici, nei sanitari dei bagni, in buchi nelle pareti, sotto i wc, nello sportello di frigoriferi, nei piedi dei tavoli. E persino nelle cavità anali dei detenuti.
Il bilancio della maxi operazione, frutto dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Prato, diretta da Luca Tescaroli, ha portato a 127 detenuti perquisiti, di cui 27 indagati per reati legati alla detenzione e all’utilizzo illecito di apparecchi di comunicazione e, in alcuni casi, per legami con il traffico di droga. Gli altri cento detenuti, seppur non ancora formalmente imputati, sono stati perquisiti per presunti favori e utilizzo di strumenti proibiti all’interno del carcere. Non solo: si è arrivati a mettere sotto indagine anche 4 agenti penitenziari per corruzione.
“DENTRO IL PENITENZIARIO MASSICCIO TASSO DI ILLEGALITÀ”
indagare quattro agenti penitenziari per corruzione. “La struttura carceraria pratese è caratterizzata, per un verso, da un apparente massiccio tasso di illegalità e dalla estrema difficoltà di assicurare la sicurezza passiva dei detenuti”, sono le parole del procuratore capo di Prato Tescaroli, a conclusione dell’operazione. Il procuratore sottolinea infatti “l’insufficienza di personale per quanto riguarda il ruolo degli ispettori e dei sovraintendenti, ruoli caratterizzati, rispettivamente, da una carenza di organico del 47% e del 56,52%”. Ma a rendere più complicate le cose ci sono anche “l’assenza e il continuo ricambio delle figure direttive del carcere- prosegue Tescaroli- i molteplici disagi e malattie mentali di vari detenuti, da plurimi suicidi- due nel secondo semestre del 2024- e dalla scarsità delle possibilità di lavoro”. Tutti elementi che “inibiscono la funzione di prevenzione speciale e la rieducazione della pena, e la dignità stessa dei detenuti”, sottolinea infine il procuratore capo.
INDAGATI ANCHE 3 AGENTI PENITENZIARI DOPO L’AGGRESSIONE AL KILLER DELLE ESCORT
La maxioperazione è stata preceduta dai primi risultati sull’indagine per l’aggressione subita in carcere da Vasile Frumuzache, il 32enne romeno conosciuto come il killer delle escort, dopo la confessione degli omicidi di Denisa Maria Adas e Ana Maria Andrei. Il giorno dell’arresto, il 6 giugno scorso, all’uomo è stato versato dell’olio bollente da un altro detenuto, parente di una delle vittime.
Per quell’aggressione ora tre agenti. un 24enne originario di Caserta, un 40enne di Belvedere Marittimo (Cosenza) e un 45enne di Napoli- dovranno rispondere delle ipotesi di reato di rifiuto di atti d’ufficio e lesioni colpose. Questo perché, secondo l’accusa, nonostante le precise direttive impartite dalla procura al comandante del carcere e le rassicurazioni sulla tutela del detenuto, poche ore dopo il suo ingresso in carcere, un altro carcerato è riuscito ad avvicinarsi a Frumuzache in modo da versargli addosso un pentolino di olio bollente, causandogli gravi ustioni al volto e agli arti. Il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, stigmatizza che non si sia riusciti ad assicurare il controllo e la protezione richiesti per Vasile Frumuzache: di qui l’avvio dell’indagine nei confronti degli agenti coinvolti.
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