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Migranti, a Roma e nel Lazio un fenomeno a due volti


ROMA – È un’immigrazione a due volti quella di oggi a Roma e nel Lazio. Da un lato, soprattutto la capitale, continua ad essere una delle principali porte di accesso per percorsi spesso destinati a proseguire verso altre mete, in Italia o in Europa: un’immigrazione dal continuo ricambio e con una forte componente di passaggio, per la quale il “rimanere” si rivela spesso difficile o non è proprio contemplato. Dall’altro, cresce una presenza di stranieri sempre più stabile e “ordinaria”, con caratteristiche di consolidamento. È quanto emerge da diversi capitoli del 20° rapporto Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in collaborazione con l’Istituto di studi politici “S. Pio V” e presentato in Campidoglio.

I NUMERI DEL FENOMENO NEL LAZIO E A ROMA

Nella regione risiedono 643mila cittadini stranieri, di cui l’80,2% (517mila) nella Città metropolitana di Roma e più della metà (350mila) nella Capitale, dove in 20 anni la presenza è più che raddoppiata (+110%). Dal punto di vista anagrafico, nel Lazio la popolazione straniera si conferma mediamente più giovane rispetto a quella italiana: circa il 75% ha meno di 50 anni, contro il 50% degli italiani e, soprattutto, le persone con 65 anni e oltre sono appena il 6,4% a fronte del 25,6% degli italiani. Tuttavia, si osserva un graduale invecchiamento: nella città di Roma, tra il Censimento del 2001 e quello del 2021, la quota di under 40 è scesa dal 64,7% al 49,3%, mentre quella degli over 60 è salita all’11,2%. Si procede, quindi, verso un’incidenza via via maggiore delle fasce di età adulte, in particolare tra le donne. L’evoluzione avuta tra i due Censimenti si riscontra anche nella composizione di genere: se nel 2001 nella Capitale c’erano 74 uomini ogni 100 donne, oggi il rapporto è salito a 92 su 100. Altra peculiarità della città di Roma rispetto al resto della regione è l’elevata percentuale di famiglie unipersonali, che nel 2023 nella capitale hanno superato il 53,1% tra quelle con almeno un componente straniero, rispetto al 23,7% del 2001. Un dato legato sia alla natura ancora mobile e poco radicata di buona parte della popolazione migrante della Capitale sia alla marcata polarizzazione di genere di alcune collettività numerose, come quella ucraina e bangladese, in cui nel 70% dei casi le famiglie sono formate rispettivamente da sole donne e soli uomini. Ne deriva una natalità che tra gli stranieri residenti a Roma, pur restando superiore a quella degli italiani, risulta più bassa che nella media degli immigrati in Italia, con 7,7 nati nel 2021 ogni mille residenti rispetto agli 11,2 del resto del Paese.

NEL LAZIO PERSONE PERSONE DI 188 NAZIONALITÀ

Nel complesso, il Lazio ospita cittadini originari di quasi tutto il mondo (188 nazionalità), ma con evidenti peculiarità nell’area romana. La più numerosa resta la comunità romena, che nella sola Città metropolitana di Roma concentra oltre un settimo (14,2%) di tutti i connazionali residenti nella penisola; nella stessa area sono inoltre presenti più di un quinto dei bangladesi (20,4%) residenti in Italia, oltre un quarto dei filippini (25,6%), il 18% dei polacchi, il 14% dei peruviani e più di un decimo degli indiani. Nonostante i numerosi anni di residenza necessari per diventare italiani, al Censimento del 2021 i nuovi cittadini erano più di 1 milione e mezzo in Italia e quasi 62mila nel comune di Roma. La capitale, però, si distingue per un tasso di acquisizione di cittadinanza decisamente ridotto: circa 18 nuovi italiani ogni 100 stranieri a fronte di circa 31 in Italia. Anche le 14.450 acquisizioni di cittadinanza italiana registrate nel Lazio a fine 2023 (il 6,8% del totale in Italia: 213.567) hanno prodotto un’incidenza per mille stranieri quasi dimezzata rispetto a quella rilevata a livello nazionale: 22,6 rispetto a 41,1. Dati che, ancora una volta, confermano i due volti dell’immigrazione a Roma e nel Lazio: quello di luogo di insediamento e stabilizzazione per molte famiglie e individui stranieri e quello di tappa di passaggio con flussi in continua evoluzione.

DI SCIULLO: “GIUBILEO DA SEMPRE METTE ROMA AL CENTRO DELL’ATTENZIONE MONDIALE”

“Siamo nel mezzo di un Giubileo, che da sempre mette Roma al centro dell’attenzione mondiale. Questo, in particolare, è nato sotto l’insegna della speranza e ora continua in nome della pace, cifra di inizio pontificato di papa Leone. Ma il mondo precipita nelle guerre e dilagano stermini di popolazioni, pulizie etniche, distruzioni globali. Da Roma, cuore mondiale dell’anno giubilare, urgono testimonianze credibili e convincenti di civiltà della pace, cura dei migranti e cultura del dialogo e del rispetto. È ciò a cui Idos intende contribuire con questa ventesima, speciale edizione dell’Osservatorio” afferma Luca Di Sciullo, presidente di Idos. Aggiunge Paolo De Nardis, Presidente dell’ Istituto di studi politici “S. Pio V”: “Ancora una volta Roma e il Lazio si presentano come punto di riferimento analitico fondamentale per la stessa fotografia del Paese, nell’ottica delle nuove morfologie della stratificazione sociale prodotte dal fenomeno migratorio, anche per una revisione delle categorie analitiche che vogliano indagare sulla realtà sociale e territoriale che a sua volta ogni anno si fa sempre più cangiante e foriera di diversificati sviluppi”.
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