di Mattia Cecchini e Andrea Mari
BOLOGNA – “È andata bene, molto bene. Dai, complimenti. E che fatica, ma questo è stato un grande anno dal punto di vista processuale: Cavallini e ora Bellini, abbiamo fatto filotto”. Dopo aver temuto per tanto tempo che ci fosse chi potesse ostacolare gli ultimi processi sulla strage alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle 85 vittime (e 200 feriti), si avvia al suo ultimo 2 agosto con questo ruolo potendo dire che “si chiude un cerchio” con la pronuncia di oggi della Cassazione. “Complimenti”, dice e confida a se stesso, ma con il pensiero rivolto ai tanti che hanno permesso di arrivare fin qui.
“STRAGE IDEATA DALLA P2 E REALIZZATA DA TERRORISTI FASCISTI: SI PUÒ ANDARE AVANTI”
“Io me lo ricordo quando i soci dell’associazione hanno firmato per intraprendere la via giudiziaria” per risalire ai mandanti, e a una verità più completa, “e tutti erano convinti: per la nostra associazione così determinata, oggi è una bella soddisfazione. Ci credevamo, non era una barzelletta quel che volevamo provare a dimostrare”. Ovvero, arrivare a mettere un punto fermo che “ha comprovato che i terroristi fascisti hanno fatto la strage, che è stata ideata e finanziata dai vertici della P2, protetta, coperta e aiutata dai vertici dei servizi segreti iscritti alla P2” e che gli autori della strage “non erano degli sprovveduti ma persone ben addestrate. Ecco, chi e perchè le addestrò? Non credo che quel tipo di addestramento lo impari andando a sparacchiare nel bosco”, dice Bolognesi, parlando alla ‘Dire’. E dunque lasciando intendere che restano un cammino o più di uno da percorrere: “Adesso forse si potrebbero aprire processi rimasti in stand by, Mattarella, Moro… Se la verità qualcuno la vuole sul serio, i documenti trattati nei processi Bellini e Cavallini potrebbero permettere di andare avanti”.
La sentenza con cui oggi i giudici della Sesta sezione penale della Corte di Cassazione hanno fatto diventare definitiva la condanna all’ergastolo dell’ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione, è “una sentenza molto particolare, chiude un cerchio”, insiste sul punto Bolognesi. E molto merito lo attribuisce alle tecnologie di digitalizzazione di carte e documenti: da quando è possibile usare la digitalizzazione “se prima avevi il problema di avere 30.000 documenti da mettere a posto, ora hai solo il problema di avere quei documenti: se li inserisci tutti in computer e fai le domande da fare, si troverebbero altre 50 persone coinvolte nella strage”. Ma per adesso va più che bene così: al prossimo 2 agosto “potremo dire di aver chiuso un cerchio, un fatto importante e estremamente positivo. Abbiamo i mandanti, i protettori degli esecutori e gli esecutori… Se mai si studierà il dopoguerra italiano questa sentenza farà parte della storia. Praticamente si dice che il piano di Rinascita di Gelli era un piano golpista”. Bolognesi parla di risultato che inorgoglisce i parenti delle vittime “e una città che ci è sempre stata al fianco. Il 2 agosto, con un caldo ignobile e le scuole chiuse, la piazza davanti alla stazione è sempre piena: c’è una rispondenza incredibile” della città alla causa dei familiari delle vittime della strage. Ma quindi, con questa sentenza, è anche il tempo di una pacificazione sul 2 agosto? “C’è il perdono che è una cosa personale e non deve mai mettere le mani sulla giustizia. La pacificazione oggi è un assurdo, ci potrà essere solo con la verità completa, quando si saprà tutta. Parlare ora di pacificazione vuol dire offendere le vittime”, taglia corto e avvisa Bolognesi.
BOLOGNESI FA UN PASSO INDIETRO: LAMBERTINI È IL NUOVO PRESIDENTE
Cambio, e si può ben definire storico, alla guida dell’associazione che riunisce i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Il presidente Paolo Bolognesi, infatti, lascia il testimone al suo attuale vice, Paolo Lambertini. Figlio di Mirella Fornasari, una delle “ragazze della Cigar” vittima della bomba alla stazione, Lambertini ha ricevuto l’investitura da Bolognesi nel corso di un’intervista che lo storico presidente del’associazione ha rilasciato a ‘On ER’, il settimanale tv dell’Assemblea legislativa.”È la fine di un’epoca- sono le prime parole di Bolognesi a conferma del passaggio di testimone- io comincio avere un’età, ho quasi 81 anni. Se vuoi bene all’associazione che rappresenti, bisogna cominciare a pensare di passare la mano”. Lambertini, ricorda Bolognesi, che a sua volta raccolse l’eredità di Torquato Secci, “è vicepresidente da quasi 10 anni ma è sempre stato dentro l’associazione, dal momento in cui ha avuto l’età per esserci e credo che sia preparato proprio per poter affrontare tutti i vari compiti che l’associazione può dare”. Bolognesi resterà comunque presidente onorario dell’associazione. L’intervista andrà in onda durante la puntata di ‘On ER’ in programma domani, mercoledì 2 luglio, sulle principali reti televisive dell’Emilia-Romagna.
LEPORE: “ORMAI STORIA È SCOLPITA IN MARMO GIUSTIZIA”
La sentenza con cui, oggi, la Sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha reso definitive le condanne di Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia “è la seconda sentenza sulla strage del 2 agosto 1980 passata in giudicato dopo quella riguardante un altro autore materiale, Gilberto Cavallini (condannato definitivamente all’ergastolo lo scorso 15 gennaio, ndr). Ormai la storia è chiara ed è scolpita nel marmo della giustizia”. A dirlo, commentando la pronuncia con cui la Suprema Corte ha confermato l’ergastolo a Bellini per concorso nell’attentato alla stazione di Bologna, i sei anni a Segatel per depistaggio e i quattro a Catracchia per false informazioni al pubblico ministero, è il sindaco del capoluogo emiliano Matteo Lepore.
“Con la sentenza di oggi- scrive in una nota il primo cittadino- si conferma in modo definitivo una condanna a uno degli autori materiali della strage, nonché la ricostruzione riguardo a chi la organizzò e finanziò. La loggia massonica P2, apparati dello Stato, servizi segreti e ambienti politici della destra di allora sono le menti perverse e criminali dietro al più grande attentato nella storia italiana dal dopoguerra, eseguito da terroristi neri”. Ora, chiosa Lepore, “sappiamo la verità, scritta in una pagina indelebile della storia repubblicana”, sulla “bomba fascista alla stazione, che ha causato 85 morti e oltre 200 feriti, segnando per sempre le vite di intere generazioni”, e adesso “tocca alla politica e alle istituzioni prendere atto in modo integrale di queste sentenze e inginocchiarsi di fronte ai familiari delle vittime”.
Secondo Lepore, l’Italia “ha bisogno di fare i conti con il proprio passato, e in particolare con gli anni della strategia della tensione, per dirsi a pieno titolo una democrazia. Senza i cittadini e le vittime cosa sapremmo della nostra storia?”, domanda il primo cittadino bolognese, per il quale “ora spetta al Parlamento e al Governo farsene carico in modo ufficiale”.Da parte sua, il sindaco tiene a ringraziare, a nome della città, “tutti gli avvocati di parte civile che hanno contribuito a questo straordinario risultato, i familiari delle vittime per la loro battaglia grazie alla quale oggi gli italiani e le italiane conoscono la verità, la magistratura e tutto il personale della giustizia italiana che ha servito con disciplina e onore il Paese in questi 45 anni, i veri servitori dello Stato, quasi sempre anonimi ma fondamentali, dalle Forze dell’ordine al personale degli archivi pubblici” e infine “la società civile, le italiane e gli italiani che hanno resistito, e i bolognesi che non si sono mai arresi”.
Sulla sentenza dice la sua, con un post su Facebook, anche la presidente del Quartiere Navile ed esponente del Pd Federica Mazzoni, che si è recata a Roma per seguire il processo in Cassazione in rappresentanza del Comune. “Adesso- scrive- sulla strage fascista del 2 agosto 1980 abbiamo tutta la verità e la giustizia possibile”. Quella del 2 agosto, si legge nel post, fu “una strage politica voluta e maturata per destabilizzare la vita democratica del Paese, colpire la Repubblica e portare a compimento quella strategia della tensione che si opponeva a una libera dialettica politica, a una volontà popolare che avrebbe potuto portare il Pci al Governo. Questo non lo volevano in molti, apparati dello Stato istituzionali e para istituzionali, servizi segreti, la loggia massonica P2, pezzi di partiti di destra e movimenti neofascisti”. Quella di oggi, prosegue Mazzoni, “è una dolorosa vittoria, a un mese dai 45 anni dalla strage, ma oggi sappiamo tutto”. Da parte sua, l’esponente dem sottolinea che “come città di Bologna, nel senso più pieno di questa nostra comunità che non si arrende e ha il coraggio delle battaglie, siamo stati accanto ai parenti delle vittime dall’inizio e mai smetteremo. Per me- aggiunge- poter rappresentare dall’inizio, e anche oggi, il Comune è stata un’emozione e un onore. Non mancano, infine, i ringraziamenti al sindaco Matteo Lepore, all’associazione dei familiari delle vittime, al collegio degli avvocati e avvocate di parte civile e alla Procura generale, che ha portato avanti il procedimento avocando l’indagine nel momento in cui la Procura intendeva chiederne l’archiviazione. Oggi, conclude Mazzoni, “giustizia è arrivata non solo per loro e non solo per Bologna, ma per l’Italia democratica, che mai si è piegata che mai smetterà di trasmettere memoria critica e impegno”.
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