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Orta (Colibrì): “Accelerare i Piani nazionali per l’adozione dell’AI in sanità”

Redazione

BOLOGNA – L’intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando il panorama della sanità globale, promettendo di ridefinire il modo in cui diagnosi, terapie e assistenza vengono erogate. In Italia, questa urgenza è stata colta da figure come Averardo Orta del Consorzio Ospedaliero Colibrì, che invoca un’accelerazione nei piani nazionali per l’adozione dell’AI, ben oltre le singole, seppur lodevoli, iniziative locali.
“DIAGNOSTICA E AI, UNA REALTÀ CHE CHE FUNZIONA”
“L’introduzione dell’AI nella diagnostica per immagini ha già dimostrato risultati straordinari- afferma Averardo Orta- Ha consentito di ridurre i tempi di refertazione, aumentare significativamente la qualità dei referti e, aspetto non meno importante, ridurre l’esposizione del paziente. Non si tratta più di una sperimentazione, ma di una realtà che funziona”.
La visione di Orta, e con lui di molti esperti del settore, va oltre la sola diagnostica. “Ora è necessario che vengano attuati piani nazionali per l’introduzione dell’AI all’interno di tutto il processo diagnostico, terapeutico e assistenziale” spiega Orta. Questa integrazione a 360 gradi è vista come l’unica via per affrontare le crescenti sfide del sistema sanitario: invecchiamento della popolazione, aumento delle malattie croniche e la costante pressione sui bilanci.
“Solo con questo potentissimo strumento si può coniugare la necessità di ridurre i costi generali con l’esigenza di aumentare le prestazioni migliorandone l’efficacia” sottolinea Orta. L’AI, infatti, può ottimizzare la gestione delle risorse, prevedere l’andamento delle patologie, personalizzare le terapie e supportare il personale medico in decisioni complesse, liberando tempo prezioso per l’interazione umana con il paziente.
“ESTENDERE L’INNOVAZIONE SU TUTTO IL TERRITORIO, IN MODO EQUO”
Anche in Italia, come evidenziato da Orta, “già oggi singole strutture sanitarie iniziano ad utilizzare quotidianamente l’AI all’interno dei propri reparti”. Queste iniziative private, spesso all’avanguardia, dimostrano il potenziale e la volontà di innovazione. Tuttavia, la loro frammentazione limita l’impatto complessivo. “Per ottenere vantaggi su larga scala è necessario che le lodevoli iniziative private vengano inserite un quadro nazionale, che estenda su tutto il territorio, con equità, le migliori pratiche”, ribadisce Orta.
LA SITUAZIONE IN EUROPA
A livello europeo, la situazione è variegata. Paesi come il Regno Unito e la Germania hanno già lanciato strategie nazionali per l’AI in sanità, investendo in ricerca, sviluppo e adozione su larga scala. L’Unione Europea stessa, con il suo AI Act e altre iniziative, mira a creare un quadro normativo e di supporto per l’innovazione responsabile. Tuttavia, la messa a terra di queste strategie è complessa e richiede coordinamento tra gli stati membri, investimenti significativi e un’attenta gestione delle questioni etiche e di privacy dei dati. L’Italia, pur riconoscendo il potenziale, sta ancora definendo i contorni di un piano organico che possa superare la frammentazione attuale e garantire un accesso equo alle innovazioni AI.
APRIPISTA GLI USA, MA DISEGUALE L’ACCESSO A CURE E TECNOLOGIE
Negli Stati Uniti, l’adozione dell’AI in sanità è in una fase più avanzata, spinta da un ecosistema di startup innovative, grandi aziende tecnologiche e investimenti privati massicci. La Food and Drug Administration (Fda) ha già approvato centinaia di dispositivi medici basati su AI, accelerando l’integrazione di queste tecnologie nella pratica clinica. La telemedicina potenziata dall’AI, la scoperta di farmaci e la medicina di precisione sono aree in cui gli Usa stanno facendo da apripista.
Tuttavia, anche oltreoceano emergono sfide. La disuguaglianza nell’accesso alle cure e alle tecnologie avanzate, la necessità di robusti quadri normativi per la protezione dei dati e la gestione degli algoritmi ‘black box’ (difficili da interpretare) sono temi centrali di dibattito. Nonostante la rapida adozione, anche negli Usa si discute dell’importanza di una governance più omogenea e di standard di interoperabilità per massimizzare i benefici dell’AI su vasta scala.

Le parole di Averardo Orta risuonano come un monito e un’opportunità. L’intelligenza artificiale non è più una promessa futuristica, ma uno strumento concreto per migliorare la salute dei cittadini e l’efficienza dei sistemi sanitari. La sfida per l’Italia, e per l’Europa, è trasformare le lodevoli iniziative individuali in un movimento nazionale coeso, che garantisca a tutti i cittadini l’accesso equo ai benefici di questa rivoluzione tecnologica, guidando l’innovazione con responsabilità e lungimiranza. Solo così si potrà cogliere appieno il potenziale dell’AI per una sanità più efficace, equa e sostenibile.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

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