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Speciale Camera-Territori. ‘Stati generali gioco’: “Serve riforma, a pagare sono enti locali”


ROMA – Una riforma del gioco che parta dal confronto con i territori, il livello che più ha a che fare con le conseguenze dell’azzardopatia, mettendo insieme operatori, concessionari, Agenzia delle Dogane e terzo settore. È questo l’obiettivo de ‘Gli Stati Generali del Gioco’, convegno organizzato e promosso dalla Fondazione Bruno Buozzi e dall’intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo, coordinato dal deputato Pd e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.All’evento, dal sottotitolo evocativo ‘La riforma nasca dal confronto e rimetta al centro la tutela della persona’, hanno partecipato tra gli altri Antonio Giuliani, dirigente Ufficio Gioco a distanza e scommesse della Direzione Giochi/Adm; Paolo Jarre, psicoterapeuta; Don Armando Zappolini, di Mettiamoci in gioco; Geronimo Cardia, presidente Acadi; Riccardo Pedrizzi, già presidente della commissione Finanze nella XIV legislatura in Senato; Emmanuele Cangianelli, presidente Egp Fipe Confcommercio; Stefano Locatelli, vicepresidente dell’Anci; Massimo Fabi, assessore della Regione Emilia-Romagna e coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni. Presenti anche i parlamentari dell’intergruppo e, tramite un videomessaggio, anche il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei.

Intervistato dall’agenzia Dire, Vaccari ha spiegato che “a febbraio avevamo lanciato al Governo la proposta di convocare gli Stati generali sul Gioco; siccome il Governo non ci ha risposto e ha fatto orecchie da mercante allora abbiamo riconvocato noi operatori del gioco, concessionari, Agenzia delle Dogane e il terzo settore, che su questo hanno posizioni molto chiare e diversa e che però vanno fatte conciliare se si vuole costruire una riforma del gioco fisico – adesso prorogata al 2026 – condivisa e quindi più stabile e duratura nel tempo. Noi abbiamo provato a farlo, augurandoci che ci possano trovare dei punti di convergenza da mettere nelle mani del Governo per costruire questa proposta nel tempo che abbiamo davanti”.

All’incontro hanno partecipato anche molti rappresentanti di enti e istituzioni territoriali: “Abbiamo chiamato anche Anci e la Conferenza delle Regioni perché sono due attori fondamentali in questo confronto, dato che sono i soggetti che direttamente hanno a che fare con gli effetti del gioco e, quindi, dell’azzardo patologico e di tutte le famiglie e le persone coinvolte da questa dipendenza che è stata messa in grande difficoltà dal fatto che è stato abolito l’Osservatorio nazionale, accorpato dentro una Consulta su tutte le dipendenze”. Non solo, perché, ha detto sempre Vaccari alla Dire, “sono state ridotte le risorse e buttati a mare otto anni di lavoro congiunto tra Comuni, Regioni e ministeri, tanti ministeri, per costruire progetti di prevenzione da un lato e di cura dall’altro. Serve quindi che anche i territori possano dire da loro, al di là del fatto che sono stati in un qualche modo ‘comprati’ dal conferimento di una parte del gettito del gioco. Non è così che si costruisce la condivisione su una proposta”, ha concluso il deputato.

Come ha ribadito anche il presidente della Fondazione Bruno Buozzi, Giorgio Benvenuto, “già lo scorso febbraio avevamo auspicato un riordino del gioco pubblico, codificato tramite il confronto tra maggioranza e opposizione per promuovere – per quanto possibile – una condivisione sulla nuova regolamentazione del settore. Quell’auspicio è rimasto tale, ma il convegno ha comunque seminato idee e aperto un dibattito. Nel frattempo, il decreto sul riordino del gioco fisico, inizialmente previsto per agosto, è stato rinviato con una proroga al 31 dicembre 2026”.Gli operatori del settore, ha proseguito il presidente della Fondazione Bruno Buozzi, “chiedono da tempo una regolamentazione più chiara e stabile, soprattutto per quanto riguarda il gioco fisico, oggi disciplinato da norme frammentate e disomogenee. C’è inoltre un’opportunità importante: far emergere in modo più strutturato il tema del gioco patologico, che finora è stato affrontato in maniera insufficiente – come dimostrano i dati e le storie personali legate all’azzardopatia e alle sue gravi conseguenze economiche, familiari e relazionali”.Il gioco pubblico, ha sottolineato Benvenuto, “genera una raccolta annua di circa 160 miliardi di euro, in crescita costante. Tuttavia, le entrate erariali per lo Stato si attestano oggi poco sopra i 10 miliardi e rischiano di diminuire ulteriormente se la normativa non verrà aggiornata. È dunque evidente la necessità di rivedere anche il sistema tributario, che deve includere una regolamentazione più efficace del gioco telematico – attualmente meno controllato e con ricadute occupazionali molto inferiori rispetto al gioco fisico, che oggi rappresenta la modalità meno diffusa e meno favorita”.
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