35.4 C
Roma

Afghanistan, è crisi sia dentro che fuori il Paese


ROMA – Si avvicina il quarto anniversario del ritorno dei talebani al potere in Afghanistan, quando, il 15 agosto 2021 issarono la loro bandiera sul palazzo presidenziale di Kabul, dopo l’uscita frettolosa dei contingenti Nato a guida statunitense, di cui era parte anche l’Italia. Da allora, la condizione di vita degli afghani non accenna migliorare né per i residenti, né per i profughi nei Paesi vicini. E’ su questi ultimi che in settimana si sono concetrati l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e la Federazione di Croce rossa e Mezzaluna rossa internazionale (Ifrc), che hanno lanciato l’allarme sui ritorni forzati da Pakistan e Iran, principali paesi di destinazione per i rifugiati. Dal Pakistan secondo l’Ifrc, dal 2023 sono rientrati un milione di afghani nel quadro della politica promossa da Islamabad per espellere tutti i profughi afghani residenti irregolarmente. Una dinamica che si è intensificata con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, a gennaio scorso. Quanto all’Iran, primo paese al mondo per popolazione rifugiata secondo dati Unhcr (3,4 milioni), a marzo ha varato una legge che stabilisce l’interruzione al rinnovo del permesso di soggiorno per gli afghani nel Paese. Ancora l’Ifrc avverte che 800mila afghani hanno attraversato il valico di frontiera di Islam Qala, nell’Afghanistan occidentale, di ritorno dall’Iran da gennaio 2025. Di questi, secondo l’Agenzia Onu, 640mila sono rientrati solo nel mese di giugno.

APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE A SOSTEGNO DELLE POPOLAZIONI

Gli organismi umanitari avvertono che le persone spesso arrivano esauste e senza cibo, acqua o riparo adeguati in un periodo dell’anno segnato dall’aumento delle temperature, aumentando anche la pressione su comunità già in affanno. Lanciano quindi un appello alla comunità internazionale a intervenire a sostegno delle popolazioni. In questo quadro, secondo gli esperti si fanno decisamente sentire gli effetti dei tagli agli aiuti umanitari stabiliti da diversi governi, a partire dagli Stati Uniti. “Da un giorno all’altro abbiamo dovuto tagliare mille ostetriche e questo significa che delle donne probabilmente moriranno o sono morte partorendo, che i neonati non sopravvivono e che c’è un aumento nella violenza di genere” ha riferito alla Dire Mariarosa Cutillo di Unfpa, il Fondo Onu per la popolazione. Arafat Jamal, rappresentante dell’Unhcr a Kabul, avverte: “Le famiglie afghane vengono sradicate ancora una volta, arrivano con pochi effetti personali, esauste, affamate, spaventate da ciò che le aspetta in un Paese in cui molti di loro non hanno mai messo piede. Le donne e le ragazze sono particolarmente preoccupate, perché temono le restrizioni alla libertà di movimento e ai diritti fondamentali come l’istruzione e l’occupazione”.

SCADE IL VISTO DELLA FAMIGLIA SHUKOHMAN, SOS PER LE CURE DELLA PICCOLA AYEDA

Un quadro confermato dalla famiglia Shukohman, residente in Iran, il cui visto scade a metà agosto: un termine che non pone fine solo alla residenza ma riduce quasi a zero le possibilità di curare la piccola Ayeda, due anni, affetta da Colestasi intraepatica progressiva familiare (Pfic): è una malattia genetica che colpisce il fegato, causa prurito invalidante, ittero e, senza cure, può causare cirrosi epatica e quindi morte. “Mia figlia soffre moltissimo” racconta la mamma di Ayeda all’agenzia Dire, “piange per il dolore e con gli occhi mi chiede aiuto, ma io non posso fare niente per lei”. Anche se la famiglia riuscirà a sfuggire alla deportazione, restando nel Paese in maniera irregolare, non potrà più accedere ai servizi ospedalieri, che finora hanno potuto fare ben poco, mancando i farmaci fondamentali per contrastare la Pfic di tipo 1 di cui Ayeda è affetta – la forma più aggressiva – così come la possibilità di accedere a un trapianto di fegato. Per questo la famiglia Shukohman ha lanciato un appello al ministro degli Esteri Antonio Tajani affinché porti la bambina in Italia tramite un corridoio umanitario. A sostenerla, l’associazione Pfic Italia Network, l’Alleanza internazionale Pfic e l’Osservatorio malattie rare (Omar). Gli organismi ieri hanno anche lanciato una raccolta firme sulla piattaforma Change.org, evidenziando che in Italia “esistono centri di riferimento con competenze consolidate sulle malattie epatiche rare, in grado di offrire ad Ayeda una possibilità”. L’accoglienza nel nostro Paese “farà la differenza tra la vita e la morte”, concludono.

ONU: 84% DELLA POPOLAZIONE VIVE AL DI SOTTO DELLA SOGLIA DI POVERTÀ

La mamma di Ayeda aggiunge: “Non avremmo mai voluto lasciare l’Afghanistan, ma abbiamo dovuto. Mi mancano profondamente i miei genitori, i miei amici, le valli e le montagne del nostro villaggio. Ma ora rientrare è impossibile”. In Afghanistan la situazione è drammatica. L’Onu avverte che l’84% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Emergency in settimana ha diffuso il rapporto ‘Accesso alle cure d’urgenza, critiche e chirurgiche in Afghanistan’, dedicato proprio alle difficoltà che la popolazione incontra ad accedere alla sanità, sia per i servizi scarsi o difficili da raggiungere, sia per i costi in aumento. Dalle interviste raccolte dai ricercatori è emerso che 3 afghani su 5 non possono pagare le cure e per ottenerle spesso si indebitano chiedendo denaro in prestito o vendendo i propri beni. Un afghano su quattro invece deve posticipare o annullare un intervento chirurgico perché non può pagarlo, mentre uno su cinque ha mancato un appuntamento di controllo. Per le donne la situazione continua a essere molto critica, soprattutto per quanto riguarda la sfera della maternità. Gli intervistati infatti hanno sottolineato la necessità di disporre di un maggior numero di strutture sanitarie e di migliore qualità.

EMERGENCY: PEGGIORAMENTI DELLA SALUTE SPESSO FATALI

Emergency quindi avverte che questa situazione porta a peggioramenti della salute, spesso fatali: oltre il 33% degli intervistati ha riportato una disabilità o un decesso dovuti al mancato accesso alle cure. Il 79% ha dovuto viaggiare in un’altra città, provincia o persino un altro Paese per ricevere cure chirurgiche. Le barriere fisiche, infatti, si rivelano una delle più difficili da superare per i pazienti: poco più del 2% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a usufruire di un’ambulanza pubblica, mentre quasi la metà ha dovuto spostarsi a piedi, in un Paese in cui la maggioranza della popolazione vive in aree rurali e montuose. Come quella da cui provengono i genitori di Ayeda Shukohman.Foto copertina di Meer Abdullah /Ifrc
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

ULTIME NOTIZIE

Tour de France al via il 5 luglio: tappe, percorso, dove vederlo in tv e streaming

(Adnkronos) - Inizia il Tour de France 2025. Domani, sabato 5 luglio, l'edizione...

Temperature record, la Tour Eiffel chiude per caldo

ROMA (ITALPRESS) - A Parigi l'allerta rossa causata dalle alte temperature ha portato...

Esplosione a Roma, la Protezione Civile: “Finestre chiuse e niente condizionatori”

ROMA - A seguito dell’esplosione di stamattina in via dei Gordiani nel Municipio V,...

Farmaceutica, Confalone (Novartis): “Europa e Italia restino al passo con innovazione”

(Adnkronos) - "Studi clinici, innovazione e competenze sono un'opportunità fondamentale di generazione di...

Continua a leggere su radioroma.it

NOTIZIE CORRELATE

Tour de France al via il 5 luglio: tappe, percorso, dove vederlo in tv e streaming

(Adnkronos) - Inizia il Tour de France 2025. Domani, sabato 5 luglio, l'edizione...

Temperature record, la Tour Eiffel chiude per caldo

ROMA (ITALPRESS) - A Parigi l'allerta rossa causata dalle alte temperature ha portato...

Esplosione a Roma, la Protezione Civile: “Finestre chiuse e niente condizionatori”

ROMA - A seguito dell’esplosione di stamattina in via dei Gordiani nel Municipio V,...