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Asse Forza Italia-Lega in difesa del territorio

Deposito scorie nucleari, rinnovabili, discariche, geotermia. Tutti i temi più “caldi” che pongono a rischio il patrimonio ambientale della Tuscia sono stati affrontati nel congresso “Difendiamo il nostro territorio”. Organizzato congiuntamente da Forza Italia e Lega nella sala Benedetti di Palazzo Gentili, ha visto una folta partecipazione di amministratori locali e di dirigenti del territorio accorsi per confrontarsi e aderire al documento, contenente le richieste per la tutela ambientale del Viterbese, che sarà inviato ai rappresentanti della Tuscia che siedono in Regione e in parlamento. Un’asse per la difesa del territorio che vede schierato il centrodestra di Forza Italia e Lega, senza Fratelli d’Italia – non invitato -, che rivendicano il peso complessivo del 16% di consensi portato alle Regionali e che ritengono debba essere considerato dalla maggioranza alla Pisana nel porre attenzione e dare risposte alle istanze in tema di tutela ambientale che provengono dalle comunità locali. E le parole di Alessandro Romoli, segretario provinciale di Forza Italia, non lasciano dubbi sul destinatario del suo intervento: «Più uno ha percentuali alte, più dovrebbe avere capacità e pazienza nel confrontarsi». Con la sottolineatura che, al di là delle casacche, «c’è una comunanza valoriale, base su cui creare uno scenario plurale per costruire e rappresentare il centrodestra» e che «tra Lega e Forza Italia abbiamo portato il 16%, numeri importanti per far impegnare i nostri rappresentanti». «Lega e Forza Italia siamo il centrodestra, manteniamo la dignità di appartenenza ma soprattutto l’appartenenza al territorio per preservarne le essenze importanti». Per Romoli «serve una legge regionale sulle aree idonee per le rinnovabili perché si rischia di minare l’attrattività del nostro territorio che sta investendo in turismo e sviluppo». E sul fronte geotermia al lago di Vico ammonisce: «I tecnici non sono in grado di dirci cosa potrebbe accadere se si procedesse con le perforazioni». L’iniziativa pubblica tenuta giovedì pomeriggio «è nata dal basso, dalle sollecitazioni degli amministratori del territorio per contrastare i fenomeni che proliferano nella Tuscia. Temi che da sempre abbiamo affrontato con gli amici di Forza Italia» ha evidenziato il segretario provinciale della Lega Andrea Micci. Nulla a che vedere con la sindrome di Nimby ma mera constatazione di ciò che sta accadendo nella Tuscia. «Circa l’80% degli impianti di rinnovabili del Lazio sono nel nostro territorio, la problematica dei rifiuti che ci ha trasformato nella pattumiera dell’intera regione, 21 siti idonei per il deposito di scorie nucleari, la geotermia. Forse – è la sua riflessione – dietro c’è una regia che ha individuato nella nostra provincia come area di sacrificio. Non c’è proporzionalità con le altre province». Denunciando poi che «tutto passa sopra la testa degli amministratori locali con il rischio di adagiarsi sul ‘tanto non possiamo fare nulla’» ha spiegato che «con Romoli abbiamo deciso di portare avanti una strategia comune, redigendo un documento tecnico-politico complesso in cui come Forza Italia e Lega chiediamo modifiche normative sui quattro temi affinché vengano scritte leggi chiare e rispettose delle peculiarità e delle vocazioni dei nostri territori». Intervenuto all’assemblea pubblica anche il professore Gabriele Sabato, il quale oltre a un quadro sintetico sui quattro temi al centro dell’incontro, ha evidenziato anche il ruolo giocato dalla soprintendenza in questa partita che vede sotto attacco su più fronti la Tuscia. «In questi anni ha cercato di porre rimedio all’aggressione del territorio applicando una serie di vincoli paesaggistici, spesso eccessivi in termini di estensioni delle superfici vincolate. E se da una parte questo “interventismo” aiuta gli amministratori locali nel bloccare l’installazione di nuovi impianti, dall’altra ha creato però problemi di utilizzo delle aree con il rischio di ingessare il territorio». Un territorio «flagellato da rinnovabili, discariche, deposito rifiuti radioattivi che ha sempre visto negli ultimi anni la Provincia al lavoro per tutelarlo, a prescindere dal colore dell’amministrazione regionale» ha rimarcato Ermanno Nicolai, consigliere provinciale delegato all’Ambiente, ricordando che il «percorso intrapreso contro il deposito prosegue da oltre 5 anni» e che quella di Viterbo «è l’unica Provincia laziale ad aver depositato il piano rifiuti in Regione». Sulle rinnovabili: «È un debito che doveva essere diviso su tutte le province laziali in base ai Comuni, non deve pagarlo solo la Tuscia». Ha quindi concluso ribadendo l’essenza dell’incontro di ieri, organizzato da Forza Italia e Lega: «Non si sta facendo attività politica ma, attraverso i partiti, stiamo difendendo il territorio». A inizio lavori, il vice segretario azzurro Giuseppe Fraticelli ha introdotto il convegno come «l’inizio di una collaborazione tra due partiti che proseguirà anche nei prossimi mesi. Un’iniziativa organizzata anche per scuotere dal torpore la nostra area politica, il centrodestra, dove in questo periodo non abbiamo riscontrato particolare interesse sulle evidenti criticità del territorio». Al termine dell’evento la firma del documento, da recapitare a stretto giro agli esponenti locali che rappresentano la Tuscia in Parlamento e in Regione a cui si chiede maggiore coinvolgimento delle realtà locali nei processi decisionali e l’adozione di misure di proporzionalità tra i territori provinciali del Lazio in materia di insediamenti di nuovi impianti, sia di rinnovabili che di rifiuti. Sul fronte del deposito di scorie nucleari, oltre alla richiesta della “modifica del Decreto legislativo 31/2010, al fine di introdurre criteri tecnici e ambientali oggettivi che consentano una valutazione adeguata coerente attuale e scientificamente corretta da cui possa definitivamente emergere l’incompatibilità della Tuscia a ospitare depositi di rifiuti nucleari”, nel documento si chiede “l’apertura a modelli distribuiti su base macroregionale, in linea con quanto previsto dalla normativa europea e l’apertura alla possibilità di autocandidature da parte di enti locali, privilegiandole rispetto a designazione imposte”.

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