ROMA – Il nuovo Piano nazionale per la salute mentale 2025-2030, trasmesso dal ministero della Salute alla Conferenza Unificata, propone un modello assistenziale per le aree salute mentale adulti, neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e dipendenze patologiche basato su 4 livelli assistenziali che prevedono intensità e complessità crescenti.
Il primo livello è quello che viene definito “di consultazione e assistenza primaria” in cui la funzione viene garantita all’interno delle Case di Comunità in stretta collaborazione con i medici di medicina generale e con tutti gli operatori “che garantiranno le attività di individuazione precoce e di primo intervento secondo le modalità organizzative che le Regioni individueranno in attuazione del DM 77/2022”, si legge nel documento. In questo primo livello l’operatività è garantita da una microequipe multiprofessionale in cui siano presenti almeno le figure del medico psichiatra, dello psicologo psicoterapeuta, dell’infermiere e dell’educatore professionale.
Fondamentale in questo contesto è la figura del cosiddetto ‘psicologo di base’. Il testo, infatti, spiega che il primo livello deve “necessariamente prevedere all’interno della microequipe dedicata la figura dello psicologo psicoterapeuta in maniera tale che sia pienamente integrato nei dipartimenti di salute mentale, selezionato con specifiche competenze psicoterapeutiche e formato (come, in modo similare, avviene per i medici di medicina generale) al lavoro territoriale”.
Il secondo livello assistenziale previsto dal nuovo Piano nazionale per la salute mentale 2025-2030 è un “livello di presa in carico per episodio di cura o per progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati a lungo termine, assicurati da Centri di Salute Mentale (Csm), Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Npia) e Servizi per le Dipendenze (SerD)”.
Il terzo livello è di assistenza specialistica in ambito ospedaliero o residenziale. A questo livello l’assistenza è garantita dai Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc), dai reparti di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Npia), da unità di offerte ospedaliere dedicate alla disintossicazione da alcol o sostanze, dalle strutture residenziali terapeutiche specifiche per ciascun settore, dai presidi per le dipendenze e di psichiatria penitenziaria nelle case circondariali e negli istituti penali minorili. Infine, il quarto livello è quello delle reti specialistiche definite di Area Vasta, regionali o interregionali, che comprendono servizi sovrazonali per i Disturbi dell’alimentazione e della Nutrizione, le Residenze per la esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), i Centri di riferimento sovrazonali per i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva, i servizi sanitari e sociosanitari specialistici per le disabilità intellettive e l’autismo. “Questi 4 livelli sono da considerarsi armonici- precisa il documento- tra loro interrelati”.
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