«Lo diciamo da anni, ma mai come oggi è evidente come il modello privatistico Talete sia fallimentare: da un lato i rubinetti a secco e presenza di contaminanti pericolosi come arsenico, fluoruri e inquinamento batterico, dall’altro tariffe alle stelle anche quando l’acqua non è utilizzabile». Così il comitato “Non ce la beviamo” che torna alla carica e annuncia per domani alle 10 un presidio sotto la sede della Provincia in via Saffi «Numerosi comuni – prosegue – sono già senz’acqua e molti hanno ordinanze di non potabilità per falde inquinate. Circa il 50% dell’acqua si disperde nelle reti fatiscenti e, come dichiarato anche dall’Associazione Medici per l’Ambiente, anche la situazione sanitaria è allarmante soprattutto per le alte concentrazioni di arsenico». Secondo il comitato i cittadini sono in balia dei «disservizi e dell’inquinamento, ma sono sottoposti a tariffe tra le più alte d’Italia, anche in presenza di ordinanze di non potabilità o di riduzione del servizio». Non ce la beviamo attacca poi sulla questione dell’ingresso dei privati in Talete: «Decenni di politiche clientelari e di accentramento del servizio nelle mani di un unico gestore su base provinciale – dice – hanno prodotto tutto questo. Gli Amministratori dell’Ato 1 Viterbo, che dovrebbero vigilare sulla gestione del servizio, lavorare per garantire interventi di dearsenificazione e depurazione, sul controllo delle falde e dei pozzi e sugli investimenti per il rifacimento delle reti, hanno invece preferito concentrarsi sulla cessione del 40% delle quote di Talete spa all’operatore privato calpestando la volontà dei cittadini e svendendo la nostra acqua alla speculazione. È chiaro – prosegue – che non sarà la cessione di un pacchetto azionario a risolvere decenni di mala gestione». Il comitato ricorda di aver avanzato proposte per garantire un servizio idrico efficiente ma «non sono mai state prese in considerazione, nonostante fossero sostenute da egregi esperti del settore e non c’è stata una discussione pubblica su come affrontare i problemi». «Ora basta – prosegue l’associazione – le soluzioni a questi problemi ci sono, occorrono risposte concrete e immediate. La questione idrica riveste altissima priorità politica, perché sul territorio è a rischio la salute, e perché l’accesso all’acqua sicura è un diritto universale e non un lusso per pochi. Come comitato Non ce la Beviamo- conclude – rivendichiamo la disponibilità di acqua salubre, di un servizio efficiente, di tariffe accessibili a tutti e il rispetto del Referendum del 2011, sancito da larghissima maggioranza del popolo italiano». |