TRENTO – Dall’Australia era venuto in Italia con una comitiva di amanti di sport estremi, come lui, per lanciarsi in volo da una delle cime più affascinanti della Alpi. Ma qualcosa non ha funzionato e per un turista 42enne australiano il sogno di Icaro si è trasformato nel peggiore degli incubi. L’uomo infatti è morto schiantandosi su un tornante di una strada sottostante al Sass Pordoi, in Val di Fassa, dalla cui cima si era lanciato poco prima, indossando la caratteristica ‘tuta’ e lo zaino dei base jumper. Purtroppo però, per un problema di natura tecnica, non è riuscito ad aprire tempestivamente la ‘vela’. La tragedia è accaduta oggi, mercoledì 16 luglio, quando lo sportivo, che faceva parte di una comitiva di connazionali, con base in località Lupo Bianco- dove sarebbe dovuto atterrare- si è invece schiantato lungo un tornante della strada statale 48, ad una quota di circa 1.700 metri e a 400 metri di altezza dal punto di atterraggio. La chiamata al 112 è arrivata intorno alle 13.
Sono accorsi sul posto un elicottero con l’equipe sanitaria che ha tentato senza successo le manovre di rianimazione. Sul posto anche i Carabinieri e i Vigili del Fuoco di Canazei. Constatato il decesso, il corpo dell’uomo è stato portato a valle dall’autoambulanza.
IL BASE JUMPING, DI COSA SI TRATTA
Il base jumping è una disciplina sportiva estrema: tra i pionieri a praticarla, ad inizio del ‘900, si ricorda Frederick Law che per primo si lanciò dalla statua della Libertà. La parola “base” è un acronimo che indica i ‘punti di lancio’: buildings, antennas, span ed earth, ovvero palazzi, torri ponti scogliere o altre alture naturali. Si tratta di un’attività che prevede lanci da costruzioni o punti ad altezza ritenuta sufficiente ma con un solo paracadute a disposizione e non due, come avviene nel paracadutismo. Questo perché rispetto al lancio che può avvenire da altezze più alte, dai velivoli, in questo caso il volo parte da altezze inferiori e di conseguenza ha una durata minore. Ciò implica che non ci sarebbe il tempo materiale di azionare un secondo paracadute di emergenza. A rendere maggiori le difficoltà dei base juper, rispetto a quelle dei paracadutisti tradizionali, è anche la velocità con cui devono prepararsi all’atterraggio: i secondi infatti possono avere a disposizione anche tre minuti dall’apertura del paracadute per individuare il luogo perfetto in cui atterrare, i base jumpers hanno invece pochi secondi per decidere le aree di atterraggio.
(photo credit: Brento Base School/Fb)
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