TARQUINIA – Si avvicina il 19 luglio, anniversario della strage di via d’Amelio. Il rischio che la distanza temporale da quei terribili fatti del 1992 si traduca in malcelata indifferenza o, al massimo, in stanca commemorazione, è molto alto. Il Coordinamento civico contro le Mafie (costituitosi nel 2023, raccogliendo associazioni operanti nell’Alto Lazio tra le quali Libera, l’Associazione Caponnetto, l’Ass. Semi di Pace, varie sezioni di Anpi, di Arci ed altre) non vuole dimenticare. E per dare un significato alla memoria, ricorda a cittadini e amministratori che «a Tarquinia la villa di S. Giorgio e l’immobile di Marina Velka, l’appartamento di via S. Martino e quello al Lido di Tarquinia, anche se a diversi stadi di realizzazione (per quanto se ne sa), sono tuttora occasioni non sviluppate, frutti non raccolti». «Le mafie sono più potenti e agguerrite che mai, condizionano interi settori dell’economia e infiltrano il tessuto sociale di omertà e corruzione, all’occorrenza di violenza. – spiegano dal coordinamento – In questi giorni, le cooperative che lavorano le terre confiscate alle mafie in alcune regioni del Meridione sono sottoposte a continui attacchi intimidatori, con furti, incendi e danneggiamenti di impianti. Cosa può giustificare questa recrudescenza se non, da una parte, la presunzione di impunità e, dall’altra, l’indifferenza e “la distrazione” della politica e della società civile? Avere memoria, del 19 luglio come di ogni altra data che ci ha consegnato un testamento ideale, dovrebbe significare fare memoria: mettere a frutto nel proprio ambiente, nel contesto in cui si vive, almeno un briciolo dell’eredità che ci è stata lasciata da chi per essa ha sacrificato la vita». «Nella comunità tarquiniese, come tradurre questo intento in frutti visibili? Un passo altamente simbolico e, al contempo, di grande efficacia potrà essere compiuto col pieno riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla criminalità; beni che, oltre a rivestire un alto valore simbolico, possono rispondere ad alcune fondamentali richieste della comunità: dare spazi di socializzazione sana alla nostra gioventù, permettere la costruzione di percorsi intergenerazionali, costruire ambienti di inclusione sociale e di dialogo inter-culturale, il tutto coinvolgendo il terzo settore e aumentando le opportunità di lavoro». © RIPRODUZIONE RISERVATA |