ROMA – C’è la versione che hanno raccontato al padre (“Lo hanno colpito con tre pugni, uno alla nuca”), c’è quella ufficiale della Guardia Civil (“era drogato, aveva le allucinazioni, minacciava un vicino, ha avuto le convulsioni”). E ora c’è la testimonianza di Raffaele, uno dei più cari amici di Michele Noschese, Dj Godzi, morto a Ibiza in condizioni ancora da accertare. Raffaele parla al Corriere della Sera, e dice di aver visto tutto. “L’ho visto andarsene via. L’ho visto ansimare, ouff, ouff… L’ho visto esalare l’ultimo respiro. Era sul letto, manette ai piedi e alle mani. La Guardia Civil non si è accorta della mia presenza, stavo in un angolo… Quando mi hanno notato hanno gridato ‘che ci fai lì!’. Nel frattempo era arrivata l’ambulanza. Medici e infermieri saranno rimasti attorno a lui un quarto d’ora. Urlavano: ‘Lo rianimiamo! Lo rianimiamo!’. Ma non ci sono riusciti…”. L’uomo dice che testimonierà “certamente a un eventuale processo, in un’aula giudiziaria. Ho perso un fratello”.
Racconta di essere arrivato a casa di Noschese intorno all’una di notte “e ho dormito a lungo, sin verso le sei o le sette, dunque non ho visto l’arrivo degli altri amici: c’era solo una ragazza che si stava preparando per uscire. Alle 7 e 45 Michele mi ha chiesto se potevo andare a comperare da mangiare per i gatti, era un po’ esagitato e l’ho assecondato. Sono sceso in piscina, già affollata: c’era gente che aveva chiamato la polizia per quelle urla, c’era pure una ragazza che scappava. Allora sono risalito, Michele non era più in casa perché era da un vicino, un anziano. Questionavano. Sono arrivate la sicurezza e la Guardia Civil, in tutto cinque persone. Io ho cercato di alzare il vecchietto da terra, spaventato da tutto quel che stava accadendo. Michele intanto ha ricevuto dei cazzotti in faccia e sulla schiena. Poi lo hanno ammanettato a mani e piedi, una scena mai vista, come fosse un animale. Scioccante. Gli agenti si sono girati e mi hanno visto, allora hanno gridato: “che fai qui? Fuori!”. Cedo che la polizia fosse entrata per fermarlo, arrestarlo, non so di preciso. Fatto sta che poi Michele si è sentito mancare. L’ho visto tenuto dagli agenti, ho visto il suo ultimo respiro, si stava spegnendo. Poi mi hanno cacciato; hanno provato a rianimarlo per quindici minuti, ma niente”.
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