LADISPOLI – Ci sarà ancora Riccardo Scamarcio alla “Biennale d’arte della riviera romana”, kermesse promossa dal Comune. L’attore parteciperà il 2 agosto, in piazza Rossellini, alla serata di premiazione assieme ad un altro gradito ospite: Massimiliano Varrese. A dire il vero per l’attore pugliese si tratta di un gradito ritorno nel centro di arte e cultura perché era già arrivato pochi giorni fa con la compagna Benedetta Porcaroli per ammirare da vicino le opere realizzate da pittori, fotografi e altri tra gli oltre 120 artisti in gara. La rassegna itinerante ha previsto tante tappe importanti: la Camera dei Deputati, il Castello di Santa Severa, Palazzo Valentini, la Grottaccia di Ladispoli e il criptoportico di Marina San Nicola. Quadri e raffigurazioni saranno selezionati da una giuria composta da esperti, critici d’arte, curatori e professionisti del settore. C’è spazio anche per i reperti archeologici tolti al mercato nero e recuperati dalla Guardia di Finanza. Pezzi di antichità di grande valore ed esposti ora nel centro di arte e cultura della via Settevene Palo: si potranno ammirare fino al 31 agosto. «Doveroso ringraziare il capitano Manuel Carbonara – dice Margherita Frappa, assessore alla Cultura di Palazzo Falcone – e il luogotenente Fabio Calabrese del Nucleo di Polizia Economica-Finanziara della Guardia di Finanza di Roma. Grazie alle loro attività si è arrivati a questo epilogo positivo e per noi è una grande occasione rafforzare la mostra mettendo in vetrina questi affascinanti tesori». I reperti sono stati rinvenuti nell’ambito di un sequestro delle Fiamme Gialle nel 2017 nel territorio e anche in altre zone. «Il mercato clandestino – spiega Fabrizio Ludovico Porcaroli, curatore della sezione archeologica – è una vergognosa pratica posta in essere, già dagli anni ’60 del secolo scorso, da personaggi senza scrupoli che hanno fatto del profitto il loro primo e unico obiettivo, anche a costo di depauperare il proprio Paese di ricchezze dal valore inestimabile che finiranno nelle collezioni private e nelle teche di musei d’oltrefrontiera, sottratti inevitabilmente alla fruizione pubblica e quindi perduti per sempre». ©RIPRODUZIONE RISERVATA |