ROMA – Cresce l’attesa per l’incontro di oggi pomeriggio tra von der Leyen e Trump in Scozia. Sul tavolo i dossier sulle situazioni internazionali più delicate, ma gli occhi sono tutti puntati sulla questione dazi. Oggi infatti, dovrebbe chiudersi definitivamente la partita tra Usa e Ue sulle tariffe tanto discusse e al momento le previsioni viaggiano verso un cauto ottimismo. Appena atterrato nel Paese che ha dato i natali a sua madre, infatti, il presidente americano ha parlato di un 50% di probabilità di chiusura dell’accordo, che, se andasse in porto, sarebbe “il più grande di tutti”. Il tycoon ha dato anche segnali di apertura nei confronti della presidente della Commissione europea definendola “donna molto stimata”.
Le premesse ci sono tutte, dunque, ma l’imprevendibilità a cui ci ha abituati il presidente americano negli ultimi tempi, suggeriscono comunque cautela. L’intesa più quotata, è quella che vede per l’Europa dazi al 15%, esattamente la metà rispetto al 30% paventato inizialmente da Trump e pronto ad essere applicato dal 1 agosto.
Dal canto suo Ursula von der Leyen, potrebbe ‘chiudere un occhio’ sulla Web Tax, a cui tiene Washington per tutelare le Big Tech. Rimane invece la chiusura sulla legge Digital services act-Digital markets act, che impone regole più severe e maggiore trasparenza per i colossi del web.
E SE L’ACCORDO NON ARRIVASSE?
Nel caso di accordo “insoddisfacente” invece, ipotesi non del tutto remota, l’Ue avrebbe già pronte delle contromisure sui prodotti americani, del valore complessivo di 93 miliardi di euro pronte ad entrare in vigore dal 7 agosto. Nel caso in cui diventassero necessarie, le prime contromisure colpirebbero un gruppo di beni dal valore pari a 21 miliardi con un’aliquota del 25% applicata alla gran parte dei prodotti. Tra i beni interessati ci sarebbero elettrodomestici, motociclette e barche a motore, ma anche beni come la carne bovina, succo d’arancia, pollame, oli vegetali, orzo, grano e avena.
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